L’incredibile fenomeno delle Sardine

La lettera al direttore

L’incredibile fenomeno delle Sardine

Gentile direttore, l’incredibile fenomeno “Sardine” può essere valutato simile ad un episodio di ipnotismo collettivo o giù di lì? Privo di fondamenti ideologici, di programmi e di motivi un pifferaio magico dallo sguardo magnetico e fortemente arrogante, parlando soltanto ed unicamente, assieme a fiumi di parole mediate dal politichese più immaginifico, di “serenità e di non-odio”, parole ovviamente condivisibili, arringa un popolo di giovani e giovanissimi abituati ad un buon livello di wellness. Wellness ove sembra spettare quasi a tutti che ogni desiderio debba essere soddisfatto ed immediatamente.

Giovani istruiti in una scuola permissiva ove ciascuno ha il diritto ad avere il sei, nessuno può essere bocciato e dove un ministro dell’istruzione dice: a tutti deve essere data la possibilità di accedere all’Università. Pertanto senza selezione e anche agli svogliati, agli impreparati culturalmente e ai poco adatti. Tutti dottori almeno nelle intenzioni. Con quali conseguenze nella futura società sarà facile intuire. Il pifferaio magico è come dicesse: no alla guerra, no al corona-virus, no a competere per affermarsi, no a scegliere i migliori in ogni campo di attività umana. Molti giovani, adescati da questi postulati assai semplici e da insegne facili ed ignobili di un pesce sfuggente, ma non da espressioni, finalità e motivi di alto livello culturale, si sentono pertanto come dei piccoli dei ai quali spetta tutto e subito. Una volta riempite le piazze viene poi dato loro anche il messaggio successivo “odio a Salvini”. Non sanno che la vita è lotta nella quale per mantenere i nostri attuali standard devono anche essere agevolati i migliori. Migliori che, vista questa situazione, sono obbligati ad andare all’estero.

Queste idee sono o possono essere un pensiero inesatto, ma il dubbio al riguardo della identità delle Sardine mi rimane forte sempre.

Marco Gaddo


 

Il vento è sempre positivo

Tendiamo sempre a cercare qualcosa dietro alle cose: una specie di grande burattinaio. E tendiamo a diffidare di tutto e di tutti. Invece siamo di fronte, molto semplicemente, a un fenomeno che è esploso perché - come spesso succede - è arrivato nel momento giusto, nelle giornate in cui un’altra Italia ha deciso di opporsi all’Italia dell’odio. Non è un programma, non è un progetto e non è però nemmeno un fenomeno da banalizzare.
Arrivo a dire che in questa fase non è nemmeno un fenomeno da capire, perché la voglia di contare, di contarsi e tornare in piazza (ma anche di tornare a votare, di tornare ad essere protagonisti) ha una forza che potrebbe spegnersi in fretta (non basta un abbraccio, per riempire a lungo le piazze) o trasformarsi in qualcosa di diverso, non necessariamente in un partito (perché più di una sardina potrebbe trovare spazio in partiti già esistenti o in pezzi della società che già ci sono e che già funzionano).

Dunque smettiamo di giudicarli. E smettiamo, soprattutto, di farlo con gli occhiali sbagliati: quelli di chi cerca di confrontarli con ciò che molti di noi hanno già visto e vissuto, quelli di chi guarda i volti curiosi degli infiltrati noti anziché i tanti volti di questi giovani sconosciuti. Le Sardine sono altro: sono un vento. E il vento può spegnersi o prendere forza. Lasciamoli fare. E lasciamoli anche studiare, perché è impensabile - e lo dico anche ai colleghi che cercano di metterli in difficoltà in tv - che oggi possano avere un’idea su tutto o sapere tutto.

Non siamo di fronte a dei, come dice lei, o a una nuova classe dirigente, ma semmai a una classe emergente. Il vento è sempre positivo, in questa fase così piena di entusiasmo. Ora vediamo cosa diventerà. Ma questi giovani sanno bene cosa sia la vita e cosa siano le difficoltà. Un po’ più complicato è trovare le soluzioni, ma non mi pare che in giro ci sia gente piena di soluzioni pronte all’uso. Viceversa, può essere che le soluzioni si trovino anche grazie alla spinta che arriva dalle piazze che si riempiono di sardine. Non mi sembra poco.

a.faustini@ladige.it

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