Viaggi in Europa: la Ue bacchetta chi ostacola troppo gli spostamenti, come la Germania (che aveva pure provocato il caos al Brennero)

La Commissione europea richiama gli Stati membri a tornare ad un approccio coordinato sulla libertà di movimento delle persone e delle merci.

"Chiediamo di tornare ad un'applicazione corretta delle raccomandazioni adottate dal Consiglio Ue. Abbiamo inviato una lettera a sei Stati membri sul divieto di ingresso e uscita dal Paese, perché sono andati troppo oltre".

Possono "scoraggiare i viaggi ma non "vietarli".

Così il commissario europeo alla Giustizia, Didier Reynders, a margine del Consiglio Affari generali Ue. 

"Chiediamo a sei Stati membri un approccio diverso alla frontiera, di non bloccare i camionisti perché vogliamo una libera circolazione delle merci nel nostro mercato interno", ha aggiunto il commissario Ue. I Paesi che hanno ricevuto la lettera di richiamo dalla Commissione europea per le misure troppo restrittive alle frontiere interne sono Germania, Belgio, Ungheria, Finlandia, Danimarca e Svezia.

Come noto, tuttavia, pur senza introdurre divieti ma solo strumenti di sorveglianza, la Germania e a seguire l'Austria, la settimana scorsa ha provocato il caos del traffico in Italia, proprio in Trentino e in Alto Adige, con quaranta chilometri di coda per i mezzi comemrciali diretti al Brennero e con le istituzioni locali costrette a correre rapidamente ai ripari allestendo punti test covid per effetturare qui i tamponi richiesti in Germania che di fatto erano necessari già per attraversare il confinem tirolese al Brennero. Questo valico è strategico, in particolare, per il trasporto dei prodotti italiani verso Austria, Germania, Belgio, Paesi Bassi, Danimarca, Norvegia e Svezia.

I sei Stati membri sotto accusa ora "hanno dieci giorni per rispondere", mentre Bruxelles "monitora da vicino" i loro passi: lo rende noto il portavoce della Commissione europea per la Giustizia, Christian Wiegand. "Siamo fiduciosi di poter trovare soluzioni con i sei Stati al più presto, senza dover intraprendere passi legali che possono essere lunghi. Trovare soluzioni è nell'interesse di tutti", ha detto. 

"Rischiamo frammentazioni e interruzioni alla libertà di movimento e alle catene di approvvigionamento", ha insistito il portavoce, spiegando che già la settimana scorsa i commissari Reynders e Johansson avevano inviato lettere a tuti gli Stati membri, "per ricordare loro di aver concordato un approccio comune e coordinato, per gestire le restrizioni alla libertà di movimento".

Ieri invece la Commissione europea ha inviato sei lettere, "sollevando preoccupazioni specifiche" ai sei Stati membri, che "attualmente applicano misure più rigide di quanto previsto dalle raccomandazioni, in particolare sull'ingresso e l'uscita dal Paese". "Nelle lettere - ha sottolineato Wiegand - si ricorda la necessità che le restrizioni alla libertà di movimento siano proporzionate e non discriminatorie. E si sollecitano gli Stati ad avvicinare le proprie regole alle raccomandazioni del Consiglio concordate".

Sul certificato di vaccinazione "vogliamo avere un approccio digitale europeo per uso medico. Nei prossimi mesi poi vedremo se ci sarà la possibilità di usarlo per altri scopi, come i viaggi. Ma la vaccinazione non può diventare un obbligo per viaggiare", ha spiegato Reynders.

"Anche chi non si è sottoposto all'immunizzazione deve poter continuare" a muoversi, "con l'uso dei test e dei periodi di quarantena".

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