Mancano le coperture Stop alla legittima difesa

L’«impresa» che non era riuscita agli 81 emendamenti dell’opposizione tutti bocciati una settimana fa, riesce alla commissione Bilancio della Camera che, con i suoi rilievi, rallenta la marcia del ddl sulla legittima difesa.

Un errore nelle coperture finanziarie - una svista, minimizza la maggioranza - che comporta una «correzione», e quindi una modifica. Tanto basta per riportare alla casella del Senato il testo del provvedimento-totem per la Lega di Matteo Salvini che sperava nell’ok finale a febbraio. Invece, dopo la discussione alla Camera, prevista tra una decina di giorni, al ddl toccherà un terzo passaggio a Palazzo Madama dove era stato approvato il 24 ottobre scorso.

Si allungano i tempi per una legge che a Montecitorio sembrava blindata. Merito in primis dell’assenza di emendamenti da parte del Movimento 5 stelle (e ovviamente del Carroccio) nella commissione Giustizia. In più, gli 81 presentati da Pd, Forza Italia, gruppo Misto e Fratelli d’Italia erano stati respinti in un pomeriggio. Per licenziare il ddl mancava il parere della commissione Bilancio, e lì è arrivato lo stop. Nel provvedimento sono state inserite le coperture finanziarie anche del bilancio 2018 (oltre quelle per il 2019 e 2020) ma sono inutili, perché l’esame della legittima difesa è partito alla Camera a inizio 2019. «Se c’è un iter va rispettato, è stato fatto un errore può capitare», taglia corto la leghista Maura Tomasi della Bilancio (presieduta dal «collega» Claudio Borghi).

Per rimediare, all’ora di pranzo i relatori di Lega e FI presentano un emendamento che viene approvato (contrari Pd e LeU), chiudendo così la partita in commissione Giustizia.

«Niente di grave, si tratterà di aspettare una o due settimane in più», sminuisce Riccardo Marchetti della Lega. E smentisce l’idea che ci sia stata una «manina» per boicottare una delle leggi più salviniane, magari da parte dell’alleato. «No, credo sia solo una svista, forse perché si è andati veloci quando si discuteva il bilancio». In sintonia, la presidente della commissione Giustizia, la grillina Giulia Sarti che assicura lealtà e zero emendamenti. «È nel contratto di governo e, come alleati, terremo fede a quel contratto», ricorda pur avanzando dubbi sull’opportunità della riforma. «Non serve più di tanto ma è importante comunicarla bene all’esterno».

Resta in piedi l’opposizione di Pd e Forza Italia, ma in modo opposto. I Dem ripresenteranno emendamenti soppressivi. Il partito di Berlusconi, che spinge per una normativa più stringente, spera di rimettere in discussione il testo, specie sull’annullamento dell’indennizzo per l’aggressore e l’inversione dell’onere della prova. «La legittima difesa è una priorità: se serve, lavoriamo anche nei weekend», twitta la capogruppo Mariastella Gelmini. Sulle barricate pure LeU che in Aula presenterà una pregiudiziale di costituzionalità. «Crediamo che l’automatismo per cui l’aggressione stessa ai beni materiali legittimi di fatto una reazione, sia molto grave ed è fuori dalla Costituzione», spiega Federico Conte.

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