Virus e passerelle politiche, modalità da cambiare

La lettera al giornale

Basta passerelle politiche, date dignità ai malati


Caro direttore, ho appena letto il suo editoriale («Collasso vicino. Diteci la verità», l'Adige del 25 marzo). I drammi hanno i volti delle persone care per chi si trova direttamente coinvolto: sono vite di famiglie spezzate che non possono condividere in un momento tragico il sentimento della speranza che il loro caro in terapia intensiva ce la possa fare e nemmeno stringersi nel dolore se l'irreparabile arriva. Sono vite di persone che attendono alle 15 la telefonata del medico per gli aggiornamenti. E quando quella telefonata non arriva o tarda ore, subentra anche la disperazione del non sapere. E mentre scrivo queste parole mi scendono le lacrime. Sì, le lacrime di chi non sa come portare conforto alle persone care. Poi c'è la rabbia per le ore "perse" in conferenza stampa in nome di una trasparenza che mi sembra sempre più solo di facciata. Sono dunque lacrime di chi pensa a quante ore siano state sottratte all'elaborazione di una strategia. Temo che il metodo trentino, come dimostrano anche certe comunicazioni, abbia inesorabilmente fallito e questo anche se avevamo la "fortuna" di poter leggere in anticipo ciò che stava succedendo vicino a noi. Sono stufa di passerelle. Desidero sia restituita dignità a questi malati e ai loro cari.
Abbiano almeno il pudore di lasciarci sperare in silenzio, piangendo da soli i nostri cari, senza condoglianze vuote e anonime. Mi verrebbe da concluderla dicendo che il narcisismo della politica vince la sua battaglia nell'apparire ma ha perso la guerra contro il virus.


Laura Scalfi

 

Le conferenze stampa, rito da cambiare

L'altroieri ho usato anch'io parole dure. Perché c'è il mondo delle parole e poi c'è il mondo reale. La distanza è grande. Io apprezzo molto la trasparenza e l'ho detto fin dal primo giorno, ma per diverse ragioni è una trasparenza relativa. Da una parte capisco che non si possa certo allarmare la popolazione. Dall'altra preferisco un silenzio a una verità edulcorata. La conferenza stampa è fondamentale per noi giornalisti, anche se alcune domande purtroppo vengono filtrate (non voglio dire censurate), ma dopo giorni e giorni va forse cambiata strategia.

Si incontri - virtualmente, ma con una reale possibilità di interlocuzione - la stampa, ma si eviti di "stressare" esageratamente l'intera popolazione. Maggiore trasparenza, insomma, unita a maggiore - e necessaria - mediazione. Penso che la buona fede di chi fin dall'inizio si è posto di fronte alle telecamere stia rischiando di diventare un boomerang.

Siamo in guerra? Allora le strategie si possono rielaborare di giorno in giorno, anche con repentini cambiamenti. Tornando invece alle lacrime per i propri cari, non posso che ribadire quanto ho scritto ieri. A me mancano volti, nomi, storie di persone. Non ne posso più di numeri freddi. Voglio calore. Perché quelli che per qualcuno sono numeri, per molti altri sono non solo persone, ma pezzi preziosi della vita, parenti strettissimi, ricordi, giacimenti di memoria, persone care. Donne e uomini, madri, sorelle, padri, fratelli, amici senza i quali saremmo noi ad essere poco più che polvere.

 

a.faustini@ladige.it

comments powered by Disqus