Unioni gay e adozioni: il Pd diviso sceglie la libertà di voto

Alla fine il premier e segretario Pd Matteo Renzi decide di non anteporre fino in fondo la questione dei diritti civili delle coppie omosessuali agli equilibri politici nel suo partito e nella maggioranza.
Se sarà confermata l’ipotesi «terza via» emersa oggi, il partito democratico non darà indicazione di voto sull’adozione di bambini, troppi i rischi di spaccare il partito e la maggioranza, viste le bellicose dichiarazioni in proposito del ministro Angelino Alfano, leader del Nuovo centrodestra.

Sul nodo della «stepchild adoption» deciderà il Parlamento con libertà di coscienza nel voto, spiegano fonti parlamentari vicine a Renzi. Il premier, affermano, è favorevole all’adozione del figlio del partner prevista dal ddl Cirinnà ma è persuaso che su questo tema si debba lasciare libertà di coscienza ai parlamentari.

Si va dunque verso una mediazione sul nodo più spinoso della legge sulle unioni civili: una «stepchild ristretta», suggerisce qualcuno, dopo la riunione di Renzi con i capigruppo Pd e il ministro Boschi, svoltasi oggi.
Non ci sarà direzione Pd il 18 gennaio, si è deciso, ma un’assemblea del gruppo al Senato, forse la prossima settimana.

Ferma restando l’intenzione di condurre in porto una riforma su cui - è la convinzione dei vertici Dem - l’Italia è già in enorme ritardo, il tentativo sarà quello di ricompattare il Pd e «recuperare» anche Ncd, o almeno la parte più «laica» del partito di Alfano.

Perciò di qui al 26 gennaio, quando il testo approderà nell’aula di palazzo Madama, si proverà a trovare un punto di sintesi che, senza «tradire» il ddl Cirinnà, convinca i cattolici più timorosi che l’adozione del figlio del partner apra la via ad esempio alla pratica dell’utero in affitto. Un punto di caduta potrebbe essere, ipotizza qualcuno, una sorta di «stepchild ristretta», con la precisazione di paletti più precisi. Ma in concreto in cosa si possa tradurre, è ancora tutto da stabilire.

Trovare una mediazione, osservano fonti del gruppo Pd al Senato, non sarà semplice, anche perché i toni del dibattito si sono infiammati e correggere il tema dell’adozione per andare incontro ai cattolici rischia di sollevare il dissenso della sinistra Dem e dei senatori più laici della maggioranza.

Nelle prossime settimane si incaricherà di condurre il dialogo un «gruppo ristretto» coordinato dalla Boschi con i capigruppo di Camera e Senato, del quale dovrebbero far parte i senatori Giorgio Tonini (eletto in Trentino) e Francesco Russo e il deputato Walter Verini.

«La presa di posizione di Renzi che ha dato libertà di coscienza ai suoi parlamentari e le dichiarazioni di Fioroni e Tonini (senatore eletto in Trentino, ndr) insieme a quelle di altri senatori del Pd non possono trovare nostre chiusure pregiudiziali. Credo che sul tema dell’affido sia possibile cercare e trovare una mediazione.
Dal mio punto di vista in caso di morte del coniuge del precedente matrimonio è possibile valutare l’affidamento del bambino/a all’unione civile che si è nel frattempo formata.
Le chiusure ideologiche fanno il gioco dell’area nichilista del Pd e dei 5 stelle che hanno posizioni nazi-comuniste», ha dichiarato Sergio Pizzolante, vice presidente di Area popolare (Ncd-Udc)  Camera dei deputati.

«Ricordo a me stesso, prima che all’onorevole Monaco, che al congresso del Partito democratico del 2013 si confrontarono in materia soltanto due posizioni: quella di Civati e Cuperlo, entrambi per il matrimonio egualitario, e quella di Renzi, uscita largamente vincitrice, che prevedeva unioni civili alla tedesca e stepchild adoption: precisamente il contenuto della proposta di legge che andrà in aula al Senato il 26 gennaio», afferma Ivan Scalfarotto, sottosegretario Pd alle Riforme.

