Perché rimuovere la statua di Montanelli?

Lettera al giornale

Dopo l'imbrattamento e la richiesta di rimozione della statua di Indro Montanelli a Milano, da parte di un gruppo studentesco, si è levato un coro unanime di condanna del gesto vandalico e in difesa del monumento.

Io credo che la statua di Montanelli non vada rimossa, così come non va rimosso ciò che lui è stato e con lui gli italiani che hanno partecipato e condiviso le imprese coloniali del nostro Paese, intrise senz'altro di razzismo. Per questo devo confessare di aver apprezzato il gesto vandalico degli studenti, teso a ravvivare la memoria di ciò che siamo stati e siamo sull'orlo di tornare ad essere, senza condividerne le richieste.

Manterrei quindi al suo posto la statua di Montanelli, assieme alla scritta «Razzista stupratore», considerandolo non vandalismo ma arte impegnata e ponendo a fianco del monumento una spiegazione dei fatti a cui si fa riferimento, con una bibliografia essenziale per che volesse approfondire la conoscenza di quella pagina triste della storia rappresentata dalle nostre imprese coloniali in Etiopia. Trovo veramente assurdo che di fronte a un atto di grande significato civile e culturale, ancorché definibile vandalico, non si trovi di meglio che pronunciare condanne, invocare punizioni esemplari e far intervenire addirittura l'antiterrorismo.

Walter Ferrari


Va abbattuto il razzismo, non le statue.

Il punto, ancora una volta, è il "come". Non è infatti questo il modo per sollevare un legittimo dibattito, non tanto e non solo su Montanelli, quanto sul colonialismo (non solo italiano, a quel punto) e su una serie di simboli.

Concordo con lo storico Di Michele: va abbattuto il razzismo, non le statue. Ho già detto, rispondendo ad un altro lettore, che i monumenti vanno contestualizzati, spiegati. Io a quei giovani che pensano d'essere eroi per aver riempito la statua di Montanelli di vernice (rossa, ironia della sorte) do invece torto: perché temo che abbiano fatto confusione. Se si vuole riflettere sul razzismo di ieri (italiano, ancor prima che montanelliano, soprattutto in quegli anni lontani) e di quello di oggi, non ci si comporta da razzisti nei confronti di un simbolo che rappresenta molte altre cose, incluse quelle che forse non avrebbe nemmeno voluto rappresentare, considerata la sua voglia di andare sempre - per citare quel suo spiazzante e illuminante pugno quotidiano (di righe) - contro corrente.

È vero: Montanelli non s'è mai scusato per aver sposato a 25 anni, «inebriato dall'avventura etiopica» (come scrisse lui stesso), quella ragazzina di 14. Ma non negò, non ritrattò. La sua vicenda umana va letta certo tenendo conto anche di quel tristissimo episodio, ma sanno, quei ragazzini, le altre due o tre cosette che ha fatto Montanelli e sanno che quel monumento non è dedicato a un uomo che sposava bambine? E sanno, ad esempio, che in vita c'è chi non gli ha tirato vernice ma pallottole? Apriamo dibattiti, spieghiamo. Ma non abbattiamo statue.

 

lettere@ladige.it

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