Se dopo le elezioni hanno vinto tutti

Dopo ogni elezione, tutti cantano vittoria, ed è veramente un mistero: la lettera di un nostro lettore e la risposta del Direttore.

Se dopo le elezioni hanno vinto tutti

Caro direttore, leggere ed interpretare il risultato dell’ultima tornata elettorale non è molto semplice. I pentastellati esultano per il risultato del referendum con schiacciante vittoria dei Sì, dimenticano però che il loro partito aveva ottenuto una vittoria schiacciante alle ultime elezioni politiche e che ora sono molto ridimensionati. Erano il partito dell’antipolitica e del “vaffa”; temo che con questa riforma costituzionale approvata dagli elettori alle prossime politiche a “vaffa” ci vadano proprio loro.
Il centrosinistra tira un respiro di sollievo, si è confermato in tre regioni anche se con due candidati non proprio in linea con le forze che attualmente sostengono il governo nazionale. Dovrebbero però ammettere che il risultato elettorale soddisfa solo se lo si vede come una tenuta di posizione di un esercito in ritirata e non in disfatta come si poteva pensare. Il centrodestra infine può dire di aver strappato una regione al centrosinistra, può esultare perché dopo questa tornata elettorale governa 15 regioni su 20 e francamente non è poco, però dal tanto sbandierato cappotto sei a zero ad un misero tre a tre c’è una bella differenza. Come vede direttore non riesco a capire se hanno vinto tutti oppure se in segreto tutti si stiano leccando le ferite.

GianPaolo Furlan


 

Sì, è una specialità tutta italiana

In parte penso di averle già risposto con i miei editoriali e in particolare con quello di martedì. Però, fra il serio e il faceto, le dico che - stando almeno alla sensazione che si prova dopo averli ascoltati un po’ tutti in tv - hanno vinto tutti, come ai tempi della prima Repubblica. Conte ha vinto perché (astutamente) non è sceso in campo e perché il suo governo s’è battuto per il Sì. Di Maio ha vinto perché s’è concentrato solo su un referendum che in realtà hanno vinto (quasi) tutti: sì, quasi tutti gli italiani che hanno scelto il sì e tutti i partiti (quasi l’unanimità delle forze politiche presenti in parlamento) che hanno prima promesso e poi votato il taglio. Di Maio non ha forse fatto caso al fatto che il suo Movimento sia invece quasi scomparso dal radar: impresa, quella di dirsi vincitori dopo una tale sconfitta, che non riusciva nemmeno a Mastella o, che so, a Nicolazzi o ad Altissimo ai tempi d’oro. Più divertente la vittoria del Pd: dato che Salvini ha continuato a dire che la Lega avrebbe vinto sei a zero, il pareggio del Pd è passato - quasi a tutti i livelli - per una vittoria. Resa ancor più divertente (appunto) dal fatto che il Pd abbia comunque ceduto anche le Marche. Che Zingaretti abbia ricordato Lazzaro è vero, ma alzandosi e rimettendosi a camminare non ha esattamente trionfato. La Lega ha vinto perché s’è presa anche le Marche (in Veneto, come noto, ha vinto Zaia più che la Lega). La Meloni ha vinto perché ha conquistato uno spazio ancora più grande in un centrodestra che forse si dovrebbe chiamare destracentro. Forza Italia, immagino, avrà vinto perché il centrodestra ha tenuto (visto che Forza Italia non ha tenuto affatto, sparendo da molti consigli comunali importanti, anche da queste parti). Vado avanti? Se mi sforzo posso dirle che abbiamo vinto anche io e lei. Una ragione la troveremo, no? Queste elezioni vanno comunque interpretate soprattutto per quello che sono: elezioni comunali e regionali. In un mondo normale non dovrebbero certo pesare sugli equilibri nazionali, ma il mondo normale non è una specialità italiana.

lettere@ladige.it

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