Universitari: il futuro dell’Italia dimenticato

In Italia nessuno si interessa degli studenti universitari: mentre si discute su come far tornare in classe il più possibile quelli delle superiori, la formazione negli atenei è fuori da ogni agenda politica ed amministrativa. La lettera di oggi, e la risposta del Direttore.

 Universitari: il futuro dell’Italia dimenticato

Direttore Faustini, grazie per dare voce a noi studenti, di questi tempi è raro che qualcuno si prenda questa responsabilità. Da marzo 2020 il mondo intero - o quasi - è stato chiuso in casa. Si è quindi resa necessaria una manovra importante per organizzare al meglio tutta quella fascia dello Stato che si occupa dell’istruzione. Ogni giorno si è parlato di tutti i gradi di istruzione tranne che di noi universitari. Di noi, al Miur, importa gran poco visto che non è stata spesa mai una sola parola: chi si preoccupa di noi, che siamo il futuro più prossimo di una nazione che ahimè, non vede davanti a sé un futuro troppo roseo? Forse la nostra salute mentale ed il nostro bisogno di socializzazione valgono meno di quello di un maturando?
Non voglio sminuire l’importanza di questo bisogno per i più piccoli e sono davvero felice che siano tornati in classe, ma detto francamente io (e non penso di parlare solo per me stessa) mi sento una studentessa di serie B. Perché noi universitari, nonostante le incertezze e la paura, dobbiamo continuare a dare esami da 3 o 4 libri ciascuno, i nostri genitori devono pagare le tasse senza sconti e tutto senza che nessuna Ministra Azzolina ci dica «bravi ragazzi, siete il nostro futuro». Qual è lo scopo di piangere i giovani che cercano opportunità all’estero, se poi si trattano i propri studenti universitari così? Come biasimarci, se il nostro paese paga un ricercatore 1.000 euro ma fior di soldi un Ministro degli Esteri che a malapena parla italiano? (Senza voler fare distinzioni di partito, non dico certo nulla di nuovo se sottolineo l’incompetenza dei tre quarti della nostra classe dirigente tutta). Mi sembra così assurdo che una studentessa di vent’anni debba fare questo discorso a politici e dirigenti, apostrofare chi ci governa perché dimenticatosi delle future lavoratrici e lavoratori. La mia è solo una voce ma sono certa che siamo in tanti a vederla e pensarla così e spero che le cose possano cambiare perché l’Italia si merita di non vederci salire su quell’aereo tra qualche anno.

Victoria Pevere


 

Dovremmo fare di tutto per i nostri giovani

L’Italia non può perdere giovani come voi. Deve far di tutto (cosa che purtroppo non fa) non solo per trattenervi, ma per consentirvi di studiare al meglio, per mettervi nelle condizioni di scegliere cosa fare, dove andare, in che modo costruire un futuro che non è solo vostro, ma del Paese intero. Non so se hai letto la dichiarazione di quella professoressa che ha detto che andrà a fare lezione in un grande supermercato visto che ha contato in quel luogo 200 studenti. Una frase che dice tutto rispetto all’idea che molti hanno dello studio e dei giovani. Voi avete pagato un prezzo altissimo e ci state dando lezioni straordinarie ogni giorno. Ma noi, come adulti, siamo incapaci di aiutarvi davvero, di permettervi di ricominciare, di mettervi nelle condizioni di studiare, di sognare, di costruire il domani. Qualcuno sta già lasciando l’università, altri hanno perso la voglia non solo di studiare, ma anche di guardare lontano. Una cosa posso prometterti: ci sarà davvero sempre spazio per voi su questo giornale. Perché non sei e non sarete mai studenti di serie B. Noi - intesi come Paese, ma anche come genitori, come persone anagraficamente più grandi di voi - abbiamo estremo bisogno di te e di ogni studente universitario. Mi chiedo come la classe politica possa non capirlo. Mi chiedo con quale logica si pensi sempre che dobbiate essere voi a capire, ad aspettare. Mi chiedo come possiamo spegnere di giorno in giorno quello che Bernanos chiamava il fuoco dei giovani.

lettere@ladige.it

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