Storico voto sulle nozze gay in Irlanda

L'onda arcobaleno si è riversata sull'Irlanda. Milioni di elettori, tanti anche tornati appositamente dall'estero in patria, sono andati alle urne per votare nello storico referendum per decidere se introdurre o meno i matrimoni tra le persone dello stesso sesso nella Repubblica. E' stata registrata un'elevata affluenza in particolare a Dublino, con alcune zone della capitale che intorno alle 17 superavano il 40%, e più bassa in quelle rurali, segno, secondo gli esperti, che la parte dell'elettorato più aperta al cambiamento e quindi al 'sì', già dato per favorito, è andata in forze alle urne. Per molte ragioni si tratta di un appuntamento storico, come ha sottolineato anche il New York Times. Solo fino a due decenni fa nel Paese l'omosessualità era ancora considerata un reato. Poi in tempi rapidi è cambiato tutto. Nel 2010 sono state introdotte le unioni civili fra persone dello stesso sesso e ora gli irlandesi sono i primi al mondo a tenere un referendum per decidere sull'introduzione delle nozze gay. Questo potrebbe spingere anche altri Paesi, soprattutto quelli più tradizionalisti, a rivedere la loro politica in materia. Di sicuro in queste ore ha preso forma una sorta di movimento internazionale, fatto di migliaia di 'expat', immigrati, in gran parte favorevoli al 'sì', che sono rimpatriati da tutto il mondo, perfino dall'Australia, dal Canada e dagli Usa, appositamente per votare. Hanno risposto alla campagna lanciata su Twitter con l'hashtag ''HomeToVote''. Fra i casi più eclatanti, quello di Cormac O'Sullivan, 34enne operatore umanitario, che è volato ieri da Nairobi per tornare nella sua Cork. ''L'eguaglianza per le persone di ogni orientamento sessuale è sempre stata difesa dalla mia famiglia. Mia madre e mio padre parteciparono al primo Gay Pride a Cork negli anni Ottanta'', ha detto.

Il referendum però ha diviso il Paese e innescato uno scontro, in parte generazionale, tra giovani più aperti al cambiamento e anziani più legati alla tradizione, con anche ripercussioni di tipo religioso. La stessa chiesa cattolica, la cui influenza si è ridotta in Irlanda, non è stata del tutto unita. I vescovi hanno detto ai cittadini di votare rispettando i principi morali a difesa della famiglia tradizionale, ma ci sono preti e suore 'ribelli' che invece sono a favore di un'apertura. Il fronte del 'no' è guidato da una serie di gruppi conservatori e di ispirazione cristiana. Mentre il variegato blocco del 'sì' riunisce la maggior parte dei partiti, i media, le aziende, i sindacati, gli studenti e le personalità dello sport e dello spettacolo. La tensione si è fatta sentire anche nei seggi, quando qualche elettore oggi ha protestato per la presenza della Bibbia, temendo che fosse un modo escogitato da qualche gruppo religioso per influenzare il voto. Ma le autorità hanno precisato che i libri sacri erano lì solo per permettere di giurare sulla propria identità a chi si presentava senza documenti. 

Si dovrà aspettare fino a oggi, 23 maggio, per conoscere l'esito di questo referendum. Gli scrutini inizieranno alle 9 di mattina (le 10 in Italia) e nel giro di qualche ora si dovrebbe conoscere se hanno prevalso i 'sì' o i 'no'. Quello sulle nozze gay non è l'unico quesito referendario per modificare la costituzione che è stato sottoposto agli irlandesi: devono esprimersi anche sulla proposta di ridurre l'età per l'eleggibilità del presidente della Repubblica dai 35 ai 21 anni.

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