«Franco Monaco ha un’esperienza politica assai più lunga della mia, non sta certamente a me rammentargli che il luogo più alto e formale in cui qualsiasi partito, compreso il nostro, stabilisce la sua linea politica è il proprio congresso nazionale», sottolinea Scalfarotto osservando: «Qualsiasi candidato segretario Monaco abbia votato, dunque, ha certamente sostenuto una delle due posizioni, che erano le uniche e sole proposte dal Partito democratico, una terza non c’era».

«L’onorevole Monaco converrà del resto che il Pd, che rappresenta la forza più larga numericamente del Partito socialista europeo, ha su questi temi posizioni che sono in linea, e certamente non in una posizione di avanguardia, non solo con la sinistra europea, ma anche con i maggiori partiti della destra europea.
La Spagna di Rajoy e la Gran Bretagna di Cameron hanno conservato o addirittura promosso leggi che prevedono non le unioni civili, ma il matrimonio per le coppie gay e lesbiche. Escludo che Franco Monaco possa mai auspicare che il Partito democratico si assesti su posizioni che sarebbero a destra di tutte le destre dell’Europa occidentale», conclude l’esponente governativo in questo scambio polemico con l’ala conservatrice del suo partito.

Intanto, il movimento per i diritti degli omosessuali annuncia battaglia: «Non una ma tante piazze in tutta Italia per dare forza al traguardo dell’uguaglianza»: in vista della discussione al Senato del ddl sulle unioni civili, le associazioni lgbt (Arcigay, ArciLesbica, Agedo, Mit, Famiglie Arcobaleno si preparano a mettere in campo una mobilitazione capillare nelle principali piazze del Paese. Inoltre, nei giorni caldi della discussione a Palazzo Madama è previsto un presidio nei pressi del Senato, per «testimoniare l’attenzione e l’apprensione per il dibattito in corso». Pronto anche un appello al Paese.

«Non rispondiamo alla provocazione di chi in queste ore cerca di organizzare il solito schema delle piazze contrapposte: noi ci rivolgiamo al Paese intero», mettono in chiaro i portavoce delle associazioni.

«Abbiamo individuato il prossimo 23 gennaio come giornata di mobilitazione nazionale: stiamo lavorando sui territori, coinvolgendo sia le forze della società civile sia il mondo associativo delle realtà lgbt, per costruire le reti necessarie per far esprimere a gran voce la domanda di diritti e di uguaglianza che in questo Paese da troppo tempo rimane inascoltata. Non parleremo di una legge, bensì di un valore, cioè dell’uguaglianza di tutti e tutte,  e del diritto di vivere in uno Stato laico. Staremo assieme alle famiglie, a tutte le famiglie. Assieme alle persone», afferma una nota.

Attraverso le manifestazioni sarà rivolto il seguente appello a Governo e Parlamento: «L’Italia è uno dei pochi paesi europei che non prevede nessun riconoscimento giuridico per le coppie dello stesso sesso. Le persone gay, lesbiche, bisessuali e transessuali non godono delle stesse opportunità degli altri cittadini italiani pur pagando le tasse come tutti. Una discriminazione insopportabile, priva di giustificazioni. Il desiderio di ogni genitore è che i propri figli possano crescere in un Paese in cui tutti abbiano gli stessi diritti e i medesimi doveri».

«Chiediamo al governo e al Parlamento - prosegue l’appello - di guardare in faccia la realtà, di legiferare al più presto per fare in modo che non ci siano più discriminazioni e di approvare leggi che riconoscano la piena dignità e i pieni diritti alle persone gay, lesbiche, bisessuali e transessuali, cittadini e cittadine di questo Paese. 

La reciproca assistenza in caso di malattia, la possibilità di decidere per il partner in caso di ricovero o di intervento sanitario urgente, il diritto di ereditare i beni del partner, la possibilità di subentrare nei contratti, la reversibilità della pensione, la condivisione degli obblighi e dei diritti del nucleo familiare, il pieno riconoscimento dei diritti per i bambini figli di due mamme o di due papà, sono solo alcuni dei diritti attualmente negati».

