Terrorismo, 7 tunisi espulsi Pericolo di «sbarchi occulti»

Quella riguardante Atef Mathlouthi è solo l’ultima delle diverse segnalazioni che da mesi l’intelligence tunisina gira ai nostri apparati di sicurezza, nell’ambito di una collaborazione «consolidata, costante e proficua» che dura da anni e che è stata rafforzata recentemente in un incontro tra il ministro dell’Interno Marco Minniti e il suo collega tunisino Lofti Brahem. Proprio a febbraio scorso infatti, la Tunisia ha ribadito il «massimo impegno» nel controllo dei flussi migratori, nelle procedure di rimpatrio e nel contrasto ad ogni forma di terrorismo.

Una collaborazione, tra l’altro, che trova conferma anche nel numero degli espulsi: nel 2017 sono stati oltre 25 i tunisini rimpatriati con provvedimento del ministro dell’Interno per motivi di sicurezza dello Stato e in questi primi due mesi e mezzo sono già sette.

Due erano detenuti a Padova e Palermo e avevano manifestato posizioni radicali, altri due erano soggetti ritenuti vicini all’Isis e sono stati rintracciati a Ravenna, un altro, che viveva ad Anzio, era in contatto con ambienti radicali in Francia.

Anche il sesto era secondo le indagini in contatto con presunti appartenenti all’Isis ed è stato rintracciato ad Anzio, mentre l’ultimo - che secondo gli investigatori era in contatto con un foreign fighter in Siria ed era pronto ad un «gesto eclatante» - lo hanno rimpatriato poco meno di 15 giorni fa: era arrivato con un barcone a Linosa, dove lo hanno arrestato per una precedente condanna per furto e droga, e successivamente espulso.

E proprio la rotta Tunisia-Italia è quella che al momento viene monitorata con maggiore attenzione. Innanzitutto perchè, con il calo dei flussi dalla Libia, c’è stato nel 2017 un aumento del 492% delle partenze rispetto al 2016.

E quest’anno sono già sbarcati 1.187 tunisini su un totale di 6.161 migranti arrivati (il 19% del totale). Ma soprattutto, hanno segnalato gli 007 nella Relazione al Parlamento, perchè «rispetto agli arrivi dalla Libia, quelli originati dalla Tunisia presentano caratteri peculiari: sono entrambi essenzialmente autoctoni e prevedono sbarchi “occulti”, effettuati sottocosta per eludere la sorveglianza marittima aumentando con ciò, di fatto, la possibilità di infiltrazione di elementi criminali e terroristici».

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