Maradona, troppo spazio su giornali e televisioni

E gregio direttore, Le chiedo se è stata veramente un'inderogabile necessità giornalistica quella di mettere come notizia di apertura la morte di Diego Armando Maradona.

Questo è accaduto su molte testate e anche ai Tg della televisione pubblica. Questo è accaduto il 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, tema che avrebbe meritato una incondizionata attenzione, senza distrazioni di sorta.

E data la situazione mondiale creata dalla pandemia Covid, con tutte le tragiche conseguenze sia sanitarie che economiche, mi sarei aspettato che la notizia relativa all'osannato "Pibe" finisse in coda ad ogni notiziario. Ma forse gli italiani sono considerati popolino da tacitare con l'antico metodo di "panem et circenses". Se lo meritano? Il dubbio mi resta.
Con stima,

Marco Frenez - Trento


Come avrà visto, ha fatto una cosa analoga la stampa di tutto il mondo: tv, siti, radio, giornali. Con l'Equipe (certo, giornale sportivo) che ha addirittura osato un titolo a dir poco ardito sopra una foto di Maradona a tutta pagina: Dio è morto. Non ci sono però gare fra le notizie o fra le diverse sensibilità, nei giornali. Ci sono, a volte, notizie che ne spingono altre un po' più in là. Ma nessuna esce dal giornale, se è davvero importante.

Io ovviamente rispondo per ciò che abbiamo fatto noi mercoledì sera, cercando - anche in prima pagina - di parlare di più cose (incluse quelle che lei cita), ma dando uno spazio importante (la foto centrale, con il bel pezzo del capo delle nostre pagine sportive, Guido Pasqualini) alla morte di quello che per diverse ragioni resta, a detta di quasi tutti, il più grande calciatore di tutti i tempi. Per quanto possa sembrare assurdo, le sue tante cadute, i suoi imperdonabili errori, hanno persino dato una luce diversa al suo estro, al suo talento, al suo assoluto genio (calcistico). E poi c'è un'altra cosa ad aver fatto di lui un mito immortale. Meglio di chiunque altro l'ha spiegato Enrico Deaglio: «È stata l'unica vittoria del sud del mondo, quello che non vinceva mai, e che non vincerà mai.

È stata una delle più grandi utopie del Novecento, il riscatto dei poveri, il sogno momentaneamente realizzato di un'Argentina lontana e solitaria. E di Napoli, la città alla quale è stato l'unico a dare felicità. È stato il sogno del calcio puro. Anche quando ha fatto i soldi, è sempre rimasto un povero coi soldi. Ha piegato l'industria del calcio al suo genio». Di qui l'emozione planetaria, di qui la scelta di ogni direttore.
Nulla è inderogabile, lei ha ragione e la ringrazio per avermelo ricordato. Ma c'è un solo modo per raccontare un'emozione universale: metterla in prima pagina. Non certo perché non si stimi o si sottovaluti il popolo (italiano e, nel caso specifico, mondiale). Anche perché Maradona è di tutti e di ciascuno.

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