La violenza sulle donne e la cultura della Lega

La lettera al direttore

La violenza sulle donne e la cultura della Lega

Al di là della foto apparsa su Facebook dove l’assessore alla cultura Bisesti e qualche altro consigliere leghista festeggiano il compleanno di un amico davanti ad una torta con la scritta «Viva la F...» già di per sè raccapricciante, colpiscono le dichiarazioni - a dir poco sconcertanti - successive, dei vari Savoi e Company, sulla questione sollevata, che denotano quanto poco rispetto abbiano di tutti i Trentini e le Trentine.
Un tale comportamento è, di fatto, un atto di una prepotenza e arroganza istituzionale inaudite, pericoloso e di bassa lega. Si parla tanto di violenza sulle donne, loro stessi firmano protocolli, partecipano a convegni, ma la convinzione di fondo è che questo sia un problema che tocca altri, non il nostro territorio.

Eppure i dati raccolti e presentati con tanto di conferenza stampa e sottoscrizione di accordi con altri Enti ed Istituzioni raccontano altro.
Ma il nostro governo provinciale non avverte minimamente il bisogno di stare davvero al fianco delle donne che subiscono violenza e delle loro famiglie, perché ritengono sia un fenomeno di secondaria importanza. Perché quello che non ha ancora capito questa classe dirigente è il concetto di responsabilità che distingue un privato cittadino da chi ha la rappresentanza di una istituzione, la nostra Provincia, da sempre impegnata in questa battaglia. La violenza sulle donne è prima di tutto una questione culturale, è lì che bisogna “lavorare”, sul linguaggio, sulla valorizzazione delle donne nelle istituzioni, sulla rappresentanza, sul rispetto.
Questa “goliardata” che ha un peso specifico importante, unita ad altri tristi episodi, come quello di modificare una locandina sulla violenza assistita, accogliendo la critica inaccettabile di un consigliere comunale che da sempre non riconosce l’importanza di questa battaglia, proprio in questi giorni, conferma solo tutta la loro inadeguatezza. Fare politica è un’altra cosa, essere i rappresentanti di tutti e di tutte è diverso da questo triste spettacolo, dalla voglia compiacere a tutti i costi, di essere vicini alla gente “a prescindere”. Il nostro modo di fare politica è differente e ne siamo fieri e fiere!

Lucia Maestri
Minella Chilà


 

Stop discriminazioni

Gli esponenti del “celodurismo” d’antica memoria, purtroppo, hanno sbagliato due volte, in questa incresciosa vicenda: confondendo il piano istituzionale con quello per così dire personale (le foto di una festa ormai diventano sempre pubbliche, al di là di ciò che si scrive su una torta) e facendosi ritrarre davanti a una torta dal... sapore infelice (quella scritta era oggettivamente indigeribile) e cercando poi di “difendere” quello che è ben più che uno scivolone con frasi ancor meno felici. Il tutto è più grave in queste giornate nelle quali ognuno di noi dovrebbe riflettere sulla violenza sulle donne, una violenza spesso subdola, spesso nascosta proprio nelle parole, spesso psicologica ancor prima che fisica. Il mondo si cambia - in peggio - anche con una torta. Ma il problema qui è opposto: bisogna battersi per migliorarlo, il mondo. E per superare ogni forma di discriminazione.

a.faustini@ladige.it

comments powered by Disqus