Serve più rispetto per i ciclisti in strada

La lettera al giornale

Serve più rispetto per i ciclisti in strada

Illustre direttore,
mi permetta di chiederle oltre all’eventuale spazio, anche una sua opinione.
Con grande tristezza ho appena letto di un ragazzo 17enne in coma; di nuovo un ciclista travolto da un automobilista, purtroppo questo sta diventando un bollettino con scadenza giornaliera.
Un bollettino che parla quasi sempre di ciclisti morti e ciclisti ricoverati spesso in gravi condizioni, questa è una esperienza che ho vissuto con le medesime modalità; ho avuto bisogno di quasi due anni per poter ritornare anche solo in parte alla normalità.
Il mio contachilometri sta arrivando fra qualche giorno i 20.000 chilometri percorsi, questo per assicurarLe che quanto Le sto scrivendo e il risultato di moltissime giornate in bicicletta, con grande rispetto delle regole, Le assicuro che ogni giorno al mio rientro il primo pensiero è: «anche oggi mi è andata bene, sono riuscito a ritornare a casa illeso».
Esattamente un anno fa, sono partito dai Paesi Bassi in bici con direzione Garda trentino, Le assicuro che il rispetto nei confronti dei ciclisti in Olanda, Germania e Austria è di un livello inimmaginabile, mi permetta un esempio, in moltissime occasioni senti dietro di te una autovettura che prima di sorpassarti rimane in attesa dello spazio che secondo il loro codice stradale è di 1,5 metri. Da noi invece spazio o non spazio vieni superato alcune volte a distanza di pochi centimetri, in quei casi è sufficiente lo spostamento dell’aria per sfiorare un gravissimo incidente.
Io credo che dopo tanti annunci sia arrivato il momento di approvare una legge per il rispetto dei ciclisti, non è più tollerabile che in Italia si rischi ogni giorno di essere travolti da automobilisti indisciplinati.
In realtà si dovrebbe andare verso un codice di rispetto di tutti gli utenti della strada siano essi camionisti, automobilisti, motociclisti o, appunto, ciclisti. Il traffico e la frequentazione delle strade è diventata pesantissima, se non interviene un vero e proprio “fair play” tra gli utenti della sede stradale, andrà sempre peggio ed inoltre ad avere la peggio saranno sempre i ciclisti, meno protetti e meno dotati di veicoli con protezioni.
La bicicletta per nostra fortuna ma non solo, qui da noi sta diventando un vero veicolo di promozione turistica, una vera leva in termini di marketing, ma dobbiamo assicurare a quei turisti che amano le due ruote, di poter vivere la vacanza sportiva in sicurezza e tranquillità, basterebbe per una volta, copiare quanto fanno all’estero, dove le piste ciclabili sono disegnate sulla sede stradale, identificate con un colore particolare e offrire così un percorso sicuro a tutti i ciclisti, come in moltissimi casi si vede in televisione durante gli eventi ciclistici.

Gianfranco Tonelli


 

Ho visto folli da una parte e dall'altra

In Parlamento, se non ricordo male, giace ancora un disegno di legge che propone regole simili. Il codice della strada - benché alcune sentenze richiamino il metro e mezzo - non è infatti chiaro in tal senso. Del resto, siamo il Paese delle regole e degli slalom per aggirare le regole. In questi giorni uso molto la bici anch’io e le devo confessare che ho visto folli da una parte e dall’altra. Proprio domenica, scendendo dal passo Sella, ho incontrato un automobilista (forse dovrei dire un pilota) che sembrava avermi messo nel mirino. Non le dico cosa ho provato quando mi ha sfiorato. Proprio in quel magnifico giro ho visto però anche ciclisti scendere a velocità folle e fare delle curve praticamene alla cieca. Più che di regole, inizio a pensare, questo Paese ha bisogno di educazione. Il problema è infatti sempre più serio. Da queste parti vale poi sempre la regola del più forte, del più grosso, del più cattivo. Lei evoca il fair play, io parlo di educazione, ma il fatto resta: in un mondo che dovrebbe essere sempre più a misura di bicicletta, servono certo regole, ma servono anche persone che le rispettino e persone che le facciano rispettare.

lettere@ladige.it

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