Carnivori da abbattere per difendere le malghe

La lettera al Direttore di Pier Dal Rì.

Carnivori da abbattere per difendere le malghe

Caro direttore, leggo sull’Adige che dei malghesi esasperati stanno radunando il bestiame per discendere a valle, stante la loro impotenza nel difendere i propri amati animali da lupi ed orsi. Le hanno provate tutte: cani speciali, recinti, vigilanza attiva, ma ora arriva la resa che però non deve essere solo loro perché fino ad ieri, ed io continuerò a dirlo anche domani, coltivare i pascoli e mantenere attiva la pastorizia è un bene collettivo non solo paesaggistico ed economico ma anche culturale ed ambientale e come tale va difeso.

I predatori vanno combattuti come si arrestano i ladri nelle case, la proprietà ed il diritto di allevamento con annesso alpeggio non possono essere messi in discussione per un progetto ormai naufragato di reintrodurre orsi e lupi nei nostri ambienti montani in quantità industriali. Ora penso che i forestali, armati, dovrebbero presidiare le malghe, appostati per difendere le manze, le pecore e le capre oltre che i pastori e se l’orso che ormai gira per le case dei paesi si avvicina ai luoghi destinati alle attività umane, va abbattuto senza nessuna remora.

Il tempo della pazienza e dei dibattiti è finito: nessuno si scandalizza se un veterinario ti consiglia di sopprimere un cane troppo aggressivo e nessuno può essere felice che le malghe chiudano per far posto a lupi ed orsi, padroni incontrastati delle nostre montagne. Se il capo supremo della forestale si e dimesso, lui che per primo ha proposto e perseguito questo progetto unico in Italia di ridare ospitalità ad orsi e lupi, chi lo andrà a sostituire metta i forestali a difesa della montagna per tutti, ed in primis per gli operatori agricoli e della pastorizia, custodì e giardinieri della cultura montana. Accetto critiche di ogni tipo ma questa mia opinione l’ho sempre espressa sin dall inizio e da sempre mi hanno chiesto di tacere e non disturbare i manovratori: dimettersi ora è facile ma le conseguenze di questo progetto sono letali. I tifosi da salotto o da ministero per il sottoscritto possono anche dimettersi dal frequentare un Trentino orsizzato oltre misura.

Pier Dal Rì

Non cadiamo nella demagogia

Queste parole, firmate da un ex dirigente della Provincia di Trento che in diversi modi ha di fatto dedicato buona parte della sua carriera all’ambiente, fanno davvero pensare. Al di là della vis polemica, da sempre cara a Dal Rì e quasi sempre ricca di stimoli e mai banale o scontata, anche il tema del “salotto” va considerato con attenzione: da lontano è infatti facile amare e difendere orsi e lupi, mentre è normale che questo sentimento - quasi disneyano, visto che tendiamo a pensare che certi animali siano quelli dei cartoni animati o quelli di pezza che abbiamo tenuto nel letto da piccoli - cambi quando negli orsi e nei lupi (veri) ci si imbatte lungo un sentiero o quando le loro “visite” sconvolgono la vita di chi lavora in montagna. Va riconosciuto che la presenza dell’orso ha dato una gran mano all’ecosistema in Trentino e anche, in particolare nei primi anni, una spinta notevole al turismo.

Così come va ribadito che gli episodi di aggressione all’uomo sono pochissimi e tutti in qualche modo spiegabili. Ora però si rischia l’effetto opposto. La presenza dell’orso si inizia a vivere in modo estremamente negativo e la gioia sta lasciando spazio alla paura. Ancora diverso è invece il caso dei lupi, specie protetta che nessuno ha però deciso di reinserire (come noto i lupi sono arrivati da soli). Indubbiamente è giunto il momento di gestire in modo nuovo la situazione, interrogandosi sui numeri e anche su eventuali soppressioni (legate ovviamente agli animali problematici). Curiosamente, fra chi (seduto in salotto, direbbe Dal Rì) accusa il Trentino di maltrattare gli orsi (cosa che non è mai accaduta), non c’è una persona che sia una che si ricordi che il Trentino è l’unico territorio che sull’orso ha investito, reinserendolo in un contesto che non è esattamente quello di cent’anni fa e proteggendolo in ogni modo. Dopo tanti anni non è però certo sbagliato fare qualche bilancio e porsi qualche domanda: non per buttare via un grande progetto europeo che è palesemente riuscito; semplicemente per riaggiornarlo, quel progetto, dandosi qualche regola nuova e chiara. Non servono polemiche inutili e non serve nemmeno cercare un capro espiatorio per far pagare a qualcuno l’incredibile e difficilmente prevedibile doppia evasione di M49, orso che non può non ispirare simpatia. Serve un confronto schietto fra chi la montagna la conosce, fra chi la montagna la vive, e fra chi - per lavoro - conosce bene gli orsi, i lupi, ma anche e soprattutto le donne e gli uomini che abitano la montagna e le zone ai margini del bosco. Senza demagogia. Da una parte e dall’altra.


lettere@ladige.it

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