Ue, 60 anni dopo nuova firma dei leader dei 27 a Roma

L’Europa vuole ripartire da Roma, 60 anni dopo. In Campidoglio, come allora nella sala degli Orazi e Curiazi, i 27 leader europei hanno firmato la dichiarazione di Roma, a 60 anni, appunto, dalla storica cerimonia dei Trattati, avvenuta il 25 marzo 1957.
 
«È stato un viaggio di conquiste. Un viaggio di speranze realizzate e di speranze ancora da esaudire - ha detto il presidente del consiglio Gentiloni nel suo discorso di apertura - Alla fine della seconda guerra mondiale, l’Europa era ridotta a un cumulo di macerie. Milioni di europei morti. Milioni di europei rifugiati o senza casa. Un continente che poteva contare su almeno 2500 anni di storia, ritornato di colpo all’anno zero. Prima ancora che la guerra finisse, reclusi in una piccola isola del Mediterraneo, due uomini, Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, assieme ad altri, sognavano un futuro diverso. Un futuro senza guerre. Un futuro prospero. Un futuro di pace».



Il premier ha citato De Gasperi, Monnet e Gadamer: «Va ricostruita la fiducia dei cittadini nell’Europa», ha detto.

«Dobbiamo mettere tutto il nostro impegno per un’unione indivisibile - ha ribadito il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker - Non per nostalgia, ma perché solo restando uniti saremo in grado di sostenere sfide che ci attendono, garantire un’Europa più sicura, all’altezza della sfuide del mondo di oggi».

«Ci sarà un centesimo anniversario», ha concluso Juncker.



Ma cosa dice la dichiarazione di Roma? Ecco come inizia:

«Noi, i leader dei 27 Stati membri e delle istituzioni dell’UE, siamo orgogliosi dei risultati raggiunti dall’Unione europea: la costruzione dell’unità europea è un’impresa coraggiosa e lungimirante. Sessanta anni fa, superando la tragedia di due conflitti mondiali, abbiamo deciso di unirci e di ricostruire il continente dalle sue ceneri. Abbiamo creato un’Unione unica, dotata di istituzioni comuni e di forti valori, una comunità di pace, libertà, democrazia, fondata sui diritti umani e lo stato di diritto, una grande potenza economica che può vantare livelli senza pari di protezione sociale e welfare».

E ancora: «L’unità europea è iniziata come il sogno di pochi ed è diventata la speranza di molti. Fino a che l’Europa non è stata di nuovo una. Oggi siamo uniti e più forti: centinaia di milioni di persone in tutta Europa godono dei vantaggi di vivere in un’Unione allargata che ha superato le antiche divisioni. L’Unione europea è confrontata a sfide senza precedenti, sia a livello mondiale che al suo interno: conflitti regionali, terrorismo, pressioni migratorie crescenti, protezionismo e disuguaglianze sociali ed economiche. Insieme, siamo determinati ad affrontare le sfide di un mondo in rapido mutamento e a offrire ai nostri cittadini sicurezza e nuove opportunità.

Renderemo l’Unione europea più forte e più resiliente, attraverso un’unità e una solidarietà ancora maggiori tra di noi e nel rispetto di regole comuni. L’unità è sia una necessità che una nostra libera scelta. Agendo singolarmente saremmo tagliati fuori dalle dinamiche mondiali. Restare uniti è la migliore opportunità che abbiamo di influenzarle e di difendere i nostri interessi e valori comuni. Agiremo congiuntamente, a ritmi e con intensità diversi se necessario, ma sempre procedendo nella stessa direzione, come abbiamo fatto in passato, in linea con i trattati e lasciando la porta aperta a coloro che desiderano associarsi successivamente.

La nostra Unione è indivisa e indivisibile. Per il prossimo decennio vogliamo un’Unione sicura, prospera, competitiva, sostenibile e socialmente responsabile, che abbia la volontà e la capacità di svolgere un ruolo chiave nel mondo e di plasmare la globalizzazione. Vogliamo un’Unione in cui i cittadini abbiano nuove opportunità di sviluppo culturale e sociale e di crescita economica. Vogliamo un’Unione che resti aperta a quei paesi europei che rispettano i nostri valori e si impegnano a promuoverli.

In questi tempi di cambiamenti, e consapevoli delle preoccupazioni dei nostri cittadini, sosteniamo il programma di Roma e ci impegniamo ad adoperarci per realizzare:

