Senza rispetto delle regole, Italia destinata a crollare

Senza rispetto delle regole, Italia destinata a crollare

Egregio direttore, ogni giorno mi sforzo di capire in quale direzione si sta avviando il nostro Paese e lo faccio attraverso la lettura delle pagine di analisi politiche del Corriere della Sera e delle lettere che Le indirizzano i lettori del Suo giornale. Finora sono giunto alla conclusione che nella nostra Italia sta avanzando "l'inciviltà diffusa", titolo scelto dal giornalista del Corriere, Ernesto Galli della Loggia, per sintetizzare la sua analisi sul clima sociale complessivo in cui siamo immersi.

E questo perchè? Molto probabilmente perchè «gli uomini di Stato, lungi dal dirigere le folle, cercano soltanto di seguirle» («Psicologia delle folle» di Gustave Le Bon). E allora è sempre attuale il detto «Il popolo vuole essere ingannato, perciò sia ingannato». Se non si inverte il cammino e cioè si torna alla stagione dei doveri, come a suo tempo affermava l'onorevole Aldo Moro, e si apre una grande campagna per insistere a tutti i livelli sulla necessità assoluta e urgente del rispetto delle regole, c'è, a mio modesto avviso, il pericolo di una società sempre meno coesa e forse anche incivile.

Renato Lochner


 

 

Questo è il tempo dell'urlo

Grande verità. Ma le chiedo (e mi chiedo): se oggi ci fossero Aldo Moro e Alcide Degasperi, secondo lei prenderebbero più voti di Salvini, di Renzi (non mi riferisco a questa stagione, ma a quella precedente) o di Grillo? Sono inorridito da quanto sto per scriverle, perché considero Moro e Degasperi due statisti non solo grandi, ma anche in qualche modo insostituibili e inarrivabili, ma penso che cercando di ragionare (e di far ragionare) verrebbero sommersi da semplificazioni, da insulti, da frasi ad effetto, da slogan.

Pensi a quando Monti - pur facendosi travolgere colpevolmente dall'idea di poter essere non l'uomo di una complicata stagione, ma una sorta di messia buono anche per le stagioni successive - ha cercato di dire la verità al Paese. Il tema degli uomini di Stato (anche se non tutti meritano oggettivamente questa definizione) che seguono le folle anziché guidarle è antico. Ma c'è modo e modo di assecondare il popolo. E qui, in fondo, sta la grande differenza richiamata anche da Galli della Loggia, che è già tornato altre volte sul tema dell'educazione/maleducazione e della civiltà/inciviltà.

Questo è il tempo dell'urlo, dell'odio, della sparata: ragionare, dialogare, provare a dare una prospettiva non solo al Paese, ma anche ai pensieri, è impresa complicatissima. Quasi temeraria. Forse - mi piace almeno pensarlo - c'è un tempo per distruggere, ma anche uno per costruire. Se vuole sedersi qui accanto a me, possiamo aspettare insieme il tempo del costruire. Portando ogni giorno il nostro piccolo contributo affinché questo accada. Possibilmente presto.

a.faustini@ladige.it

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