Lione, prete ortodosso colpito a fucilate in chiesa

Un prete ortodosso è stato ferito a colpi di arma da fuoco a Lione.

L'aggressore è in fuga, riferisce la polizia.  Secondo quanto si apprende dalla tv Bfm, il prete ortodosso a Lione è stato colpito mentre stava chiudendo la chiesa da un uomo armato di fucile.

Il religioso sarebbe stato medicato sul posto prima di essere portato via in ambulanza, sarebbe in prognosi riservata ma cosciente. È stato centrato da due colpi di arma da fuoco all'addome
ed è attualmente curato in emergenza sul posto, dove si trovano diverse ambulanze. Nel quartiere, interamente transennato dalla polizia, è in corso una caccia all'uomo per neutralizzare l'aggressore in fuga.

La chiesa ortodossa teatro dell'attacco di questo pomeriggio nel Settimo arrondissement di Lione (da Google StreetView).


Il drammatico episodio avviene a due giorni dal tragico attentato islamista di Nizza.

Prima di prendere un coltello e uccidere tre persone nella cattedrale di Nizza, Brahim Aoussaoui ha trascorso 15 giorni in Sicilia, ospite di un conoscente: e per tutta la durata del soggiorno nel nostro paese non ha mai frequentato ambienti radicali, non ha mai manifestato con i suoi interlocutori atteggiamenti estremisti né la volontà di compiere attentati.  A 24 ore dall’attacco in Francia in cui sono morte tre persone emergono nuovi particolari sul viaggio del 21enne, partito dalla Tunisia e sbarcato a Lampedusa il 20 settembre assieme ad altre centinaia di connazionali.
Intelligence e antiterrorismo, grazie anche all’incrocio delle informazioni che cominciano ad arrivare dalla Francia e dalle autorità tunisine, hanno ricostruito un altro pezzo importante della storia di Brahim, un tassello che, sottolinea una qualificata fonte degli apparati di sicurezza, conferma come il ragazzo non fosse, al momento dello sbarco in Italia, un «terrorista strutturato» né un «lupo solitario radicalizzato sul web», come testimonia anche la sua fedina penale ‘pulità. Cosa lo abbia spinto ad uccidere in nome di Allah lo chiariranno gli investigatori francesi. Ma molto probabilmente, ragiona ancora la fonte, sulle scelte del giovane potrebbe aver influito il clima di tensione «respirato» in Francia dopo lo scontro aperto tra il presidente Macron e il leader turco Erdogan.

E dunque. Dopo Lampedusa e Bari, Brahim Aoussaoui fa una terza tappa in Italia, a Palermo. In Sicilia, hanno infatti ricostruito gli investigatori e gli 007, è andato a trovare un conoscente, che si è preso cura di lui e lo ha ospitato. Per 15 giorni, ha raccontato l’uomo, il 21enne non ha avuto alcun atteggiamento particolare né ha destato sospetti. «Se era partito con idee violente - sottolineano ancora le fonti - avrebbe potuto colpire tranquillamente in Italia». Sul suo soggiorno in Sicilia il procuratore Francesco Lo Voi e l’aggiunto Marzia Sabella hanno aperto un fascicolo, che segue quello aperto a Bari per associazione terroristica: sono stati sentiti oltre all’uomo anche alcuni testimoni per ricostruire le sue frequentazioni e sono stati acquisiti i tabulati telefonici.
Due settimane dopo l’arrivo a Palermo,  il 25 ottobre, Aoussaoui ha lasciato la Sicilia per andare in Francia. L’ipotesi investigativa è che abbia attraversato il confine a Ventimiglia e su questo si stanno cercando riscontri, così come si stanno sentendo tutte le persone con cui il giovane ha avuto contatti a bordo della Rhapsody, per capire se possa aver fatto trapelare qualche elemento utile per le indagini o per ricostruire gli eventuali contatti avuti in Italia. Chi è già stato sentito ha infatti raccontato che il giovane passava moltissimo tempo al telefono. L’altro punto su cui si stanno concentrando antiterrorismo e intelligence sono i 23 compagni di viaggio con cui Aoussaoui ha fatto la traversata dalla Tunisia all’Italia e in particolare su un soggetto che è stato segnalato nelle ultime ore dalle autorità tunisine.

Intanto è scontro aperto tra la ministra dell’Iinterno Luciana Lamorgese e il suo predecessore al Viminale Matteo Salvini che continua a chiedere le sue dimissioni. «Non ci sono responsabilità da parte del governo» dice la titolare del Viminale, anche perché casi analoghi a quello del tunisino si sono già verificati in passato e dunque «mi chiedo come mai le forze di opposizione si sono scusate con la Francia» in questa occasione «ma non hanno ritenuto di farlo in altri casi gravi che si sono verificati» in passato. «Fermiamoci con le polemiche» chiede Lamorgese che poi lancia la stoccata a Salvini. I suoi «decreti sicurezza hanno prodotto insicurezza» perché hanno messo da un giorno all’altro in strada 20mila migranti che sono dovuti uscire dal sistema dell’accoglienza e che, dunque, non sono più sotto il «radar delle forze di polizia», dice la ministra. Immediata la replica del leader della Lega, appoggiato da tutto il centrodestra che chiede a Lamorgese di riferire in aula. «Si deve dimettere per evidente e palese incapacità. È surreale che lei e il governo non abbiamo alcuna responsabilità e che sia colpa di Salvini. Il tunisino è sbarcato un mese e mezzo fa e poi scomparso. La domanda è ‘quanti altri sono scomparsi?’ Noi lo abbiamo  chiesto. Da quella nave ne scesero 640, quanti sono ancora in Italia e quanti sono scomparsi?»


