Il Sait e la cooperazione puntino sulle radici

Egregio direttore, mi permetta di esprimerle i miei complimenti per il suo editoriale di venerdì 31 luglio, quanto è profondo e vero il suo pensiero sulle radici della cooperazione trentina.
Mi permetta anche di aggiungere che ogni volta che trovo nei negozi del Sait o della varie coop le offerte di marche di formaggi Grana o di altri prodotti tipici del nostro territorio, penso che ci sia qualcosa che non funziona proprio all’interno della nostra cooperazione.

Gianfranco Tonelli

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Le tradizioni vanno preservate

Prima di tutto grazie. Era importante, per me, soffermarmi proprio sulle radici. Venendo alla seconda parte del suo ragionamento, le dico che continuo a pensare che il Sait e la cooperazione in senso lato abbiano un senso solo se anche dal punto di vista dei prodotti che espongono, che vendono, che promuovono, sapranno sempre tener fede a quelle radici, dando spazio alla nostra terra, alle nostre tradizioni, a ciò che ci rende unici. Lo so: esiste il mercato, esiste la concorrenza. Ma il Sait e la cooperazione sono anche servizio, sono presenza capillare, sono logiche sociali che prevalgono (che devono sempre prevale) su logiche economiche.
Il mondo cambia, ma le tradizioni - e una cultura profonda che passa anche attraverso i prodotti - vanno preservate e rilanciate.

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