Diego Armando Maradona ha stravolto il mondo

Nella giornata in cui si celebrava la lotta a chi cancella i diritti delle donne nessuno poteva cambiare scaletta nei tg e negli speciali, nemmeno il Covid!

Ci ha pensato solo un uomo amato nel calcio, e ripeto solo calcio, dalle stesse donne, uomini, giovani e adulti. Lui ha stravolto la scaletta di tutti i media mondiali come aveva stravolto la storia del calcio mondiale negli anni ‘80 e ‘90. Il suo nome è Diego Armando Maradona.

Alessandro Cagol


 

Resterà come un'opera d'arte

Ed è un nome scolpito nella storia, quello di Diego Armando Maradona. Non solo in quella del calcio, non solo in quella dello sport, non solo in quella di Napoli o dell'Argentina.

Maradona è stato un pezzo della nostra vita. A volte una farfalla; altre volte una spina, per non dire un macigno.
Ha fatto sognare, ha fatto arrabbiare, ha fatto impazzire, ha fatto soffrire. Impensabile che non abbia creato o suscitato un'emozione, una reazione.

L'indifferenza non era e non è prevista, quando si parla di Maradona. È stato una sorta di colonna sonora di anni vicini e lontani. Ha accompagnato momenti di mille esistenze. Con la grazia geniale con cui si muoveva in campo e con la sguaiataggine con cui si muoveva in una vita che per lui non è mai stata normale.

Potevi anche chiudere gli occhi o non interessarti di calcio, quando giocava Diego, ma lo vedevi lo stesso.
E il suo talento, la sua ultima prodezza, quel tocco di sinistro o quel colpo di mano in cui molti hanno visto qualcosa di infinito, di eterno, addirittura di rivoluzionario, ti raggiungevano.

Entravano in ogni casa attraverso un tg, un giornale, un film, un documentario, il racconto di un amico. Attimi che si facevano subito eterni e immortali.

E per capire meglio la sua immortalità e quanto abbia lasciato in quel grumo fatto di cuore, ricordi e immaginazione che c'è in quanti amano lo sport d'un amore assoluto, che tende a perdonare anche errori ed orrori, basta fare un salto a Napoli. Una città in cui lui sbuca continuamente: magliette, foto, striscioni, statuette, disegni sui muri, immagini gigantesche.

A Napoli e in Argentina sarà sempre vivo. Giovane. Sfrontato. Vincente. Non c'è polvere, se non di stelle e di talento, di una magia che anche chi l'ha cordialmente detestato non poteva non vedere, non riconoscere e persino, magari di nascosto, non apprezzare.

Nella casa del calcio mondiale, lui ha costruito e abitato l'abbaino della fantasia.

Impensabile che ci sia qualcosa al di sopra di quel suo genio che ha certo sprecato, ma anche donato senza riserve.

In un certo senso ha cercato di morire mille volte. E ieri la morte l'ha sconfitto davvero, quando ormai sembrava aver vinto ancora una volta lui e solo lui. Ma lui resta. Resterà. Come l'opera d'arte di un pittore di cui fra qualche anno non ci ricorderemo gli innumerevoli difetti, ma solo gli incredibili pregi.

 

lettere@ladige.it

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