Attacco dell'Isis a Parigi almeno 4 i feriti italiani

Ci sarebbe qualche ferito italiano, oltre ai due giovani trentini rimasi quasi illesi, secondo le informazioni che trapelano a fatica, negli attentati parigini di ieri sera. In particolare, l’agenzia Ansa riferisce di due giovani di Senigallia rimasti lievemente nell’attentato al Bataclan, come ha comunicato il sindaco Maurizio Mangialardi. Si tratta di una ragazza, raggiunta alla spalla da una scheggia o da un proiettile, che è già stata operata, e di un ragazzo che è stato medicato.

I trentini coinvolti sono i fratelli Andrea e Chiara Ravagnani di Dro, che si trovavano al concerto insieme con i rispettivi fidanzati, Valeria Soresin, veneziana, e Stefano Peretti, veronese. I due ragazzi gardesani hanno già contattato la famiglia in Trentino spiegando di aver riportato solo lievi ferite. C'è invece preoccupazione per la sorte di Valeria Solesin, 28 anni, studentessa della Sorbona, che al momento risulta fra i dispersi dopo l'attentato.  Secondo fonti di stampa, Valeria, che inizialmente era sfuggita ai terroristi insieme al fidanzato trentino, poi avrebbe perso contatto con Andrea e sarebbe finita fra le persone che si sono nascoste nel sottotetto: la speranza è che questa ipotesi venga al più preso confermata dalle autorità, visto che il telefono della giovane risulta non raggiungibile.


Fonti ufficiali del ministero degli esteri italiano parlano di altri due italiani feriti lievemente e comunque fuori pericolo.

Secondo quanto si apprende, si tratta di due ragazze italiane che sono state ferite in modo leggero. Non erano all’interno della sala da concerti Bataclan ma in uno degli altri siti colpiti. Le due ragazze stanno bene e hanno già lasciato l’ospedale dove sono state medicate.

La Farnesina aggiunge che si sta lavorando anche su alcune altre segnalazioni finora raccolte che necessitano opportune verifiche.

Incrociando queste informazioni, dunque, sarebbero almeno quattro i feriti italiani, tutti in condizioni non gravi.

In chat con un’amica, poco prima della mezzanotte, Margherita, aquilana 30enne, descrive i momenti della tragedia: «Siamo in un ristorante a la Bastille, credo non molto lontano dal posto in cui è avvenuta la sparatoria. Abbiamo cominciato a notare uno strano movimento di sirene e poi di messaggi, hanno cominciato a ricevere tutti telefonate».

«A un certo punto hanno cominciato a sbaraccare tutto, quindi siamo stati costretti ad avviarci a piedi - scrive più tardi, sempre in chat, Margherita - Non ci hanno cacciato, ma eravamo rimasti solo noi e hanno cominciato a rimettere le sedie dell’esterno dentro il locale. Quindi abbiamo deciso di cominciare ad andare». «Abbiamo percorso dei vicoletti e c’era ovunque polizia con fucili - continua - Per non parlare delle ambulanze. Sono tornati alla memoria pessimi ricordi».

«Come sto? Direi ok, ho avuto già un certo training».

«C’erano un sacco di aquilani stasera, anche Agnese che alloggiava vicino al Bataclan». «Se c’è una cosa che ho imparato è che al destino non si sfugge». «Sono qui solo in questi giorni, parto domenica, in teoria. Mi domando cosa sarà domani.
Domani Parigi sarà sicurissima. Non trovi?».

Drammatica anche testimonianza riportata oggi da L’Eco di Bergamo della professoressa Annalisa Cagnoli Cassader che proprio in questi giorni si trova in gita a Parigi con il collega Giovanni Rota Sperti e una ventina di studenti della quinta B del liceo scientifico Lussana di Bergamo.

«Ci è corsa incontro sul metrò, era coperta di sangue e urlava: sono dappertutto, hanno sparato, ci sono decine di morti».
Il panico vissuto nelle strade di Parigi ha travolto i ragazzi bergamaschi che, solo per pochi minuti, sono scampati alla sparatoria all’esterno di un ristorante tra Rue de Charonne e Boulevard Voltaire.

La classe era infatti a cena in un altro locale in piazza della Bastille, poco distante dal luogo dell’attacco con i kalashnikov. «Dopo la cena con i ragazzi - racconta l’insegnante - siamo scesi in metropolitana. Pochi minuti dopo, un assalitore ha sparato da un’auto diverse raffiche contro i tavolini all’esterno di un ristorante vicino a noi». Una volta saliti sulla linea 5, alla fermata successiva Richard-Lenoir, nel metrò è entrata una ragazza francese disperata: «Era coperta da schizzi di sangue di persone colpite dagli attentatori - racconta con un filo di voce la professoressa - nella sala concerti Bataclan. Lei, sui 25 anni, non era ferita, ma piangeva e aveva l’orrore negli occhi».

«Poi - aggiunge da Parigi uno studente di Bergamo, Tommaso Aresi - è arrivata una seconda donna.
Era italiana, anche lei sui 25 anni. Ha detto che sparavano ovunque e che aveva sentito il rumore delle esplosioni. Allora ci siamo resi conto che era successo qualcosa di grave e siamo andati subito in albergo».

I ragazzi si sono chiusi nelle camere, gli albergatori hanno infatti vietato a tutti di uscire: «Abbiamo acceso la televisione e lì abbiamo cominciato a renderci conto di quello che stava succedendo - dice Aresi -. Già in metrò qualche messaggio era arrivato dagli altoparlanti. Noi stiamo bene. È una cosa che non potevamo immaginare, terribile». Oggi - se gli aeroporti saranno operativi - è previsto il rientro degli studenti a Bergamo con un volo Ryanair.

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