Scontro aperto nel Patt e nella coalizione Kaswalder furioso con Rossi e il Pd

di Luisa Maria Patruno

È ormai scontro aperto, nel Patt e all’interno della stessa maggioranza: da una parte il governatore Ugo Rossi, garante della coalizione, e il Pd, dall’altra Walter Kaswalder, esponente della «destra» delle Stelle Alpine. Kaswalder, furioso, ha tenuto banco ieri mattina in consiglio regionale per quasi mezz’ora con un intervento da consigliere d’opposizione, con cui si è scatenato in un attacco diretto - in primis - nei confronti del governatore Ugo Rossi, ma poi anche dell’assessore autonomista Michele Dallapiccola, e di chi secondo lui è entrato nel Patt per opportunismo, perché è un partito in ascesa, «come chi sale sull’autobus».

E poi è si è espresso con toni durissimi contro il Partito democratico, locale e nazionale, definendo «devastante per l’autonomia» il «cordone ombelicale» che lega il Patt al Pd e chiedendo infine anche la revoca delle deleghe all’assessora regionale al welfare, Violetta Plotegher (Pd), per la sua proposta di revisione del pacchetto famiglia e alcuni suoi voti in giunta (si era astenuta su Cda A22).

I consiglieri del Partito democratico, vista la piega che prendeva l’intervento, sono usciti dall’aula mentre Kaswalder parlava, in segno di profondo disappunto.
Il consigliere provinciale autonomista, d’altra parte, attribuisce proprio al Pd, oltre che al presidente della Provincia, Ugo Rossi, la responsabilità di aver boicottato la sua promessa elezione alla vicepresidenza del consiglio regionale. E ieri ha riversato in aula tutta la sua rabbia.
Ha dato dell’incompetente al presidente Rossi citando i dati della Banca d’Italia sul Pil e il raffronto fra Trentino e Alto Adige che Kaswalder ha definito «impietoso».
«Dopo due anni e mezzo in giunta regionale - ha detto il consigliere autonomista - spero che Rossi abbia imparato qualcosa dai colleghi dell’Alto Adige. Invece di pensare al gender e all’omofobia le priorità sono altre». Poi ha criticato le politiche turistiche (competenza di Dallapiccola): «Dal lago di Garda se noi oggi ricaviamo 10 l’Alto Adige avrebbe saputo ricavare 500. E in 40 anni non siamo neppure stati capaci di dotare il lago di una viabilità decente: stiamo ancora aspettando la Loppio-Busa». E si è lamentato anche per la presenza dell’orso.

Gli strali contro la politica della maggioranza di centrosinistra autonomista sono proseguiti contestando le posizioni contro la chiusura del Brennero e di accoglienza dei profughi. «Dovremmo metterci nei panni degli austriaci» ha detto Kaswalder. E poi: «Si dovrebbero organizzare traghetti da Tripoli all’Italia facendo pagare il biglietto di mille euro ai profghi, così incasseremmo qualcosa, invece di mobilitare la marina per pattugliare il mare». Poi sul tema della sicurezza si è detto d’accordo con l’opposizione, in particolare Borga e Fugatti, e ha detto: «Trento è un disastro». Ha contestato l’Icef nei servizi sociali e infine la riforma costituzionale di Renzi sostenendo che per l’autonomia: «Era meglio la riforma del leghista Calderoli».

Al termine dell’intevento ha comunque confermato: «Faccio parte di questa maggioranza». E a margine della seduta ha spiegato: «Ho parlato in perfetta sintonia con lo statuto del Patt. Non me ne vado né dal gruppo né dalla maggioranza. I dati che ho citato sono nella relazione della Banca d’Italia e il resto è quello che chiede la nostra gente».

