Strage di via D'Amelio, 24 anni di misteri e inganni Il ricordo di Borsellino e dei 5 agenti della scorta

Undici processi e una verità ancora lontana. A 24 anni dalla strage di via D'Amelio, Palermo ricorda Paolo Borsellino e gli uomini della scorta con tante iniziative orientate verso un solo obiettivo: fare luce sulle «cose terribili» di questi anni. Così il presidente del Senato, Pietro Grasso, chiama l'intreccio di depistaggi, misteri e falsi pentiti che da un lato impedisce di fissare le responsabilità di chi ha organizzato l'attentato e dall'altro alza veli sul ruolo opaco svolto da vari pezzi dello Stato.

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Smontato il teorema fondato sul falso pentito Vincenzo Scarantino, gestito dal pool degli investigatori dell'ex questore Arnaldo La Barbera, il nuovo corso giudiziario sulla strage è ora ispirato dalle dichiarazioni di Gaspare Spatuzza dalle quali sono scaturite due svolte. Una è quella che ha portato alla revisione del processo a sette personaggi già condannati all'ergastolo. E l'altra è quella che ha innescato un processo «quater» a carico dei boss Salvo Madonia e Vittorio Tutino e dei pentiti taroccati Vincenzo Scarantino, Francesco Andriotta e Calogero Pulci.

L'irruzione di nuove figure criminali ha certamente consolidato la matrice operativa mafiosa, mettendo ognuno al posto giusto, ma ha alzato nuove ombre sulle strategie e sugli obiettivi di chi ha guidato la macchina investigativa. E proprio su questo fronte la verità si è di nuovo allontanata dopo l'archiviazione delle posizioni di tre uomini-chiave del pool come Salvatore La Barbera, Vincenzo Ricciardi e Mario Bo. Tutto questo accadeva mentre al processo-quater si aprivano nuovi spiragli e un vero e proprio giallo su contrasti, rivalità e manipolazioni che hanno tanto indignato Lucia Borsellino da farle dire: «Mio padre è stato ucciso due volte».

Le zone oscure sulle «bugie di Stato» e sulla direzione investigativa hanno finora impedito di dare un senso concreto alle ultime inquietudini di Borsellino, impegnato dopo la strage Falcone e nell'attesa lucida della sua eliminazione nella denuncia delle ostilità, dei veleni di palazzo e perfino dei tradimenti di qualche «giuda».

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