Individuati corpi nella neve Svaniscono le speranze per Lama, Auer e Roskelly

Svaniscono le speranze di trovare vivi gli alpinisti austriaci David Lama e Hansjoerg Auer e il loro compagno di cordata americano Jess Roskelly, travolti da una slavina sull’Howse Peak, in Canada. Come informano le autorità canadesi, durante un volo in elicottero sulla zona della valanga di enorme dimensioni sono stati trovati «segni evidenti» che i tre siano stati travolti. Dalla neve, si apprende, spuntava attrezzatura alpinistica e copri parzialmente coperti.

A causa dell’elevato rischio non è stato tentato un recupero. I tre, considerati tra gli alpinisti più promettenti in circolazione, si trovavano sulle Montagne Rocciose per una serie di scalate. L’incidente è avvenuto sulla parte est dell’Howse Peak, considerate estremamente difficile.

L’allarme è stato lanciato dal padre di Roskelly, il famoso alpinista e Piolet d’Or 2014, perché il figlio non ha chiamato martedì, come invece concordato.

L’austriaco Hansjoerg Auer, uno dei tre alpinisti, ha scritto capitoli importanti dell’arrampicata moderna sulle Dolomiti. Nel 2007 scalò, infatti, la «Via del Pesce» sulla parete sud della Marmolada in free solo. Il tirolese superò senza corde 37 ‘tirì e 1.220 metri di dislivello del grado 7b+, con punte di 9-.

Nel 2012 seguì sulla stessa parete la mitica via «L’ultimo dei Paracadutisti» (8b+), senza mai legarsi. Raccontò le sue imprese sulla parete sud della Marmolada, che gli portarono fama internazionale, in un libro, nel quale parlò anche del dolore di perdere amici in montagna.
Nel 2016 scalò - ovviamente in free solo - in 12 ore tre ‘storichè pareti sulle Dolomiti (Marmolada sud, Piz Ciavazes sud e Sass dla Crusc ovest), scendendo ogni volta a valle con il parapendio.

Reinhold Messner si dice molto scosso dalla morte dei tre alpinisti David Lama, Hansjoerg Auer e Jess Roskelley. «È una grande tragedia, è terribile», dice il Re degli Ottomila all’agenzia di stampa austriaca Apa.

Secondo Messner, che conosceva bene i due austriaci, Auer e Lama «hanno portato l’arte dell’arrampicata a nuove dimensioni» e avevano entrambi «un forte carisma». Soprattutto Auer, prosegue l’altoatesino, «era ai massimi livelli in tutte le discipline». Per Messner, l’incidente dimostra che l’alpinismo tradizionale a quei livelli «è follemente pericoloso». «Non è una questione di capacità, ma di fortuna o sfortuna», prosegue ricordando che «metà dei migliori alpinisti mondiali muore».

«Questo tipo di alpinismo è affascinante, ma anche difficilmente giustificabile», conclude.

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