No, non ci sono "complotti" per non riaprire le Messe

La lettera al direttore

Non ci sono “complotti” per non riaprire le messe

Caro direttore, in seguito alla disposizione della chiusura delle chiese molti di noi cristiani si sono ribellati. Il premier Conte e Papa Bergoglio a suo tempo si sono incontrati in Vaticano e per i tanti cristiani in attesa della ripresa delle celebrazioni eucaristiche (sempre con le dovute precauzioni) questo incontro ha rappresentato un barlume di speranza vista anche l’iniziale posizione di chiusura da parte della Cei. Fino ad arrivare alla conferenza stampa durante la quale la riapertura delle chiese è stata ulteriormente rimandata. Una posizione appoggiata da Papa Bergoglio che invita tutti ad obbedire alle indicazioni di Conte, nonostante una iniziale disapprovazione a tali disposizioni anche da parte della Cei. Questo complotto tra Conte e Bergoglio mira ad attaccare il valore del Cristianesimo, il valore della Santissima Eucarestia. Il valore della Santissima Eucarestia non può essere messo in discussione dalla decisione di due uomini, riprendiamo a celebrare la Santa Messa (sempre con le dovute precauzioni così come ci è concesso tornare a fare tutto) cosi come il nostro Signore Gesù Cristo ci ha insegnato.

Daniela Di Biase

La messa e la salute, due cose diverse

Temo lei, in un certo senso, confonda la messa (che dal 18 maggio tornerà) con la salute. E i complotti non sono certo questi. Anche perché quello fra due capi di governo (perché sono anche questo, a ben guardare, Conte e Bergoglio) si chiama accordo. Il complotto è semmai quello messo in atto da qualche “suddito” nei confronti di uno o dell’altro capo. In realtà, ora una data c’è e tutti hanno riconosciuto la necessità di permettere alle persone - che hanno un gran bisogno di spiritualità, di profondità e di preghiera - di tornare a messa. Ma lei sa benissimo che a fronte di chiese che si sono svuotate ben prima della pandemia, ve ne sono anche di (potenzialmente) molto piene (con tantissimi anziani, soggetti a rischio per definizione), dove sarà comunque complicato puntare su quelle che lei chiama le dovute precauzioni. Possiamo peraltro aspettare fino al 18, se è per la salute. Si potevano però trovare vie alternative, in questo periodo: messe all’aperto, in massima sicurezza. Come ho avuto già modo di scrivere, dal punto di vista per così dire politico e formale, trovo corretto che i vescovi - che fanno il loro mestiere - chiedano di poter ripartire come tutti gli altri, rispettando le regole. Ma questa è la forma, che è peraltro sempre fondamentale. Nella sostanza, servono garanzie precise, perché le messe, così come i teatri e i cinema, restano fra le cose più pericolose. Ora però una data c’è. Si tratta solo di ripartire in grande sicurezza. E senza complotti, ovviamente.

lettere@ladige.it

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