Ma sia il presidente Rossi che il segretario del Patt, Franco Panizza, la pensano diversamente e chiedono a Kaswalder di trarre le conseguenze delle sue parole e andarsene all’opposizione.
Il presidente Ugo Rossi dopo aver sentito Kaswalder ha infatti dichiarato in termini altrettanto duri: «Ognuno è libero di avere le proprie idee e io le rispetto tutte anche se non condivido niente di ciò che ha detto. E comunque un conto è avere proprie sensibilità e un conto è avere idee completamente opposte, come in questo caso, al programma del governo provinciale e regionale e all’azione del governo provinciale e regionale. Se non si sente dentro quel programma credo - conclude Rossi - che dovrebbe trarne le conseguenze con serenità. Quindi spetta prima di tutto a lui fare una riflessione».
Quasi identiche sono le parole del senatore Franco Panizza che precisa: «Su questo programma della coalizione il Patt ha chiesto ed ottenuto il voto degli elettori. Se Kaswalder non si sente dentro quel programma credo che dovrebbe trarne le conseguenze in serenità. Spetta a lui decidere».


 

IL PD: «COSÌ È FUORI»

«Con le affermazioni odierne il consigliere Kaswalder non è più “borderline” rispetto alla maggioranza di centro sinistra autonomista, si pone infatti nettamente al di fuori». Lo scrive in un comunicato Alessio Manica, capogruppo del Pd in consiglio regionale e provinciale a nome di tutto il gruppo. Proprio Manica aveva definito a «borderline» rispetto alla maggioranza il consigliere autonomista Walter Kaswalder, in particolare per la sua posizione sull’omofobia, nel motivare il «no» del Pd alla sua nomina a vicepresidente del consiglio regionale.

Ieri i consiglieri del Pd sono usciti dall’aula mentre Kaswalder parlava e nel comunicato ufficiale hanno definito «inqualificabile il trasportare in aula questioni personali, di gruppo o di partito» e definito «inaccettabili le affermazioni di merito fatte sui temi più disparati». «Se la maggioranza di centro sinistra autonomista è per il consigliere Kaswalder, un giogo “devastante” sotto il Partito democratico, - aggiunge il gruppo del Pd - scelga con un minimo di coerenza logica altre strade o case. Sono inqualificabili gli attacchi al Partito democratico ed ai suoi esponenti. Invece che annunciare mozioni di sfiducia verso l’assessora Plotegher, valuti, per coerenza con quanto detto, di dimettersi dalla presidenza della prima commissione regionale, alla quale è stato eletto con i voti dell’intera maggioranza e quindi anche del fastidioso Partito democratico. Respingiamo al mittente - conclude il Pd - la strampalata idea che la difesa dell’autonomia passi solo da se stesso o dal Patt: se c’è la clausola dell’intesa è per il peso del Pd nelle aule del parlamento italiano e per il lavoro complessivo del centro sinistra autonomista, non per le curiose retoriche che ha usato in aula».

In consiglio regionale, dopo l’intervento di Kaswalder, per il Patt era intervenuto l’assessore provinciale Michele Dallapiccola, che a nome del gruppo ha preso le distanze dissociandosi dalle parole del consigliere Kaswalder che ha definito «posizioni personali» e riaffermando che il gruppo sostiene il governo e la maggioranza provinciale.

Intanto, da parte dell’opposizione si guarda con interesse a Kaswalder nella speranza di staccare un altro pezzo al gruppo del Patt. Claudio Cia, che sabato lancerà il suo nuovo movimento politico, ha già iniziato a corteggiare il consigliere autonomista per cercare di strapparlo alle Stelle alpine.


 

Oggi, con un comunicato stampa che riportiamo integralmente, la controreplica di Kaswalder:

«Il fatto che il gruppo del Pd mi consideri fuori dalla maggioranza è il terminale logico di un attacco cui sono sottoposto da tempo in relazione ad un atto politico ritenuto inaccettabile.  L’atto contestato è il mio voto di astensione sulla mozione in materia di omofobia.
Il concetto di normalizzazione che presiede taluni modelli culturali non mi appartiene. Non posso accettare la logica del bavaglio e della negazione del diritto al dissenso. Di questo parliamo e non di mancata osservanza delle regole, almeno da parte mia. Mai sono intervenuto a sindacare sulle singole persone ma ho sempre pensato che il dibattito fosse ancora il sale della politica. Il Pd ha ritenuto, invece di disquisire sui dati inconfutabili alla base del mio intervento consiliare, di porre la logica  giustizialista del veto pregiudiziale  nei miei confronti. L’arrogante tracimazione politica è giunta addirittura a giudicare , non si sa a che titolo, nella disponibilità del Pd, il mio ruolo di Presidente della Prima Commissione regionale , riducendo a spezzatino politico il rapporto democratico che è invece  fatto di ruoli e ragioni e non certo di diktat.
Respingo quindi al mittente ogni richiesta di dimissioni dalla maggioranza,

