Autonomia: Bolzano la celebra, Trento non c'è

Autonomia, il Trentino resta alla finestra. Gentile Direttore, la celebrazione del centenario del trattato di Saint Germain e del cinquantenario del Pacchetto è stata per il Trentino l’ennesima occasione mancata. È vero infatti che i nostri rappresentanti erano presenti, ma solo in veste di ospiti, o come partner dell’Euregio, così come i rappresentanti del Land Tirol. E tutto ciò per noi trentini, soprattutto per la componente trentino-tirolese, fortemente legata all’Autonomia, appare insufficiente ed inadeguato.
A differenza del Land Tirol, infatti, il Trentino condivide con l’Alto Adige/Südtirol lo speciale Statuto di Autonomia, dentro i confini dello Stato italiano e nell’ambito di quel frame previsto dall’accordo Degasperi-Gruber e poi individuato nella dimensione territoriale regionale, che in buona sostanza rappresenta una definizione congiunta, tra Italia ed Austria, delle regole di sovranità che governano questa terra.
Sabato tutto ciò è stato ribadito. Tuttavia è stato anche reso con chiarezza che i protagonisti sono tre, Provincia autonoma di Bolzano, Repubblica italiana e Repubblica austriaca: erano infatti presenti, in veste di protagonisti, Arno Kompatscher, Sergio Mattatella ed Alexander Van der Bellen. Il messaggio è giunto forte e chiaro: la dimensione internazionale dell’accordo di Parigi e dell’impianto autonomistico riguarda solo Bolzano. Trento, se c’è, è al traino o, meglio, beneficia di riflesso di un’Autonomia che in buona sostanza oggi appare ridimensionata ad atto interno alla Repubblica italiana, gentile concessione della stessa.
Che tutto ciò sia voluto, o sia frutto del caso o di un rigido protocollo, incentrato sulla ricorrenza del Pacchetto e, in definitiva, sulla sottolineatura del Los von Trient, andrebbe indagato da parte trentina. Ad oggi la cosa certa è che, di questo passo, tale concezione finirà con il consolidarsi anche nell’opinione pubblica trentina. A quel punto i detrattori dell’Autonomia trentina avranno buon gioco.

Paolo Monti - Ex consigliere comunale di Trento

 

L'Alto Adige sempre protagonista

In parte è un tema che ho sollevato anche nel mio intervento di domenica. Io ero a Castel Tirolo e a Bolzano. E ho visto un Alto Adige che ha giocato ancora una volta un ruolo da protagonista e un Trentino che ha giocato effettivamente la parte dell’inviato illustre, dell’amico, ma pur sempre dell’ospite. Il presidente altoatesino Kompatscher sa molto bene, e non manca di rimarcarlo, che l’autonomia ha bisogno di peso, di massa critica. E sa bene - anche se la Regione intesa come ente è stata ormai svuotata - che lo sguardo regionale è in tal senso indispensabile. Il Trentino può e deve fare di più, è vero. Perché questa è anche l’epoca del protagonismo, non certo solo della testimonianza. Soprattutto in un’Italia che le autonomie le guarda con sospetto. Fuor di retorica, il Trentino non gode della protezione dell’Austria. Anche per questo ha bisogno della protezione dell’Alto Adige. Sabato scorso, come mi sono permesso di scrivere, è iniziata però una nuova fase dell’autonomia. Una fase che si stacca dalla zavorra del pur fondamentale passato per disegnare il futuro. Un futuro che ha un senso solo se trentini e altoatesini - persino prescindendo dall’appartenenza etnica che pur resta la base dell’intuizione di Degasperi e del successivo cammino dell’autonomia dei nostri due territori - sapranno camminare insieme. Qui, nei rapporti con lo Stato, nell’ambito di una dimensione euroregionale che resta sempre nel bozzolo e in uno scenario totalmente nuovo che è quello dell’Italia e dell’Europa del 2019. Il Los von Trient, infine, è però definitivamente superato. Su questo Kompatscher è stato molto chiaro, partendo dalle ore drammatica di Castel Firmiamo e parlando di due autonomie mature, il Landeshauptmann s’è infatti liberato della nostalgia per guardare avanti. Sembrava davvero sincero. Occasione che il presidente Trentino Fugatti non deve dunque lasciarsi sfuggire.

a.faustini@ladige.it

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