Renzi, Grillo, Berlusconi: ieri sera le sfide a distanza

Tra molti insulti e poca Europa, ieri sera è calato il sipario su una campagna elettorale che con il voto di domani indicherà la rotta italiana nell'Ue, ma sarà anche un test per il governo di Matteo Renzi (alle urne 49 milioni di italiani). Una sfida di piazze per il premier e per il principale rivale politico, Beppe Grillo, già pronto in caso di vittoria a salire al Colle per chiedere le elezioni anticipate e un nuovo governo scelto dai cittadini. Il premier nega il valore politico del voto e blinda il governo - «andiamo avanti comunque per concludere riforme necessarie al Paese» - ma sa che la posta in gioco è alta

Tra molti insulti e poca Europa, ieri sera è calato il sipario su una campagna elettorale che con il voto di domani indicherà la rotta italiana nell'Ue, ma sarà anche un test per il governo di Matteo Renzi (alle urne 49 milioni di italiani). Una sfida di piazze per il premier e per il principale rivale politico, Beppe Grillo, già pronto in caso di vittoria a salire al Colle per chiedere le elezioni anticipate e un nuovo governo scelto dai cittadini. Il premier nega il valore politico del voto e blinda il governo - «andiamo avanti comunque per concludere riforme necessarie al Paese» - ma sa che la posta in gioco è alta.


Si gioca tutto, la sopravvivenza politica o il declino, anche Silvio Berlusconi, che nell'ultima parte della campagna elettorale ha dedicato molte energie ad attaccare Grillo allarmando gli elettori «moderati» e magari un po' avanti con l'età (del cui voto ha molto bisogno) sul rischio che l'Italia finisca nel «disordine» in caso di vittoria del movimento Cinque Stelle.

Renzi, Grillo, Berlusconi


L'ultimo «derby», a colpi di accuse incrociate, si è svolto in parallelo venerdì sera: Renzi nella sua Firenze, dopo aver rivendicato in conferenza stampa l'azione del governo nel suo «giro d'Italia in #80 giorni».

Beppe Grillo invece ha tentato la spallata finale alla casta nella storicamente «rossa» piazza San Giovanni, a Roma, mentre il Cavaliere ha provato a serrare i ranghi all'auditorium del Palazzo della Provincia a Milano.


Il premier in questa dirittura d'arrivo toglie per un po' la maschera del rottamatore e veste i panni più rassicuranti di chi governa «per cambiare l'Italia e portarla fuori dalle sabbie mobili». E in una battaglia all'ultimo voto a caccia di indecisi e delusi, il premier chiede apertamente ai suoi di «andare a prendere senza puzza sotto il naso i voti del centrodestra», per rafforzare il gruppo democratico e dunque quello socialista che potrà cambiare la politica europea. «Noi siamo la speranza di questo Paese, altri fanno leva sulle paure e vendono solo rabbia. L’Italia deve essere un paese che guida, non che va a rimorchio. L’Italia non solo può uscire dalla crisi, ma può essere uno dei paesi che guida il mondo», ha tuonato Renzi affermando che il bonus di ottanta euro in busta paga sono solo l'inizio di «un'azione per portarci fuori dalle sabbie mobili». E ha aggiunto: «Noi andiamo in Europa a rappresentare la bellezza, non gli insulti, la cultura e non i "vaffa" e gli odi. Da questa piazza si alza l’affetto per il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, non solo come politico ma anche come uomo, che non merita di essere oggetto di una campagna d’odio. Spero che gli italiani facciano come i fiorentini, che hanno sempre da brontolare, facciano come Gino Bartali che diceva "è tutto sbagliato, è tutto da rifare", ma prendeva la bicicletta e andava a salvare gli ebrei».

Durante il comizio Renzi è stato contestato da una cinquantina di militanti per il diritto alla casa, che sono stati allontanati dalle forze dell'ordine.

 

L'M5s, attacca Renzi: «Non è interessato a cambiare le cose, ma a sfasciare». E poi i grillini rilanciano i temi della democrazia da rinforzare con la partecipazione popolare e «da ripulire mandando a casa ladri e corrotti», delle politiche europee che devono rispondere ai bisogni delle persone e non alle logiche del mondo finanziario, dei piani industriali da orientare verso produzioni innovative che diano «lavoro nuovo senza distruggere l'ambiente e la salute». In piazza San Giovanni è salito sul palco anche l'altro leader del movimento, Gianroberto Casaleggio che ha polemizzato con Renzi invitando la folla a gridare il nome di Berlinguer: «In tutti i partiti ci sono le brave persone e i delinquenti. Sicuramente una persona da considerare onesta è Enrico Berlinguer che fu uno dei pochi a riempire questa piazza. Probabilmente quando il cosiddetto premier ha detto a Grillo di sciacquarsi la bocca non sapeva cosa stava dicendo...», ha detto evocando la replica seccata dell'ex sindaco di Firenze quando la settiman scorsa l'artista genovese aveva affermato che oggi l'M5S è l'unico erede della «questione morale» sollevata già alla fine degli anni Settanta dall'allora segretario comunista.

In precedenza, a proposito di euro, Grillo aveva ribadito che la linea M5S è chiedere alla Ue di ridiscutere i trattati e le politiche economiche e solo in caso di rifiuto si proporrebbe intanto agli italiani di esprimersi in un referendum consultivo sulla moneta unica dopo essere stati adeguatamente informati sul tema. Grillo aveva anche confidato a SkyTg24 che personalmente lui propende per l'uscita mentre Casaleggio è a favore dell'euro: «Ma decideranno gli elettori».

Il comico ligure ha anche espresso in piazza il suo pensiero sul sistema economico europeo propugnando la terza via pentastellata: «Il comunismo non ha funzionato, il capitalismo è questo e non prevede la democrazia. Noi siamo il piano B dell'Europa».

 

In un fuoco incrociato contro M5s, non risparmia attacchi Silvio Berlusconi, conscio che molti voti di centrodestra potrebbero fuggire verso il «vaffa» grillino. «Grillo è pericoloso e i regimi autoritari sono nati in una situazione di crisi nei Paesi», chiama all'allarme il Cavaliere che, piuttosto che votare M5s, consiglia di «non andare a votare». E chiama al voto utile, «perché dare un voto ai piccoli significa gettarlo dalla finestra», in un affondo contro l'ex delfino Angelino Alfano, convinto invece che Ncd continuerà ad essere «il pilastro moderato ma determinato» del governo, superando la soglia di sbarramento.

A proposito dell'eventualità, evocata da alcuni osservatori, che dopo il voto Forza Italia possa proporsi nuovamente come partner del Pd nel governo delle larghe intese, l'ex Cavaliere ha osservato: «Io credo che il fenomeno Grillo sia da guardare con attenzione. Non ho ancora messo il ragionamento su cosa potrà capitare, aspettiamo di vedere i risultati delle elezioni e poi decideremo per il bene degli italiani», sottolineando il valore politico delle urne di domani e attribuendo a Fi una posizione intermedia fra Pd e M5S: «Noi siamo il partito dei moderati, un partito liberale e del ceto medio e ci collochiamo al centro dei due schieramenti».

Sull'economia, Berlusconi, alla tribuna politica Rai, ha osservato: «La situazione italiana è molto simile a quella di altri Paesi. Qui abbiamo il problema dell’euro e sappiamo che è avventuroso uscire, ma se non cambia sarà l’economia a costringerci a tornare alla moneta nazionale. Serve una svalutazione dell’euro».

 

Le urne per il voto europee saranno aperte solo domani, domenica 25 maggio, dalle 7 alle 23.

 

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