  1. Un’Europa sicura: un’Unione in cui tutti i cittadini si sentano sicuri e possano spostarsi liberamente, in cui le frontiere esterne siano protette, con una politica migratoria efficace, responsabile e sostenibile, nel rispetto delle norme internazionali; un’Europa determinata a combattere il terrorismo e la criminalità organizzata.
  2. Un’Europa prospera e sostenibile: un’Unione che generi crescita e occupazione; un’Unione in cui un mercato unico forte, connesso e in espansione, che faccia proprie le evoluzioni tecnologiche, e una moneta unica stabile e ancora più forte creino opportunità di crescita, coesione, competitività, innovazione e scambio, in particolare per le piccole e medie imprese; un’Unione che promuova una crescita sostenuta e sostenibile attraverso gli investimenti e le riforme strutturali e che si adoperi per il completamento dell’Unione economica e monetaria; un’Unione in cui le economie convergano; un’Unione in cui l’energia sia sicura e conveniente e l’ambiente pulito e protetto.
  3. Un’Europa sociale: un’Unione che, sulla base di una crescita sostenibile, favorisca il progresso economico e sociale, nonché la coesione e la convergenza, difendendo nel contempo l’integrità del mercato interno; un’Unione che tenga conto della diversità dei sistemi nazionali e del ruolo fondamentale delle parti sociali; un’Unione che promuova la parità tra donne e uomini e diritti e pari opportunità per tutti; un’Unione che lotti contro la disoccupazione, la discriminazione, l’esclusione sociale e la povertà; un’Unione in cui i giovani ricevano l’istruzione e la formazione migliori e possano studiare e trovare un lavoro in tutto il continente; un’Unione che preservi il
    nostro patrimonio culturale e promuova la diversità culturale.
  4. Un’Europa più forte sulla scena mondiale: un’Unione che sviluppi ulteriormente i partenariati esistenti e al tempo stesso ne crei di nuovi e promuova la stabilità e la prosperità nel suo immediato vicinato a est e a sud, ma anche in Medio Oriente e in tutta l’Africa e nel mondo; un’Unione pronta ad assumersi maggiori responsabilità e a contribuire alla creazione di un’industria della difesa più competitiva e integrata; un’Unione impegnata a rafforzare la propria sicurezza e difesa comuni, anche in cooperazione e complementarità con l’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico, tenendo conto degli impegni giuridici e delle situazioni nazionali; un’Unione attiva in seno alle Nazioni Unite che difenda un sistema multilaterale disciplinato da regole, che sia orgogliosa dei propri valori e protettiva nei confronti dei propri cittadini, che promuova un commercio libero ed equo e una politica climatica globale positiva.


Perseguiremo questi obiettivi, fermi nella convinzione che il futuro dell’Europa è nelle nostre mani e che l’Unione europea è il migliore strumento per conseguire i nostri obiettivi. Ci impegniamo a dare ascolto e risposte alle preoccupazioni espresse dai nostri cittadini e dialogheremo con i parlamenti nazionali. Collaboreremo a livello di Unione europea, nazionale, regionale o locale per fare davvero la differenza, in uno spirito di fiducia e di leale cooperazione, sia tra gli Stati membri che tra di essi e le istituzioni dell’UE, nel rispetto del principio di sussidiarietà. Lasceremo ai diversi livelli decisionali sufficiente margine di manovra per rafforzare il potenziale di innovazione e crescita dell’Europa.

Vogliamo che l’Unione sia grande sulle grandi questioni e piccola sulle piccole. Promuoveremo un processo decisionale democratico, efficace e trasparente, e risultati migliori. Noi leader, lavorando insieme nell’ambito del Consiglio europeo e tra le istituzioni, faremo sì che il programma di oggi sia attuato e divenga così la realtà di domani. Ci siamo uniti per un buon fine. L’Europa è il nostro futuro comune». 


 

L’Europa unita nasce dalle rovine ancora fumanti della Seconda guerra mondiale su impulso di Francia e Germania, intenzionate a porre fine alla contesa per controllare la produzione di carbone e acciaio all’origine dei conflitti europei.

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Dalla fondazione della Ceca, all’allargamento fino a 28 Paesi, alla nascita dell’euro e ora alla Brexit, ecco le principali tappe del processo di integrazione europea.

  • 1950: Dichiarazione Schuman del 9 maggio, oggi Festa dell’Europa, in cui l’allora ministro francese degli esteri prospetta su idea di Jean Monnet la creazione di una comunità tra Francia e Germania per condividere carbone e acciaio e a cui gli altri Paesi sono liberi di unirsi.
  • 1951: Francia, Germania, Belgio, Olanda, Lussemburgo e Italia firmano a Parigi il Trattato che istituisce la Ceca, la Comunità europea del carbone e dell’acciaio, in vigore dal 1952.
  • 1957: i sei Paesi fondatori firmano a Roma il Trattato che istituisce la Comunità economica europea (Cee) e l’Euratom, la Comunità per l’energia atomica, in vigore dal 1958.
  • 1965: Si fondono gli organismi esecutivi delle tre comunità, dando vita a Consiglio e Commissione, in vigore dal 1967.
  • 1973: entrano Danimarca, Irlanda e Gran Bretagna.
  • 1979: prima elezione diretta del Parlamento europeo. Entra in funzione lo Sme, il sistema monetario europeo.
  • 1981: ingresso della Grecia.
  • 1986: entrano Spagna e Portogallo. Firma dell’Atto unico europeo in vigore dal 1987, che prepara la strada alla nascita del mercato unico europeo nel 1993.
  • 1987: parte il programma di scambio per studenti Erasmus.
  • 1990: firma degli accordi di Schengen per l’abolizione delle frontiere interne.
  • 1992: firma del Trattato di Maastricht sull’Unione europea, in vigore dal 1993, che getta le basi dell’euro.
  • 1995: entrano Austria, Svezia e Finlandia.
  • 1997: firma del Trattato di Amsterdam, in vigore dal 1999, che dà nuovi poteri all’Ue.
  • 2001: firma del Trattato di Nizza, in vigore dal 2003, e avvio della Convenzione sul futuro dell’Europa.
  • 2002: entra in vigore l’euro.
  • 2004: ingresso di Cipro, Repubblica ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Slovacchia e Slovenia.
  • 2005: Francia e Olanda votano contro la Costituzione europea.
  • 2007: entrano Bulgaria e Romania.
  • 2009: firma del Trattato di Lisbona, che recupera parte dei nuovi poteri ed elementi di governance dell’Ue dalla Costituzione bocciata dai referendum olandese e francese, tra cui la creazione dell’Alto rappresentante per la politica estera (oggi incarico svolto da Federica Mogherini), e del presidente del Consiglio europeo (ora il polacco Donald Tusk).
  • 2013: ingresso della Croazia, con cui l’Ue cresce a 28 Paesi.
  • 2016: la Gran Bretagna vota per uscire dall’Ue, è la «Brexit».
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