L'addio di Dellai alla politica «Mi hanno mandato a casa»

«Dopo una sconfitta come quella del 4 marzo, uno ambirebbe a un po’ di tranquillità. Purtroppo pare che a me non sia dato». Così Lorenzo Dellai, onorevole uscente dell’Upt, sul clamore suscitato dalla sua volontà di capire le ragioni del ko ascoltando gli elettori del collegio (il tour è iniziato ieri sera a Grigno).

«Di certo non era e non è mia intenzione occupare spazi impropri. So bene quale deve essere il ruolo di chi in democrazia combatte una battaglia e la perde. Men che meno mi sento nella condizione di poter insegnare qualcosa a chicchessia. Leggo che i miei amici consiglieri provinciali dell’Upt (che ancora ringrazio per l’impegno che hanno dimostrato nella campagna elettorale) dicono che devo farmi da parte. Invito superfluo. Se si riferiscono al mio ruolo nel partito, sono “da parte” almeno dall’ultimo congresso. Se invece si riferiscono a ruoli istituzionali, ci hanno già pensato, in modo piuttosto chiaro, gli elettori nel voto di domenica scorsa. Dunque, “a casa” io ci sono già. Che un ciclo sia finito - non solo sul piano personale - mi è chiarissimo. Che questo ciclo stesse finendo mi era peraltro chiaro da qualche tempo, come avevo cercato di dire proprio al congresso» dice Dellai.

«Avevo provato a dire che il rapporto tra amministrazione e consenso non era più scontato, se mai lo era mai stato; che i cedimenti strutturali non erano solo nella politica e nelle istituzioni, ma partivano anche da noi nel contesto della comunità; che l’Autonomia stava perdendo il suo “carisma” presso larghi settori popolari» «che la coalizione del centro sinistra autonomista aveva urgente bisogno di una rigenerazione» sottolinea su ideericostruttive.it. «Certo, l’onda che ci ha travolti il 4 marzo era nazionale. Ma le buone barche sono costruite proprio per resistere alle onde più insidiose, quelle che partono da lontano. Avverto come anche mia responsabilità il fatto che da allora non si sia attivata alcuna seria riflessione politica e che si sia proceduto a tentoni, tra rassicuranti certezze che “tutto va bene”, dichiarazioni spavalde di “discontinuità” e iniziative ambiziose abortite. Non intendo accusare proprio nessuno. Tutti ne siamo responsabili: ma nessuno può dire che gli allarmi non siano stati lanciati» continua Dellai.

Di fronte al ko elettorale «ho solo dichiarato di voler capire i veri motivi di una sconfitta che sento innanzitutto come mia. Intenzione» che lo stesso Dellai ritiene essere «doverosa (oltre che rispettosa degli elettori), anche perché mi convincono poco le prime letture» della sconfitta elettorale elaborate dai partiti del centrosinistra. Ma «senza coltivare - mi sembra ormai inutile ribadirlo - alcuna suggestione di ritorni o di nuovi ruoli che non siano quelli di una persona che prova a dare liberamente il proprio contributo alla comunità, dopo aver ricevuto dalla comunità, in tanti anni di impegno nelle istituzioni, molto più di ciò che è riuscita a dare» conclude Dellai.

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