May verso la sfiducia rilancia: «Mia linea sulla Brexit è giusta»

"Credo con ogni fibra" del mio essere che l'intesa sulla Brexit raggiunta con Bruxelles sia "quella giusta". Così Theresa May parlando ai media da Downing Street. La premier Tory rivendica di aver negoziato "nell'interesse nazionale, non in un interesse di parte e sicuramente non nell'interesse delle mie ambizioni politiche", dice di capire le ragioni di chi si è dimesso, ma afferma di voler tirare dritto. L'accordo, assicura, onora il mandato referendario pro Brexit. May è pronta a raccogliere la sfida alla sua leadership nel Partito Conservatore, se una mozione di sfiducia verrà formalizzata. Lo ha affermato lei stessa rispondendo a una domanda al riguardo durante la conferenza stampa a Downing Street. "Sono pronta ad affrontarla", ha tagliato corto, aggiungendo più avanti di confidare che i deputati Tory possano valutare con attenzione il suo operato e la bozza d'intesa sulla Brexit da lei portata sul tavolo. May ha detto poi di non essere d'accordo con chi chiede un nuovo referendum sulla Brexit. "Il popolo ha votato "in massa" al referendum del 2016 e ha votato per la Brexit e il Regno Unito "uscirà dall'Ue il 29 marzo 2019". "Il popolo ha votato e il nostro dovere è rispettarne la volontà, non convocare un secondo referendum", ha rimarcato più avanti, insistendo di voler continuare a fare il suo "lavoro".

Perde i pezzi il governo May. Sulla Brexit "è un momento molto importante. L'accordo concordato è giusto ed equilibrato, assicura le frontiere dell'Irlanda e getta le basi per un'ambiziosa relazione futura. Ma abbiamo ancora una lunga strada davanti", dice il capo negoziatore dell'Unione Michel Barnier. 'Un vertice straordinario sull'accordo per la Brexit è convocato per il 25 novembre', annuncia il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk. 
Ma, a poche ore dal via libera all'intesa, arrivano delle dimissioni in serie dal governo: 
lasciano il ministro per la Brexit Raab, la sottosegretaria alla Brexit Suella Braverman, la ministra del lavoro Esther McVey, 'brexiteer' convinta, e il sottosegretario  britannico per l'Irlanda del Nord, Shailesh Vara. 
La sterlina è in caduta libera. E la premier May avverte: 'La Brexit ci sarà, un nuovo referendum è escluso'
. Attacca il leader laburista Corbyn: 'Intesa flop, non ha consenso nel Paese'. Critiche arrivano dagli unionisti nordirlandesi del Dup: 'Promesse violate'. E dal fronte interno un deputato conservatore chiede una mozione di sfiducia contro May.

S&P, GB non risente dell'accordo grazie al suo rating. Il rating della Gran Bretagna 'AA' con outlook negativo non risente dell'accordo raggiunto con l'Ue sulla Brexit, almeno per il momento. Lo afferma l'agenzia Standard & Poor's, secondo il quale l'intesa ''rappresenta un progresso materiale nelle trattative anche se restano importanti incertezze''. Secondo l'agenzia ''l'approvazione dell'accordo nella sua attuale forma da parte del parlamento inglese resta incerta''. ''Continuiamo ad anticipare un'uscita ordinata'' della Gran Bretagna dalla Ue, ma ''potremmo rivedere al ribasso il rating nel caso in cui aumentassero le possibilita' di una Brexit disordinata''. ''Potremmo rivedere l'outlook a stabile se le trattative con l'Ue offriranno maggiori certezze per l'economia inglese''.

Fmi , Brexit disordinata rischio per economia inglese. ''Come tutti gli altri, vorremmo vedere progressi nelle trattative'' per la Brexit. ''Incoraggiamo tutte le parti a raggiungere un accordo in modo tempestivo'' con un periodo di transizione che consenta alla aziende di adeguarsi alla nuova relazione. Lo afferma il portavoce del Fmi, Gerry Rice, sottolineando che una Brexit disordinata e' il rischio maggiore per le prospettive dell'economia inglese


