Il celibato e la solitudine di tanti sacerdoti

La lettera al direttore 

Il celibato e la solitudine di tanti preti

Caro direttore, alcuni anni fa, dopo un mio viaggio - studio in Bielorussia dove incontrai ed ebbi modo di parlare con alcuni preti ortodossi, lo stesso Metropolita Filarete e alcuni seminaristi, organizzai a Bolzano un convegno dal titolo «La famiglia cambia anche nella vita delle chiese cristiane». Si confrontarono teologi cristiani cattolici, cristiani ortodossi e cristiani protestanti. Se noi oggi provassimo ad immaginare tutti i preti cattolici come una grande famiglia, sarebbe sbagliato non tenere conto di certi cambiamenti. Poche volte si affronta il problema che riguarda la solitudine dei preti anziani, solitudine che a volte può avere conseguenze inimmaginabili. Personalmente sarei favorevole alla abolizione del celibato dei preti, al lasciare libera scelta, senza costrizione, dato che il celibato non è considerato tra i dogmi della chiesa cattolica romana.

San Paolo in una lettera diretta ai cristiani di Corinto diceva: «Chi non è sposato si preoccupa della cose del Signore, come possa piacere al Signore; chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie, e si trova diviso». Queste parole di Paolo, anche se non riguardano specificamente i chierici, a volte sono applicate ai sacerdoti che «si consacrano a Dio con un nuovo ed eccelso titolo, aderiscono più facilmente a lui con un cuore non diviso, si dedicano più liberamente in lui e per lui al servizio di Dio e degli uomini». È passato qualche millennio da quello che diceva Paolo, oggi penso che non si debba parlare di cuore diviso se un sacerdote ama Dio e serve la Chiesa ma anche amasse la propria moglie e la propria famiglia.
Credo che se una persona già coniugata ha la possibilità dopo studi adeguati di diventare diacono permanente e servire la Chiesa quasi in tutto tranne che nella celebrazione eucaristica possa anche avere la possibilità di celebrare Messa. Nella disciplina ortodossa il celibato è condizione per l’ordinazione di vescovi, i quali sono tenuti alla continenza assoluta. Sempre nella Chiesa ortodossa, per diventare però presbiteri o diaconi, il celibato non è richiesto, ma è proibito sposarsi dopo l’ordinazione, tranne in caso di morte della coniuge. Oggi, pensando anche ai cambiamenti nella famiglia, credo che un prete sposato possa capire meglio i problemi che i membri della famiglia devono affrontare. Sono consapevole che si può curare una malattia ed occuparsi di problematiche senza necessariamente averle provate, ma nel grande mondo dell’umana famiglia l’empatia diventa maggiore se anche tu, esperto o esperta, qualche pena o sofferenza le hai provate. A questo punto penso che il dibattito sul celibato dei preti, non debba rimanere solo un dibattito per il foro interno ma che possa anche diventare un dibattito sinodale esterno.

Elio Cirimbelli


Consentiamo alle suore di celebrare messa


La Chiesa - e le confesso che questa prima parte della mia riflessione deriva anche da un confronto con un teologo che stimo molto - è pronta a gestire i matrimoni dei preti, ma non il fallimento dei matrimoni dei preti, i loro divorzi e i problemi che tutti noi conosciamo bene. “Sanare” una situazione, come di fatto sta ipotizzando di fare il Papa, è comunque profondamente diverso dall’avviare una rivoluzione. Una via molto più semplice c’è già. Dare molto più spazio alle suore, cominciando col consentir loro di celebrare messa. Ed è una via davvero rivoluzionaria.

a.faustini@ladige.it

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