Quando si parla di morti le parole pesano di più

Lettera al giornale

Quando si parla di morti le parole pesano di più

Signor direttore,
in questi ultimi giorni sento spesso una parola “solo” con riferimento al numero dei morti per covid-19. Trovo offensivo per i deceduti, per le loro famiglie e per amici e parenti che si usi tale termine. Se si tratta di un incidente stradale nel quale muoiono 4 persone si dice: “solo”? Forse si potrebbe dire: “Grazie ai sanitari e al senso di responsabilità di tanti (non tutti, come vedo ogni giorno) il numero delle vittime cala sensibilmente o in alternativa brindare?
Finale un po’ brutale, ma realistico poiché abbiamo nella testa e nel cuore poca sensibilità verso gli altri e noi stessi.


Renzo Magagnin


 

Pezzi fondamentali nella nostra vita

Come forse avrà notato ho criticato (e di fatto quasi abolito) questa parola sin dall’inizio, così come mi sono opposto a chi ha parlato in più occasioni di anziani (qualcuno ha persino messo insieme le due parole, dicendo che il Covid ha colpito solo gli anziani), come se un Paese come il nostro potesse permettersi di perdere anche un solo (uso questa parola di proposito) anziano.
Siamo di fronte ad un dramma senza eguali e le parole assumono, a maggior ragione in circostanze come queste, un valore ancora più importante. Vanno allora usate con grande cura. Parliamo infatti di morti, di drammi, di famiglie distrutte, di giacimenti della memoria, di pezzi fondamentali della nostra vita.
Nulla insomma che si possa sottovalutare. Dunque concordo: non c’è di che brindare.

lettere@ladige.it

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