Violenza, quello spot sa di anti-femminismo

La lettera al direttore

Violenza, quello spot sa di anti-femminismo

Esimio direttore,
in questi giorni sono andato al cinema e, prima di vedere i film, ho potuto notare la pubblicità della Provincia, immagino, sulla violenza in cui si diceva: «Nella violenza ci dimentichiamo di essere mamma e papà». In questa pubblicità passa un messaggio sbagliato. Le donne, le madri non dimenticano mai di essere tali soprattutto quando i loro figli sono sottoposti alla violenza domestica.
È un messaggio fuorviante, che sembra voler scaricare la responsabilità della violenza ad ambo i sessi quando, dati alla mano, si sa che la violenza domestica è per la maggior parte attribuita al sesso maschile, molto spesso di origini italiane. Spero vivamente che questo non sia stato voluto apposta perché sarebbe indice di anti-femminismo.

Simone Costa


 

Non ci leggerei del maschilismo

Forse ricorderà che quest’iniziativa, all’inizio, prevedeva proprio la lettura di cui parla lei, quella in cui il maschio è il cattivo. Poi s’è scelta una seconda versione, che si sforza di parlare a genitori che dovrebbero avere la capacità, al di là di ciò che si fanno e che si dicono, di ricordarsi sempre dei loro figli, del contesto nel quale litigano, delle situazioni che fanno appunto vivere ai loro figli. Siamo sinceri: mandare un messaggio come questo e farlo arrivare in modo corretto a destinazione non è mai facile. Anche perché i violenti (che sono, è vero, soprattutto maschi, ma non esclusivamente maschi) spesso non si considerano tali e, soprattutto, si dimenticano quasi sempre, in particolare in certi contesti, di essere genitori. E’ un po’ come la pubblicità sulle sigarette che ci ricorda che fumare nuoce gravemente alla salute o come quella che ci ricorda che se andiamo troppo forte in moto o in auto rischiamo la vita. Servono sempre nuovi linguaggi per parlare a chi non vuol vedere e sentire, ma il tentativo di fare delle campagne - cercando magari di sfatare anche i luoghi comuni - è secondo me sempre positivo, almeno negli intenti. Pensi a come ognuno di noi ha vissuto la tragedia delle due ragazzine travolte e uccise mentre attraversavano la strada a Roma. Al di là del dolore che accomuna tutti, c’è chi si concentra solo sul ragazzo in auto, sull’alcol, sull’uso - forse precedente, stando ai primi riscontri - di sostanze stupefacenti. C’è chi è sconvolto dal fatto che le ragazzine abbiano attraversato di fatto col rosso, saltando un doppio guard rail su una strada a dir poco pericolosa, a poca distanza da un passaggio pedonale. C’è chi si concentra sulla pioggia, sulla velocità dell’auto, su un dramma collettivo. Ma quanti di noi cambieranno abitudini dopo questa tragedia? Quanti rallenteranno con la pioggia? Quanti smetteranno di bere o di far uso di sostanze prima di mettersi al volante? Quanti attraverseranno solo col verde e solo su un passaggio pedonale? Intendo dire che ognuno di noi può avere un’idea su una pubblicità più o meno riuscita, ma il problema riguarda sempre chi quella pubblicità la deve capire, far propria, ascoltare, mettere in pratica. Tornando allo spot in questione, le dico che non ci leggerei del maschilismo, se non altro per l’utile dibattito che c’è stato prima di arrivare alla versione finale.

a.faustini@ladige.it

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