Terremoto in centro Italia, ritardi e amarezza dopo tanta solidarietà arrivata anche dal Trentino

Orgoglio ma anche amarezza. La solidarietà del Trentino alle zone terremotate del centro Italia, colpite dal sisma del 2016 di cui in questi giorni ricorre il quarto anniversario, è stata come sempre generosa, efficace, tempestiva.

Il fatto che dopo quattro anni la vita nei paesi del cratere sia ridotta al lumicino, la ricostruzione ancora un'utopia e persino la rimozione di molte macerie un'operazione ancora da compiere o completare, lascia l'amaro in bocca a istituzioni, associazioni, volontari che quattro anni fa raccolsero fondi e misero a disposizione competenze e braccia da lavoro per venire in soccorso alle popolazioni colpite dal terremoto. «Quest'anno – spiega il dirigente del dipartimento della Protezione civile trentina, Raffaele De Col – siamo stati invitati alle cerimonie ma abbiamo preferito rinunciare alla presenza, in ottica di prevenzione covid. A febbraio la Provincia è stata ad Amatrice (Rieti) per valutare con la locale amministrazione comunale il destino della scuola costruita dal Trentino nell'immediatezza del sisma».

Quell'edificio in legno colorato (nella foto) che molti ricordano, ad Amatrice è ancora chiamato «la scuola trentina». Fu realizzato in poche settimane dalla nostra Protezione civile per garantire un tetto a bambini e studenti all'inizio dell'anno scolastico. Fu un piccolo miracolo di rapidità e qualità della costruzione. Due anni dopo – con l'inaugurazione della scuola in muratura finanziata dal gruppo Fca – venne occupata dalle ultime classi dell'istituto alberghiero e dalle associazioni. Più di una volta la splendida realizzazione trentina stava per essere smantellata, ma puntualmente si ritenne la scelta avventata e poco rispettosa del grande impegno profuso per costruirla.
L'altra importante opera realizzata dalla Provincia di Trento è lo studentato universitario di Camerino (Macerata): «Viene utilizzato e prima del covid ospitava 460 studenti», aggiunge De Col.

L'Associazione nazionale alpini era invece intervenuta nel comune di Campotosto, piccolo paese abruzzese a 1400 metri di quota, per realizzarvi una casa sociale. Il Trentino si era occupato della copertura, con i lattonieri e carpentieri che avevano realizzato il tetto. «Una struttura utilizzata, per fortuna, come immobile per le associazioni, sede dell'Ana locale, punto di aggregazione con bar e sale» ricorda il presidente dell'Ana trentina, Paolo Frizzi , che non nasconde una punta di retrogusto amaro, pensando a quanto l'Ana era pronta a fare ancora: «Ad Accumoli, nell'Alto Lazio, eravamo pronti a realizzare una struttura analoga, ma la burocrazia nazionale, le lentezze e la scarsa concretezza delle amministrazioni locali hanno bloccato tutto, tanto che non siamo ancora alla fase progettuale e stiamo ripensando l'impegno. Certo, se pensiamo ai tempi brevi delle realizzazioni del 2012 in Emilia, come il centro polifunzionale a Rovereto sulla Secchia realizzato dall'Ana, il confronto è impietoso».

L'applicazione di procedure ordinarie anche in caso di un evento eccezionale come il terremoto e il fallimento di molte aziende edili hanno complicato drammaticamente, nelle quattro regioni coinvolte (Lazio, Marche, Abruzzo, Umbria), l'avvio di qualcosa che assomigli a una ripartenza, a una ricostruzione, come è stato ricordato nelle commemorazioni di questi giorni.
Massimo Zadra , fino a un mese fa presidente degli artigiani della val di Non, con i suoi colleghi e associazioni del territorio nel 2012 era corso in soccorso di Novi di Modena e con gli amici emiliani e una onlus nata dal basso, quattro anni dopo, è intervenuto a Pretare (frazione di Arquata del Tronto), Montegallo (sempre nell'ascolano) e Accumoli.

«A Pretare abbiamo realizzato una sala polifunzionale usata come chiesa, sala del consiglio comunale e per la vita sociale del paese, che si popola soprattutto d'estate – spiega Zadra – e la popolazione locale continua a ringraziarci. Ma sono anche delusi per il fatto che non si sia mosso molto altro e, più passa il tempo, il rischio che pochi continuino a vivere ai piedi del Monte Vettore, nei moduli abitativi provvisori, è concreto. A Montegallo abbiamo realizzato un piccolo centro servizi con ambulatorio, negozio e ristorante. Ad Accumoli, con i container già usati a Cavezzo, in Emilia, restaurati, un centro commerciale che funziona, con gommista, studi tecnici, bar-ristorante, lungo la Salaria. Ma, purtroppo, progetti di ricostruzione non se ne vedono e il morale della popolazione locale sta scendendo».

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