La figlia di De Gasperi racconta il padre: «Serio e umano»

Il De Gasperi privato, sempre attento a moglie e figlie, anche nel periodo della prigionia, «animo sensibilissimo», e la sua spiritualità, tutt'uno con la politica: questa la figura che è emersa dalle parole della figlia maggiore dello statista trentino, Maria Romana De Gasperi, intervenuta alla presentazione a Roma, del libro «Verso la giustizia sociale, le ragioni di Alcide De Gasperi», di Remo Roncati, al terzo libro sulla figura del primo capo di governo dell'Italia repubblicana, alla Casa Santa Francesca Romana.    

«La famiglia è fondamentale per un politico, per la sua stabilità, la sua serenità», ha detto Maria Romana De Gasperi, spiegando subito di voler raccontare la parte più privata del padre, amante della solitudine e del canto degli uccelli, tanto da conoscerne tutti i nomi e di cui ha letto alla platea brani di lettere e cartoline che mandava alla famiglia nel periodo della prigionia, durante gli anni del fascismo. «La costrizione di stare in una cella per per lui fu terribile ma ci scriveva frasi abbastanza tranquille e ci raccomandava di condurre normalmente la nostra vita», ha raccontato la De Gasperi, che ha ricordato come il padre abbia insegnato alle quattro figlie «ad avere coraggio, pazienza, fede nella provvidenza divina» e ad essere sempre ottimiste, «una qualità che oggi manca».    

«Mio padre era sempre se stesso con tutti, con noi come con i suoi ministri, sempre serio e umano, pronto a comprendere le difficoltà degli altri», ha aggiunto.   

L'autore del libro ha sottolineato l'aspetto sociale e «sindacale» della figura di De Gasperi che «voleva la cogestione aziendale, la partecipazione dei lavoratori agli utili, come indicato dalla Quadrigesimo Anno di Pio XI, era contro la lotta di classe e voleva invece che lavoratori e imprenditori lavorassero per lo stesso obiettivo, come si adoperò perchè i braccianti diventassero proprietari delle terre che lavoravano. Era, insomma, un rivoluzionario ed un moderno sindacalista".   

Giovanni Palladino, infine, figlio dell'esecutore testamentario di don Luigi Sturzo ha messo in evidenza la comunanza di pensiero che c'era tra il trentino De Gasperi e il sacerdote siciliano fondatore del Partito Popolare Italiano «due convinti sostenitori della dottrina sociale».

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