All’indomani della strage nella Basilica Notre-Dame de l’Assomption di Nizza, un misterioso gruppo tunisino ha rivendicato l’attacco mentre in Francia è stato fermato un possibile fiancheggiatore e il presidente Emmanuel Macron ha schierato 7.000 agenti in strada per rafforzare il dispositivo anti-attentati, in particolare davanti a scuole e luoghi di culto cristiani alla vigilia delle Feste di Ognissanti.

Dall’inchiesta affidata all’antiterrorismo assume intanto contorni più precisi il profilo del killer, Brahim Issaoui, tunisino di 21 anni passato dall’Italia prima di raggiungere la Francia non prima del 25 ottobre. Il ragazzo, ha raccontato la madre dalla loro casa in un quartiere popolare di Sfax, ha avuto un’adolescenza turbolenta tra droga e alcol ma da due anni era cambiato: aveva cominciato a recitare le preghiere islamiche e si era chiuso in sé stesso. «Andava da casa al lavoro, non usciva e non si mischiava più con gli altri», ha detto la donna.

L’altro ieri, il killer ha telefonato al fratello Yassine. «Ha detto che andava in Francia perché era meglio per il lavoro», ha raccontato il fratello all’agenzia France Presse. Anche lui ha riferito che Brahim iniziò a dedicarsi alla religione circa due anni fa, ma non capisce il processo che possa averlo condotto a una tale radicalizzazione. Secondo Al Arabiya, il giorno prima dell’agguato inviò una foto della Basilica di Nizza proprio al fratello, scrivendo di voler passare la notte lì davanti. Da fonti vicine all’inchiesta trapela che era giunto in città «24-48 ore prima dell’attacco».
Sul fronte politico francese si moltiplicano gli appelli dell’opposizione di destra ad indurire la lotta all’immigrazione clandestina, mentre la leader del Rassemblement National Marine Le Pen continua a polemizzare con l’esecutivo invitandolo a condurre «per davvero» la «guerra» al fondamentalismo islamico.
Il ministro degli Esteri Jean-Yves Le Drian, da parte sua, ha invitato i connazionali all’estero alla massima prudenza. «La minaccia è ovunque», ha dichiarato, mettendo in guardia i francesi «ovunque si trovino». Al termine del Consiglio Difesa presieduto da Emmanuel Macron all’Eliseo, il ministro dell’Interno Gérald Darmanin ha confermato i rinforzi antiterrorismo anticipati ieri dal capo dello Stato. Passerà infatti da 3.000 a 7.000 il numero di agenti delle forze di sicurezza dispiegati sul territorio nazionale per scongiurare nuovi attacchi. Alla vigilia del week-end di Ognissanti, con milioni di francesi da oggi costretti a restare in casa per il nuovo lockdown anti-Covid, il ministro ha precisato che verrà rafforzata, in particolare, la sicurezza intorno ai cimiteri e ai luoghi di culto cristiani. Disposto, inoltre, l’invio di altri 120 poliziotti a Nizza. Sorvegliate speciali anche le scuole, che dopo le vacanze di Ognissanti riapriranno lunedì con un minuto di silenzio fissato alle 11 in omaggio a Samuel Paty, il prof di storia assassinato due settimane fa da un altro terrorista nella banlieue di Parigi.

A Tunisi nel frattempo la procura antiterrorismo ha ordinato l’apertura di un’indagine sulla presunta esistenza del gruppo terroristico ‘Al Mahdi nel sud della Tunisià e sul suo potenziale coinvolgimento nell’attentato. A riferirlo è stato il portavoce e sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tunisi Mohsen Dalì, spiegando che l’avvio dell’indagine segue un post sui social di un individuo che ha scritto di appartenere al gruppo ‘Al Mahdi nel sud della Tunisià, rivendicando la responsabilità della strage di Nizza.

Nella cittadina al confine con l’Italia un uomo di 47 anni sospettato di aver avuto contatti con il killer è stato posto in stato di fermo ieri sera. Fonti giudiziarie invitano tuttavia alla prudenza sulla natura dei rapporti fra i il terrorista e il fermato.
Brahim continua ad essere in prognosi riservata all’ospedale Pasteur di Nizza dopo l’operazione subita ieri per le ferite infertegli dai poliziotti che l’hanno neutralizzato. Non è ancora in grado di rispondere agli inquirenti. In meno di mezz’ora ha ucciso tre persone. Tra questi, Vincent Loquès, il sacrestano  padre di due figlie, divorziato e risposato, che proprio oggi avrebbe festeggiato i 55 anni. Era lui, tra l’altro, responsabile dell’allestimento del presepe di Notre-Dame. Nuovi dettagli emergono anche sulla seconda vittima, Simone Barreto Silva, brasiliana di 44 anni, che lascia tre bambini. Ex ballerina di samba, sognava di aprire un ristorante.
Ancora ignoto il nome della terza vittima, una sessantenne sposata, madre di figli ormai adulti, che frequentava regolarmente la parrocchia.

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