Usa, nuovo sondaggio Trump 46%, Clinton 45%

Donald Trump 46%, Hillary Clinton 45%.

Per la prima volta da maggio un sondaggio ABCNews/Washington Post dà il tycoon newyorchese davanti all’ex first lady in vista delle presidenziali Usa dell’8 novembre. Secondo Rasmussen Reports, il sorpasso si era già verificato lo scorso 13 ottobre, in quel caso di due punti con Trump al 43% e Clinton al 41%.

Le intenzioni di voto sono state raccolte da ABCNews/Washington Post tra il 27 e il 30 ottobre (quindi anche dopo le ultime rivelazione sull’emailgate), e il margine di errore à di circa il 3%.


 

Proprio ieri per Donald Trump era stato invece un giorno difficile, dopo la pubblicazione della notizia che il magnate non ha denunciato al fisco americano milioni di dollari agli inizi degli anni 1990, usando tattiche «dubbie» di elusione che hanno sollevato perplessità anche fra i suoi legali.

Il New York Times lancia un nuovo affondo contro Trump, attaccando allo stesso tempo il direttore dell’Fbi, James Comey, per la nuova indagine sulle email non protette di Hillary Clinton a pochi giorni dalle elezioni.

Comey è investito da critiche anche da parte della campagna di Clinton, che denuncia un «doppio standard» fra il trattamento riservato a Hillary e quello per Trump. Ma, secondo indiscrezioni, l’Fbi avrebbe avviato indagini preliminari sui rapporti d’affari all’estero dell’ex manager della campagna di Trump, Paul Manafort, accusato di contati filo-russi. Manafort smentisce le indiscrezioni: è solo «propaganda democratica».

Mentre i due candidati si lanciano accuse a distanza, l’Fbi ha iniziato a esaminare le email di Huma Abedin, il braccio destro di Hillary. Le email sono scaricate su uno speciale computer dotato di un programma che consente di rilevare le email precedentemente analizzate nella prima indagine sulle email di Hillary. Il software consente così di velocizzare le operazioni, anche se restano dubbi sul fatto che l’Fbi sarà in grado di presentare i risultati delle indagini prima del voto.

Comey ha commesso un «grave errore», che minaccia la fiducia degli americani nell’Fbi, afferma il board editoriale del New York Times, criticando il direttore dell’agenzia per essere più interessato a tutelare se stesso dalle critiche che all’impatto dell’indagine a pochi giorni dal voto.

L’Fbi starebbe indagando anche su Manafort che, secondo le indiscrezioni circolate negli ultimi mesi, ha aiutato il partito filo-russo ucraino dell’ex presidente Yanukovych a finanziare segretamente per 2,2 milioni di dollari due società di lobbying con sede a Washington.

La legge americana prevede che i lobbisti riferiscano al Dipartimento di Giustizia se rappresentano leader o Paesi stranieri.

Su Trump si abbatte inoltre una nuova tempesta fiscale, con il New York Times che rivela come Trump abbia evitato il pagamento di milioni di dollari di tasse federali, non denunciando milioni di dollari al fisco con manovre «dubbie» che hanno spinto ai limiti la normativa allora vigente.

Trump agli inizi degli anni 1990 ha convinto i suoi sostenitori finanziare a cancellare milioni di dollari di debito che non avrebbe potuto ripagare. Per l’agenzia delle entrate americana, ogni dollaro di debito cancellato equivale a un dollaro di reddito imponibile.

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