Basta soldi alle armi, investiamo in sanità

La lettera al giornale

Basta soldi alle armi, investiamo in sanità


Spettabile direttore, chiedo che il Parlamento, ma anche il Governo, emanino una legge, un decreto d’urgenza atto a ridurre le spese militari che, ricordo, nel 2018 ammontarono a 25 miliardi (ultimi dati perché mancano quelli per il 2019) In particolare chiedo che venga decretato di non acquistare più i famigerati F35, aerei d’attacco, quindi contrari alla lettera ed al senso dell’articolo 11 della Costituzione la cui spesa prevista è di 50 miliardi. Il taglio di queste spese potrebbe essere deciso da subito sia dal Governo che dal Parlamento.

Quale forza politica potrebbe opporvisi? I soldi così risparmiati, potrebbero essere usati per potenziare la sanità pubblica, quella sanità che, oggi, fa sforzi enormi per trarci da una pandemia che rischia di decimare la popolazione italiana se non anche quella mondiale.

Paolo Bertagnolli


 

Tra impegni e promesse

Giro idealmente la sua nobile proposta al governo. La necessità di difendersi - e anche di usare i  militari come si sta facendo in questi giorni, se necessario - non va peraltro mai confusa col desiderio di attaccare, che effettivamente non è previsto dalla nostra Costituzione, anche se in più di un’occasione abbiamo sostenuto missioni di Pace (con  acquisti di mezzi  costosissimi) che erano tali più sulla carta che nella realtà.

Uno Stato efficiente deve comunque avere un bilancio capace di gestire al meglio il denaro pensando ad ogni comparto  e deve avere la capacità di darsi delle priorità precise, se serve modificandole al volo, soprattutto in momenti drammatici come questi. Mi pare che ci si stia muovendo in tal senso. Anche se serviranno stanziamenti difficili da immaginare non solo in ambito sanitario ma anche per quel che riguarda l’altra grande emergenza legata al coronavirus: quella del lavoro. Ci sono infatti aziende che sono già in ginocchio.

Ci sono migliaia di dipendenti che rischiano non solo di non avere uno stipendio, ma anche di non avere più un lavoro, quando tutto questo finirà. E non è un caso che più d’uno evochi la necessità di un piano Marshall, analogo a quello nato sulle macerie della  seconda guerra mondiale. Speriamo davvero che il motto che più volte rispunta in questi giorni  («Non lasceremo indietro nessuno») non resti solo una promessa.

lettera@ladige.it

comments powered by Disqus