Legge elettorale, manovre Pd-Fi Prodi: il proporzionale devasta

La Commissione Affari Costituzionali della Camera adotta il Rosatellum come testo base della legge elettorale, ma il Pd che lo ha proposto è già pronto a puntare ad un altro sistema. È questo il paradosso parlamentare registrato a Montecitorio, con il relatore Emanuele Fiano che ha iniziato un giro di incontri con i rappresentanti dei vari Partiti. Venerdì prossimo, 26 maggio, scade il termine per presentare gli emendamenti ma visto che il relatore può depositarli anche successivamente, i tempi per una trattativa si allungano sino al momento dei voti in Commissione, cioè martedì 30 maggio. E in tal senso occorrerà monitorare non tanto i Palazzi di Camera e Senato, ma altre sedi per intercettare abboccamenti tra Pd e Forza Italia.

«Bah, si accorderanno con una legge elettorale proporzionale che devasta il Paese. Come si accorderanno lo si vedrà dopo le elezioni. Purtroppo qui se continuiamo così garantiamo l’instabilità...», ha detto Romano Prodi intervistato da Floris a DiMartedì su La7.

L’adozione di un testo base era necessaria visto che erano state presentate ben 31 proposte di legge. Il Rosatellum ha ricevuto in Commissione il sì di Pd, Lega, Svp, Ala-Sc, i partiti che sono d’accordo sui suoi contenuti; ad essi si sono aggiunti i centristi di Des-Cd, solo per permettere all’iter parlamentare di andare avanti. Astenuti Direzione Italia, cioè il gruppo di Raffaele Fitto, CI e Fdi (anche questi ultimi, ha detto Ignazio La Russa, hanno evitato il «no» per «non fare il gioco dell’Oca e tornare alla casella zero»). Contrari M5s, Fi, Si, Mdp, e gli ex M5s di Alternativa Libera. Assente Ap.

Il Rosatellum è un sistema per metà maggioritario, con collegi uninominali, e per metà proporzionale puro, con soglia al 5%. Il sistema tedesco lanciato da Silvio Berlusconi, in cambio di elezioni ad ottobre, è un proporzionale puro. Si tratterebbe per il Pd del terzo cambio in meno di due settimane: prima l’Italicum esteso al Senato (in dialogo con M5s), poi il Rosatellum (con Lega-Svp, Al-Sc), infine il tedesco (con Fi). Ma lo stato delle trattative è meno avanzato di quanto le dichiarazioni sui giornali lascino intendere.

Fi con il suo «no» al testo base non ha lanciato alcun segnale: poteva dare un «si» tecnico, come Des-Cd, ma lo ha evitato, per non sbilanciarsi: «il Rosatellum non c’entra nulla con il sistema tedesco» ha detto Francesco Paolo Sisto. Ed anche il Pd è andato comunque avanti con il suo testo facendolo adottare dalla Commissione, perchè spiegano diversi deputati dell’ufficio di presidenza del Gruppo Dem, «non si sa mai» e se poi Fi ci ripensa, si va avanti con il Rosatellum.

Nel Pd c’è chi è sconcertato del repentino passaggio dal maggioritario al proporzionale. Vannino Chiti parla di «passo indietro», Gianni Cuperlo propone un referendum tra gli iscritti e Peppino Lauricella ironizza: «questo ennesimo sistema andrebbe chiamato Delirium». Per non parlare di Giuliano Pisapia, il quale sottolinea che il proporzionale avrebbe come probabile esito un governo di larghe intese, «proprio mentre il grande popolo del centrosinistra chiede unità per un programma che rilanci il lavoro e le riforme». Apre invece Pier Luigi Bersani, nonostante l’abbraccio domenica a Milano con Pisapia.

In casa Dem è partito un’opera di convincimento degli interlocutori perplessi. Il dialogo con Fi, si spiega, assicurerebbe i numeri al Senato (sempre che arrivi da Berlusconi questa garanzia); in più una soglia del 5%, sarebbe difficilmente superabile da molti piccoli partiti, e secondo le simulazioni gli effetti non sarebbero dissimili dal Rosatellum.

Per M5S Luigi Di Maio bolla il modello tedesco come «il sistema dell’inciucio» e promette «un Vietnam in Senato». Apre invece Matteo Salvini, «votiamo anche il sistema tedesco, purchè si voti il prima possibile».

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