Assemblea del Pd Trentino «Facce nuove e meno arroganza»

La critica più sferzante, nei contenuti e nei toni, l'ha fatta l'ex segretario Italo Gilmozzi : «Dobbiamo chiedere scusa alla gente perché abbiamo governato bene ma siamo riusciti a far perdere le elezioni al centrosinistra». Gilmozzi è intervenuto nel corso del dibattito che ha concluso la mattinata di ieri organizzata dal gruppo consiliare provinciale del Pd in una sala del Centro S.Chiara. L'appuntamento era stato fissato alla conclusione di tre serate sul territorio in cui erano stati affrontati i grandi temi amministrativi sul tappeto e pensato come un momento di rielaborazione utile per mettere a punto un'opposizione efficace in consiglio, visto che il mestiere di oppositore è per i dem una novità assoluta da imparare a maneggiare. Ma i congressi alle porte, quello nazionale e quello provinciale, e il lungo «letargo» di un partito senza testa, privo in questo momento di segretario e presidente, hanno fatto uscire anche le critiche e il malcontento di una base che si sente trascurata e poco coinvolta. 

Ricordando le divisioni devastanti che alla vigilia delle provinciali hanno contribuito a mandare in frantumi il centrosinistra autonomista Gilmozzi ha parlato di «arroganza» e di incapacità di parlare alla gente. E dunque in futuro la linea dovrà essere chiara e le eventuali minoranze interne dovranno fare un passo indietro. «Per il congresso - auspica l'ex segretario, che è assessore comunale a Trento - ci vogliono due facce nuove che abbiano visioni diverse. Poi il partito dovrà adattarsi a quella maggioritaria e chi non si adatta se ne deve andare». 

Molti nel corso del dibattito hanno condiviso il richiamo all'umiltà. Tra gli altri anche Alessandro Andreatta , che si è detto convinto che sarebbe ora di dare spazio nel partito a qualcuno dei tanti giovani impegnati. Rivolgendosi al gruppo consiliare provinciale il sindaco ha poi invitato a fare proposte di governo anche dalla minoranza, come si conviene a un partito a vocazione maggioritaria. 
Altra richiesta emersa con forza è quella di maggiore democrazia interna e spazi di partecipazione. «Avete il diritto ma soprattutto il dovere di stare in contatto coi territori» ha esortato Michele Sartori , giovane consigliere comunale a Mori, rivolto ai cinque consiglieri provinciali seduti al tavolo. Concetto ripreso anche da Vittorino Rodaro , che ha richiamato anche alla necessità di una disciplina di partito che sembra non esistere più, con un riferimento esplicito all'ex presidente del consiglio provinciale Dorigatti e alle sue esternazioni contrarie al referendum costituzionale. Ernesto Rosati , dell'Oltrefersina, ha invitato i circoli a supplire al «letargo» del partito dando così sfogo a coloro che hanno voglia di continuare a dare un contributo alla politica del Pd. 

Giorgio Tonini , ex senatore e ora capogruppo in consiglio provinciale, ha ammesso lo stato catatonico di un partito reduce da un'indimenticabile scoppola elettorale ma ha anche assicurato la volontà del gruppo di stare unito accantonando i personalismi. Il suo auspicio è che la fase congressuale possa ora servire per rimettersi in carreggiata e partire dopo il 3 marzo con determinazione, trovando all'interno il giusto punto di equilibrio tra l'unità e un pluralismo che deve comunque essere garantito. Una delle pecche del Pd - secondo Tonini - è il fattore organizzativo a cui va data maggiore professionalità, anche per riuscire a costruire una presenza dem nelle valli, terreno finora silenziosamente delegato agli alleati.

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