La scomparsa di Maradona Argentina traumatizzata

L’Argentina è sbigottita, paralizzata, in lacrime e non può credere che il suo «idolo immortale» non ci sia più.

La morte di Diego Armando Maradona ad appena 60 anni ha avuto l’effetto di uno tsunami nelle menti e nei cuori di milioni di persone, a Buenos Aires e nel resto del Paese.
Come d’incanto, davanti agli innumerevoli murales che lo catturano in un’eterna giovinezza nei quartieri della capitale argentina, e soprattutto nel suo barrio natale della Paternal, mani sconosciute hanno deposto fiori, magliette e candele in memoria del «più grande». Altre hanno costruito in fretta e furia un altare a Villa Fiorito, dove Maradona è cresciuto.

È l’enorme dolore e l’angoscia della gente che traspare per la partenza improvvisa e definitiva di quello che il giornalista argentino Sergio Levinsky ha definito «il più grande ribelle del calcio mondiale», alludendo alla sua vicinanza alla Revolución cubana di Fidel Castro e del Che.
Lo scoop del ‘Clarin’, il principale quotidiano argentino che per primo ha sparato la più brutta delle notizie, ha paralizzato le redazioni dei media, l’attività della gente nei caffè e negli uffici e perfino la routine della Casa Rosada, dove il presidente Alberto Fernández ha subito comunicato via Twitter un lutto nazionale di tre giorni, pubblicando la foto di un affettuoso abbraccio fra lui ed il Pibe.

«Non potremo mai ripagargli le tante gioie che ci ha dato - ha detto -, è una di quelle morti che non si assorbono in nessun modo. La fortuna che abbiamo avuto è di averlo visto, di aver goduto del suo amore.Grazie per essere esistito, e per avermi appoggiato e accompagnato».
Dolore e tristezza anche nelle parole dell’ex presidente Mauricio Macri, a lungo alla guida del Boca Juniors, che ha evocato «un giorno tristissimo per tutti i tifosi del mondo». Ma «sono indelebili - ha assicurato - le grandi gioie che ci ha dato».

Uno dei grandi calciatori amici di Diego, Oscar Ruggeri, ha appreso la notizia mentre era in diretta su ESPN90: «In questo momento non c’è un argentino che non versi una lacrima, per quello che ha fatto El Pibe per questo Paese. Non può essere!».
«Ci siamo divertiti con tutto quello che ci hai fatto vivere», ha detto ‘El Cabezon’ rivolgendosi all’amico: «Eravamo davvero contenti di quello che avevamo fatto insieme, ma adesso è tutto così difficile. Diego, devi smetterla di prenderti gioco di me...».

Le istituzioni argentine hanno fatto a gara nell’offrire le loro strutture per organizzare l’estremo saluto per Diego. La gente, probabilmente, avrà la possibilità di rendergli omaggio alla Casa Rosada presidenziale, pur nel rispetto delle misure anti-Covid. Se tutto andrà come previsto, e effettivamente si permetterà agli argentini di avvicinarsi al feretro del loro eroe, sarà senza dubbio una delle più grandi manifestazioni di affetto degli argentini per la persona che più di ogni altra li ha rappresentati nel mondo. Un omaggio, dicono in molti mentre su Buenos Aires cala una brutta sera, più grande di quelli tributati in passato a Juan Domingo Perón e alla moglie Eva, la ‘Abanderada de los humildes’.

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