Provinciali 2018, probabile Rossi-bis «Patt triplicherà i voti, vinceremo ancora»

Rinnovare la proposta del centrosinistra autonomista - anche nel volto del candidato presidente - o serrare le fila e tirare dritto dietro al governatore Ugo Rossi, riconoscendo la propria incapacità di esprimere un’alternativa.
La conferma di Rossi suona dunque oggi come la certificazione di una debolezza, che certo non appare come il miglior viatico per chi cerca una riscossa.

Nel Partito democratico si è aperta dunque la discussione, su cosa sia meglio fare per superare la buriana e sperare di tornare vincenti alle elezioni di ottobre, stoppando l’ascesa in Provincia della Lega con il centrodestra. Prima del voto, la partita interna sul Rossi bis sembrava chiusa, ma a fronte della disfatta, la questione è tornata in primo piano.

La batosta ha rivelato infatti la debolezza di tutti e tre i partiti della coalizione, con il Pd in calo, l’Upt quasi azzerata e il Patt fermo sotto il 5%, dimostrando che la guida autonomista della Provincia non ha rappresentato alcun valore aggiunto nel riuscire ad arginare l’ondata nazionale. E allora perché lasciare tutto com’è - compreso Rossi - con il rischio di finire di nuovo dritti nel baratro?

Già ieri sull’ Adige sia l’assessore provinciale Luca Zeni che il sindaco di Trento, Alessandro Andreatta, hanno espresso la necessità che il Pd, che si è pur sempre confermato come il partito maggiore con il suo 19%, si assuma il ruolo di forza centrale della coalizione con una progetto politico e nomi nuovi.

Ma tra il dire e il fare, in un Pd più abituato ad autodemolirsi con guerre intestine che a proporre soluzioni, ce ne corre, e quindi, sulla base di questo assunto, Rossi si sente piuttosto tranquillo sul fatto che né il Pd né men che meno l’Upt avranno la forza di rimpiazzarlo. Quest’ultima si sta leccando le ferite e potrebbe battere un colpo solo se riuscisse a costruire una lista civica allargata realmente a nuovi amministratori, magari persuadendo Francesco Valduga a mettersi disposizione, alla testa di una coalizione ridefinita. Ma questo ancora non si vede.

Mentre il Pd non ha un nome che si impone sugli altri. Zeni è nel mirino come assessore alla salute, questo non lo rende popolare sostengono nel Patt, l’ex senatore Giorgio Tonini certo non può rappresentare la novità, e Alessandro Olivi divide.

Chi altri hanno? Per di più Rossi è convinto che se già un candidato presidente del Patt avrà delle difficoltà a ricuperare i voti leghisti figuriamoci uno del Pd.

Ieri proprio sul tema della sua leadership nella coalizione, il presidente Rossi ha dichiarato: «Venerdì ci troveremo con i segretari della coalizione per fare un’analisi ad alta voce. C’è sempre grande differenza tra le elezioni nazionali e quelle provinciali. Ma abbiamo il dovere assoluto di analizzare tutto ciò che siamo in grado di rappresentare: il lavoro dei singoli partiti, la coesione nella coalizione e dentro i singoli partiti e anche il ruolo del presidente. Io non sono immune da giudizi ma credo - sottolinea Rossi - che sarebbe un errore partire dal presidente. Nessuno oggi può permettersi di dire io sono il perno della coalizione. Bisogna invece lavorare ventre a terra per trasmettere la dimensione territoriale, che solo alle elezioni provinciali si riesce a trasmettere».

Il segretario del Patt, Franco Panizza, nonostante la scoppola che si è preso in prima persona, si dice convinto del riscatto che il Patt e una coalizione guidata da Rossi possono riuscire ad ottenere alle elezioni provinciali e difende il governatore: «La litigiosità e il continuo distinguo nella coalizione è l’ultima cosa che dobbiamo fare: non dobbiamo introdurre dunque discussioni inutili. Sarebbe un suicidio impegnarsi oggi in azioni di distinguo».

Il Patt, alla vigilia del voto, aveva sbandierato il suo allargamento all’area centristra con il reclutamento nelle proprie fila oltre che di Walter Viola (ex Forza Italia ed ex Progetto Trentino) anche dell’assessore ex margheritino Carlo Daldoss. Ma nell’urna questo allargamento non si è tradotto in voti visto che il Patt è rimasto con il suo «zoccolo duro» di voti, come l’ha definito Panizza, e dunque le nuove «immissioni» di centristi è servita forse solo a compensare l’uscita dei voti degli autonomisti storici andati con Kaswalder e Ottobre a Lega e centrodestra.

Le Stelle alpine non sono riuscite neppure a intercettare i voti centristi che erano dell’Upt e che non sono andati alla Civica popolare, che era uno degli obiettivi e che avrebbe dovuto - secondo il pronostico autonomista - spingere la lista Svp-Patt al 10%. Rossi però si dice convinto che alle elezioni provinciali quei voti ci saranno: «Il Patt triplicherà i suoi voti. Quei voti centristi si vedranno a quelle elezioni. Anche nel 2008 alle politiche il centrosinistra andò male, Dellai era convinto di perdere dal leghista Divina, che era il cendidato del centrodestra e fece l’accordo con il Patt e abbiamo vinto. Vinceremo di nuovo anche questo ottobre».

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