Theresa May difende l'intesa raggiunta con l'Ue come una scelta fatta "nell'interesse nazionale", affermando che essa garantirà l'uscita dall'Ue nel Regno "nei tempi previsti" e che l'unica alternativa sarebbe "un no deal" o "nessuna Brexit". Si dice quindi decisa ad andare avanti malgrado le dimissioni di alcuni ministri del suo governo. La premier nota che il negoziato ha comportato "scelte difficili" ed esprime "rispetto" per le decisioni di Dominic Raab e di chi s'è dimesso, ma afferma di non condividerle.
L'intesa sulla Brexit concordata con l'Ue è la migliore negoziabile "nell'interesse nazionale", ha ripetuto la premier ai Comuni, ammettendo che la soluzione indicata per garantire un confine aperto fra Irlanda e Irlanda del Nord può suscitare perplessità, ma che sarebbe stato "irresponsabile" rifiutarla. May ha insistito che l'obiettivo è evitare l'entrata in vigore del meccanismo di salvaguardia del backstop, sostenendo tuttavia che non sarebbe stato possibile escluderlo come clausola da alcun tipo di accordo.
Il governo britannico "non intende prepararsi" allo scenario di "una no Brexit" perché ritiene sia "suo dovere attuare il mandato" referendario stabilito dal popolo nel giugno 2016. Così Theresa May in risposta al leader liberaldemocratico, Vince Cable, che ai Comuni è tornato a invocare oggi l'opzione di un secondo referendum in alternativa all'accordo proposto da May o a un 'no deal'. Alternativa che la premier ha invece respinto di nuovo categoricamente replicando anche alla deputata Tory filo-Ue Anna Soubry.
Deputato Tory Rees-Mogg chiede sfiducia May  - Il deputato Tory Jacob Rees-Mogg, capofila dei brexiteers più radicali, ha formalizzato la sua richiesta di una mozione di sfiducia contro Theresa May in una lettera al comitato 1922, l'organismo di partito che sovrintende alla convocazione di elezioni per la leadership. Nella missiva, May viene accusata d'aver violato "le promesse fatte alla nazione" sulla Brexit. Rees-Mogg ha un seguito di circa 50 deputati, sufficienti in teoria a far scattare l'iter, ma finora il numero delle lettere risulta inferiore al quorum necessario.

Corbyn, intesa flop, non ha consenso nel Paese
 - Il leader laburista Jeremy Corbyn denuncia la bozza d'intesa sulla Brexit proposta da May come "un enorme e dannoso fallimento". Corbyn afferma che la bozza lascia la Gran Bretagna in un limbo a tempo indeterminato e non dà certezze sui rapporti futuri definitivi con l'Ue sulla questione irlandese. Il leader laburista rifiuta poi "la falsa scelta fra questo cattivo accordo e un no deal" che "non può essere una opzione reale". Secondo Corbyn, sull'intesa proposta il governo non ha il consenso "del Parlamento, né del popolo di questo Paese".

Unionisti Dup rompono con May, promesse violate - Nuova tegola per il governo di Theresa May: gli unionisti nordirlandesi del Dup, vitali per la maggioranza, hanno denunciato la bozza d'intesa sulla Brexit come una violazione delle promesse fatte in termini di garanzia del legame fra Londra e Belfast. Il capogruppo Nigel Dodds ha sostenuto che l'intesa farà del Regno Unito "uno Stato vassallo destinato alla fine a disgregarsi". Critiche che la premier ha respinto, ribadendo le garanzie all'Ulster e sull'integrità futura del Regno e invitando il Dup a nuovi colloqui.

Raab, figura chiave nell'ultima fase dei negoziati e 'brexiteer' convinto, afferma di non poter "sostenere in buona coscienza i termini dell'accordo con l'Ue proposto". Nella sua lettera di dimissioni indirizzate alla premier Theresa May afferma di "comprendere" i motivi per i quali il governo abbia deciso a maggioranza di sposare la bozza d'intesa e di "rispettare il diverso punto di vista" espresso che ha spinto la premier e "altri colleghi" a dare il via libera al testo "in buona fede". Personalmente, afferma tuttavia di non poter accettare un accordo che a suo dire nella soluzione proposta per l'Irlanda del Nord rappresenta "una minaccia reale all'integrità del Regno Unito", né un meccanismo di "backstop indefinito". Raab - secondo ministro per la Brexit a lasciare in questi mesi dopo David Davis - non chiede le dimissioni di May. Ma il suo forfait significa comunque un colpo duro sia per il governo e per il contesto negoziale, mentre non si escludono ora possibili defezioni di altri ministri Tory dissidenti. 

Vara, sottosegretario al dicastero dell'Irlanda del Nord
 (junior minister nella definizione britannica) è il primo componente del governo di Theresa May a dimettersi per protesta contro l'intesa con Bruxelles. Nella lettera di rinuncia deplora che la bozza sia destinata a lasciare il Regno Unito "a metà del guado" a tempo indeterminato e non dia garanzia definitive che l'Irlanda del Nord non abbia alla fine relazioni con l'Ue più profonde rispetto al resto del Paese. La premier difenderà viceversa l'accordo più tardi di fronte alla Camera dei Comuni, dove è peraltro attesa dal fuoco di fila delle polemiche incrociate da oppositori e sostenitori ultrà della Brexit, sia nei gruppi di opposizioni, sia una parte della sua stessa maggioranza

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