Utilizzo delle dosi di vaccino disponibili: il Trentino settimo in Italia, in testa la valle d'Aosta. Bolzano accelera sugli over 80

di Zenone Sovilla

Trentino al settimo posto fra le regioni italiane per percentuale di vaccini somministrate rispetto al totale delle dosi ricevute.

I dati aggiornati poco prima delle 13 di oggi nel report ministeriale indicano che la provincia ha utilizzato 43.924 dosi, cioè il 70% delle 61.850 finora ricevute.

Si procede, dunque, per ora, con la prassi di accantonare una quota rilevante al fine di garantire i richiami entro il termine previsto.

Su questo punto, come noto, negli ultimi giorni si è acceso un dibattito e lo stesso governo Draghi sembra orientato verso una modifica della prassi, cioè differire la seconda dose o in ogni caso utilizzare per la prima tutti i flacni via via disponibili. Si tratta, in sostanza, del modello britannico, che in questo modo ha consentito in tre mesi di abbattere dell'80% i ricoveri in ospedale, immunizzando le fasce più deboli della popolazione.

In valle d'Aosta si spinge già in questa direzione: la regione autonoma svetta nel report con l'86% di dosi somministrate.

Al secondo posto c'è la Provincia autonoma di Bolzano (82,8%) che evidentemente sta seguendo una strategia simile.

In Alto Adige, infatti, l'obiettivo dichiarato è di completare questo mese la copertura di tutti i cittadini sopra gli 80 anni che intendonoi immunizzarsi. Per loro si utilizza principalmente il vaccino Pfizer, oltre al Moderna. Sui più giovani appartenenti alle categorie prioritarie sono impiegati i vaccini AstraZeneca, con differimento (per ora) a 12 settimane del richiamo.

Terza nella graduatoria è la Campania (75,6%), seguita da Piemonte (74,85), Friuli Venezia Giulia (73,6%) e Toscana (73,6%).

Al settimo posto il Trentino, seguito da Basilicata, Emilia Romagna e Lazio.

Quindi via via tutte le altre, con la Calabria fanalino di coda: ha utilizzato poco meno della metà dei vaccini in magazzino (53,4%).

Per quanto riguarda le somministrazioni agli over 80 fuori dalle case di riposo, al momento risulta in testa l'Emilia Romagna, che ne ha già vaccinato uno su cinque.

Frattanto a livello centrale, con il riassetto dei vertici di Protezione civile e commissario dell'emergenza, si punta a un maggiore coordinamento e a minori differenze fra le varie aree del paese.

Sono allo studio alcuni meccanismi che andrebbero adottati universalmente, anche sul fronte delle modalità di prenotazione degli appuntamenti e dell'identificazione delle sottocategorie prioritarie (nel caso del personale della sanità, per esempio, alcune Regioni hanno somministrato il vaccino anche a una fetta rilevante di impiegati ammnistrativi, che però non sono esposti al contagio più di altri cittadini).

Si lavora anche all'individuazione dei grandi spazi da utilizzare per l'attesa fase di vaccinazione di massa (al coordinamento penserà la Protezione dove è tornato alal guida Curcio).

Anche il flusso delle consegne dovrà fare un salto di qualità, con l'imminente aumento della disponibilità di dosi: a questo dovrà pensare il neocommissario che ha sostituito Arcuri, il generale Figliuolo.

Sullo sfondo ci sono vari movimenti proprio in relazione all'approvvigionamento urgente di nuovi vaccini.

Aumentano le pressioni sulla Ue e in particolare sull'agenzia regolatoria Ema affinché acceleri i processi autorizzativi dei vaccini.

Oggi ha fare un passo particolarmente pesante è stato il cancelliere austriaco Sebastian Kurz, con l'annuncio di una futura strategia diversa, che prescinderà da quella comune europea e si appoggerà alal collaborazione, anche sui vaccini, con un gruppo di stati di cui fanno parte, fra gli altri, anche Danimarca, Norvegia, Israele e Australia.

Ma la replica Ue, di là dalla contrarietà manifestata dopo le dichiarazioni di Kurz, potrebber essere proprio un salto di qualità nella tempistica e anche nella modalità.

Un nuovo contratto è stato siglato ieri con la multinazionale Usa Moderna (300 milioni di dosi ma tempi di consegna non ancora definiti), mentre a giorni l'Ema dovrebbe dare il via libera al vaccino Johnson&Johnson, particolarmente atteso anche per la facilità di conservazione e di utilizzo (normali frigoriferi e un'unica dose da somministrare). Potrebbero arrivarne in Italia alcuni milioni di dosi nel primo trimestre 2021 e 27 entro l'autunno. Secondo i programmi dell'azienda, il vaccino sarà prodotto anche nello stabilimento della Catalent, in provincia di Frosinone.

Un passo successivo potrebbe essere uno scatto sul fronte dei contatti per l'esame del vaccino russo Sputnik V, abbandonando dunque le resistenze (che sembrano più di carattere geopolitico che sanitario).

E intanto il vaccino russo, tanto richiesto anche da vari politici italiani, viene utilizzato anche nella penisola. A San Marino.

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