«Questioni semplici e pratiche che incidono sulla vita di milioni di persone. Noi siamo sicuri di una cosa: gli italiani e le italiane vogliono l’uguaglianza di tutte e di tutti», conclude l’appello delle associazioni.

«È un continuo balletto in punta di piedi sulle nostre vite, quello al quale dobbiamo assistere ogni giorno. E ogni giorno si tenta di sminuire e smussare una legge che, per quello che ci riguarda, è veramente il minimo sindacale», afferma in una nota Mario Colamarino, del Circolo Mario Mieli.

«Questa legge sulle unioni civili è il risultato minimo che vogliamo portare a casa. Qualsiasi altra mediazione, compresa la bizzarra ipotesi di una stepchild adoption ‘ristrettà - spiega Colamarino - non ci interessa e risulta inaccettabile. In nessun altro paese Europeo l’iter legislativo su una legge che concede non privilegi ma uguali diritti a tutte e tutti ha subito un percorso così travagliato e in nessuno dei Paesi europei, anche quelli più conservatori, si è mai avuta un’alzata di scudi così poderosa e discriminatoria come quella alla quale stiamo assistendo in Italia.

Riteniamo - osserva ancora l’esponente del Circolo Mario Mieli - che la politica non possa allontanarsi dalle legittime richieste per una società più giusta verso tutte e tutti e che il tema della stepchild adoption non possa essere utilizzato squallidamente come merce di scambio.

La nostra posizione è univoca: noi vogliamo matrimonio egualitario e adozioni. Nonostante questo - conclude - ci battiamo perchè questa legge passi così com’è. Ogni altra modifica al ribasso non solo non ci interessa ma sarà da noi aspramente combattuta».

Ma anche le forze di centrodestra presenti nel governo Renzi annunciano battaglia: Aldo Di Biagio, senatore di Ap, scrive: «Al di là di qualsiasi ulteriore riflessione in materia di unioni civile, appare francamente paradossale che si continuino ad inventare fantasiose formule genitoriali, come la nuova proposta sull’affido, rincorrendo una presunta mediazione, trascurando il sacrosanto diritto del minore, ridotto ad un semplice “oggetto” del contendere.

Pur di trasformare un desiderio egoistico in diritto si vuole deformare il dettato costituzionale - spiega - dimenticando che dietro quella pretesa esistono bambini a cui sarà negata una inderogabile presenza genitoriale. Questa è la semplice realtà.

A proposito di adozioni, sarebbe invece prioritario rettificare la disciplina vigente per le coppie sposate, come da noi proposto ed auspicato dallo stesso governo, piuttosto che abbandonarsi a virtuosismi di fantasia e di retorica politica che non hanno fondamento sociale, culturale e soprattutto costituzionale».

E il deputato di Area popolare Alessandro Pagano aggiunge: «A causa delle proprie contraddizioni interne, di una sorta di congresso permanente, il Partito democratico con le forzature sul ddl Cirinnà non solo rischia di scardinare i fondamenti della famiglia costituzionale, ma di minare seriamente il futuro stesso di questa legislatura. Tutto ciò oltre ad essere inaccettabile politicamente, sarebbe incomprensibile per i cittadini e gli elettori.

Bene ha fatto il ministro Alfano a ribadire in questi giorni la posizione di Ncd: si al pieno riconoscimento dei diritti individuali ai conviventi omosessuali, che sono cosa ben diversa dal ddl Cirinnà verso il quale rimane il nostro fermo e convinto no. Rigettiamo un testo che introduce il simil matrimonio, apre alle adozioni gay e che legittima l’orrenda pratica dell’utero in affitto per il quale è necessario introdurre il reato universale.», prosegue Pagano.

Dopo le dichiarazioni pubbliche di questi giorni del nostro leader Alfano abbiamo riscontrato un entusiasmo mai sopito, sui social e sul territorio. Questa è la strada che ci chiede di continuare a percorrere il popolo moderato, la stragrande maggioranza degli italiani che vuole garantito il diritto dei bimbi ad avere una mamma e un papà».

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