La crisi tocca 15 milioni di persone

Quasi un giovane su quattro si ritrova a casa, senza lavoro e prospettive, mentre la crisi ormai bussa anche alle porte delle classi medie, con 15 milioni di persone in difficoltà economica. E tra loro 8,6 milioni sono con l'acqua alla gola. Nonostante tutto, però, almeno a livello personale, gli italiani non cedono alla disperazione, promuovendo con una piena sufficienza la qualità della propria vita. Soprattutto, il Paese sembra poter contare sulle madri, disposte a rimboccarsi le maniche per portare il pane a casa, anche abbassandosi a lavori umili

Quasi un giovane su quattro si ritrova a casa, senza lavoro e prospettive, mentre la crisi ormai bussa anche alle porte delle classi medie, con 15 milioni di persone in difficoltà economica. E tra loro 8,6 milioni sono con l'acqua alla gola.
Nonostante tutto, però, almeno a livello personale, gli italiani non cedono alla disperazione, promuovendo con una piena sufficienza la qualità della propria vita. Soprattutto, il Paese sembra poter contare sulle madri, disposte a rimboccarsi le maniche per portare il pane a casa, anche abbassandosi a lavori umili. È questa l'Italia che esce fuori dal Rapporto annuale dell'Istat, che nel complesso fotografa un Paese in forte sofferenza.
L'analisi dell'Istituto nazionale di statistica è stata presentata alla Camera dalla direttrice generale, Maria Carone, che ha così assolto a un compito solitamente riservato al presidente. Un capo che, dopo la nomina a ministro del Welfare di Enrico Giovannini, l'Istat ancora non ha.
A pagare il prezzo più alto della crisi sono ancora una volta gli under 30: tra loro ben 2 milioni 250 mila né lavorano né studiano. In termini tecnici vengono etichettati con l'acronimo Neet (Not in Education, Employment or Training), in altre parole si tratta di una generazione persa. Nel giro di un solo anno sono aumentati di quasi 100 mila unità, arrivando a sfiorare la soglia del 24%, una quota record, addirittura la più alta d'Europa. Molti di loro vanno ad ingrossare le fila dei disoccupati (2,7 milioni) che insieme agli sfiduciati, che neppure cercano più un lavoro, formano un esercito di 6 milioni di persone.
Ecco che non c'è da stupirsi se quasi un quarto della popolazione si ritrova nella cosiddetta deprivazione che, per più di 8 milioni e mezzo, oltre il 14% della popolazione, è «grave». La quota degli italiani in crisi è raddoppiata in due anni, con un numero sempre maggiore di persone che rinunciano ai viaggi (50,4%), a pesce o carne più volte alla settimana (16,6%) o che non possono fare fronte a spese impreviste (41,7%).
D'altra parte tra il 2008 e il 2012 il potere d'acquisto delle famiglie è caduto del 10%, tornando indietro di venti anni, e se non si lavora si mangia meno e peggio. Anche perché l'alleggerimento dei guadagni è andato di pari passo con l'aumento del carico fiscale sui redditi familiari.
Di fronte a tutto ciò, una solida certezza resta: le donne italiane. Le famiglie con figli in cui a lavorare è solo la madre sono salite del 70% in quattro anni, passando da 224mila nel 2008 a 381mila nel 2012 (l'8,4% del totale). Il lavoro femminile, tuttavia, non può bastare: quasi sempre è retribuito meno di quello maschile (in media del 20%) e spesso è in formula part-time. Gli Italiani, almeno tra le mura di casa, cercano comunque di resistere alle «delusioni» economiche e alla fine danno un voto positivo (6,8) al proprio standard di vita, con il 25% che si dice ottimista sul futuro.
La fotografia dell'Istat dà al capo dello Stato, Giorgio Napolitano, l'occasione per ribadire come occorra «creare le condizioni di una ripresa economica che fornisca, specie alle generazioni più giovani, concrete prospettive di lavoro».
Nota di cronaca: mentre alla Camera veniva letto il Rapporto, un gruppo di precari dell'Istat portava davanti a Montecitorio la protesta, rivendicando una stabilizzazione proprio per chi la crisi la misura e la racconta.

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