Confermo il mio impegno in maggioranza e ancor prima nel mio partito per impedire certe derive a sinistra che ho già avuto modo di contrastare nel passato e che, per chi non lo avesse ancora capito, attengono anche e soprattutto al tema della correttezza di rapporti interni alla maggioranza. Rapporti  che richiamo ad un livello non basico ma di profilo maggiore, capaci di andare ben oltre le attuali entrate a gamba tesa nei confronti di chi, semplicemente, alimenta il dibattito  al fine di aumentarne il fatturato  politico  per la Comunità. E’ questo che va fatto, il semplice ritorno ad un minimo di grammatica:  riportare al centro il bene comune, contro la  difesa di personali interessi carrieristici che con il bene pubblico nulla hanno a che spartire. Misurarsi sui contenuti significa avere anche il coraggio di mettere a rischio le proprie fortune elettorali, per quegli ideali che mi auguro abbiano ancora il diritto di albergare in una Comunità politica che si possa ancora fregiare della “C” maiuscola. La stabilità coalizionale è uno strumento di buon governo, non certo il fine della politica: nel qual caso ratificheremo la logica della politica come cenacolo di arrampicatori ed arrivisti.

Anche sui dati che il sottoscritto ha letto in aula giova sottolineare che gli stessi vengono dal rapporto annuale della Banca d’Italia sulle due province autonome pubblicati tre giorni fa, documento interessante del quale consiglio la lettura a chi ha dati diversi dai miei.
Il diverso modo di gestire il dissenso a seconda dell’appartenenza è una formula che non può essere portata a modello di gestione dei rapporti coalizionali: il nulla riservato per esempio qualche tempo fa all’astensione in Giunta regionale dell’ Assessora Plotegher su una importantissima delibera la dice lunga circa il  trattamento strumentale e bifronte riservato ai titolari  dell’autonomia di pensiero. Nessuno ha chiesto in questo caso dimissione alcuna dell’Ass.ra Plotegher.

Quanto al tema specifico in Alto Adige, dove l’arte dell’avvelenamento dei pozzi altrui  viene applicata alla politica molto più raramente,  il vice presidente Tomasini ha per esempio votato in dissenso  quasi da solo, sui principi cari al suo PD, senza nemmeno un minima censura da parte dell’alleata SVP.
In realtà, se vogliamo dirla tutta, in Trentino siamo al pensiero unico, schiavi di ricatti reciproci e di veti incrociati. Ma io a queste logiche non mi piego e nessuno mi può impedire di dire la mia opinione, specie se questa è in linea assoluta con i dettati statutari del Partito che rappresento,  e per il rispetto dei quali sono continuamente stimolato dai cittadini alla loro coerente rappresentanza.

Quanto al mio Partito attendo con piacere la convocazione di un incontro nel quale spero qualcuno mi spiegherà in quale modo è stato rispettato il dettato di un documento dell’ Ufficio politico votato all’unanimità e sottoscritto; in quale modo è stato protetto il buon nome di uno dei suoi dirigenti degli ultimi 30 anni che avrebbe dovuto comunque essere sostenuto fino in fondo con convinzione; in quale modo è stata gestita una questione che qualcuno ha voluto trasformare in personale ma che era solo politica, perché nella Politica tra persone responsabili i patti si mantengono. Naturalmente se qualcuno in un anno e mezzo non ha saputo far rispettare un suo preciso impegno POLITICO, usando le sue stesse parole, ne tragga le conseguenze».

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