Burkini vietato, le ministre contro Valls

Per le titolari dell'Educazione e della Sanità «così si sdogana il razzismo»

Salgono i toni nella surriscaldata Parigi, dove i 37 gradi si accompagnano a un aumento della temperatura politica nella maggioranza. Il pomo della discordia è burkini sì o burkini no, con il primo ministro Manuel Valls che carica a testa bassa incurante dell'opposizione di molti della gauche francese e della sinistra europea.

Attesissima, la decisione del Consiglio di Stato, sollecitato dalla Lega per i diritti dell'uomo, è slittata a oggi. Intanto, ci hanno pensato Valls e Najat Vallaud-Belkacem, la sua fedele ministra dell'Educazione. «La proliferazione di decreti anti-burkini - ha affermato la ministra a Europe 1 con riferimento ai divieti in una trentina di comuni del costume da bagno "totale" esibito da alcune islamiche sulle spiagge - non è benvenuta. Penso che si ponga la questione delle libertà individuali, così si sdogana il razzismo». Al richiamo si è subito allineata la collega degli Affari Sociali e Sanità, Marisol Touraine: «tacere oggi sarebbe lasciar credere che non c'è altra strada possibile se non quella di questi divieti».

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Accigliato, Valls ha risposto: «Sono decisioni essenziali, adottate in presenza di rischi per l'ordine pubblico. Siamo in presenza di segnali di rivendicazione di un islamismo politico che punta a far sì che nello spazio pubblico si costringa la Repubblica ad arretrare». E al giornalista che gli fa notare come l'Isis già utilizzi a fini di propaganda i filmati girati sulle spiagge, con i gendarmi che multano le donne in burkini, Valls risponde alzando la voce: «e allora va bene, lasciamo stare le donne velate, abbandoniamo la laicità, non siamo più la Francia!».
Fronte comune antidivieto anche all'estero. Ieri il sindaco musulmano di Londra, Sadiq Khan, ha unito la sua voce a quella della collega parigina, Anne Hidalgo, per proclamare che «solo le donne devono decidere quale abito indossare».

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