Upt, entro giovedì accordo o rottura

di Luisa Maria Patruno

L'unità del partito invocata da Tiziano Mellarini ha tempo tre giorni per essere costruita, se entrambi i contendenti alla segreteria dell'Upt avranno davvero la volontà di farlo. I dellaiani hanno deciso infatti ieri sera, dopo una lunga e focosa riunione di oltre tre ore, di porre alcuni punti fermi - definiti irrinunciabili - sia sul piano politico che su quello delle regole, sui quali verificare la possibilità di una soluzione complessiva, capace di ricomporre un partito che ora appare lacerato. E hanno indicato in giovedì il termine entro il quale capire se c'è lo spazio per un'intesa, altrimenti la rottura rischia di essere inevitabile.

Per prima cosa, viene chiesto che venga ristabilita una praticabilità del campo di gioco, che vuol dire il rispetto delle regole interne. L'alzata di spalle con cui i vertici del partito (la segretaria Donatella Conzatti e il presidente Andrea Tomasi) hanno risposto alle clamorose dimissioni di Mauro Betta dal Comitato organizzatore del congresso, con la denuncia di irregolarità nella gestione dei nomi degli iscritti e della convocazione del congresso stesso, non sono piaciute affatto. E quindi ieri l'assemblea dei sostenitori di Dellai ha deciso di chiedere che venga fatta chiarezza su tutte le situazioni denunciate.

La seconda questione delicata, che riguarda le regole, è il rispetto dello statuto dell'Upt. «Ci aspettiamo - spiega al termine il senatore Vittorio Fravezzi - che vengano date risposte chiare e nette sulla questione dell'incompatibilità tra l'incarico di segretario e quello di assessore. Mellarini sapeva prima di candidarsi che c'era questa norma dello Statuto, che non è una regoletta ma la Costituzione del nostro partito e non la si può ignorare».

Ieri sera in più di un intervento si sono delineati anche gli scenari peggiori come: chiedere la sospensione del congresso, oppure andare sull'Aventino e non parteciparvi nemmeno, ma poi è prevalsa la linea più costruttiva di chi ritiene che il partito sia «un patrimonio comune e per questo insieme vanno superate le problematiche».

La questione più grossa, però, al di là delle regole, riguarda i «nodi» politici che secondo Lorenzo Dellai, che ieri ha avuto un incontro con Tiziano Mellarini, da entrambi definito «interlocutorio», non sono ancora sciolti. Il primo tema è quello dell'identità dell'Upt che secondo i dellaiani deve essere confermata dal congresso come «chiaramente di centrosinistra» e di conseguenza che venga anche dichiarato che il partito sia «parte integrante delle future coalizioni locali e nazionali di centrosinistra». Legata a questa c'è infine anche la questione del rapporto che l'Upt vorrà avere con le liste civiche e con Progetto Trentino. «Questi nodi - dice il senatore Fravezzi - non sono stati affrontati e se non lo farà questo congresso esploderanno dopo. È interesse di tutti chiarirlo subito».

Ieri mattina i due candidati Dellai e Mellarini si sono parlati a quattr'occhi per circa tre quarti d'ora, ma ciascuno è rimasto sostanzialmente sulle sue posizioni rinfacciandosi entrambi la responsabilità di essere arrivati a questa situazione, con il leader e fondatore del partito che non si capacita del fatto che dopo aver annunciato la sua candidatura tutto il gruppo consiliare gli abbia voltato le spalle e Mellarini che contesta a Dellai di aver rifiutato incomprensibilmente la candidatura che voleva essere di mediazione del consigliere Mario Tonina, che gode della stima di entrambi. Ma ormai questa è acqua passata.

A pochi giorni dal congresso, Mellarini sa di avere la vittoria in tasca. È in una posizione di forza, seppure con il tallone d'Achille dell'incompatibilità. Ma non vuole rompere con Dellai. E nemmeno il deputato - per la verità - sembra averne l'interesse in questo momento. Una spaccatura non farebbe bene a nessuno.                           

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