L’estrema destra e la scorta a Liliana Segre

La lettera al direttore

L’estrema destra e la scorta a Liliana Segre

Egregio direttore, mi hanno lasciato perplesso gli eventi delle ultime settimane riguardanti la senatrice a vita Liliana Segre, superstite della Shoah. Il fatto che il centrodestra italiano non sia interessato, non votando a favore di una commissione avente tale compito, a fermare l’odio crescente nei confronti del prossimo mi fa intendere o che in Italia ci sia un centrodestra irresponsabile o che, proprio, non esista una destra moderata, ormai. Perfino Maria Rosaria Carfagna, vicepresidente della Camera dei deputati, ammette che il suo partito sta cambiando pelle. Inquietanti sono gli insulti nei confronti della senatrice Segre, insultata proprio perché ebrea, e il fatto che a quest’ultima sia stata assegnata una scorta. Mi sovviene una ricerca fatta qualche anno fa, massimo due, in cui si evidenziavano i crimini d’odio in Italia e l’antisemitismo sembrava essere concentrato principalmente nella regione della capitale. Viviamo in tempi difficili e strani in cui il centrodestra, qui in Italia, sembra avallare tesi proprie dell’estrema destra che il secolo scorso hanno fatto tremare i popoli e le nazioni. Cosa ne pensa, direttore?

Simone Costa


 Anch'io sono preoccupato

In parte ne ho già scritto: in editoriali e proprio in questa rubrica. Sono preoccupato, anche se vedo qualche timido segnale che mi fa ben sperare. All’Italia un centrodestra moderato serve, ma un centrodestra moderato non solo avrebbe approvato la proposta di istituire la commissione contro l’odio, ma avrebbe a lungo applaudito, in aula, la senatrice a vita. Le confesso che questo secondo aspetto (l’assenza di un applauso, di una condivisione) mi ha colpito più del mancato sostengo all’iniziativa. Perché la politica può anche allontanare - anche se su temi come questi la lontananza è a dir poco assurda - ma l’umanità e la condivisione non possono mai venire meno. Soprattutto quando si parla di una donna sopravvissuta allo sterminio, in particolare quando si parla di una grande testimone della più grande ferita della storia. L’egoismo sta producendo un pericoloso estremismo, un negazionismo, un odio che non possono non allarmare. Spero che altri si uniscano a Mara Carfagna (curioso che lei la chiami col suo nome di battesimo), prendendo le distanze da chi, in aula, ha perso un’occasione storica per dimostrare che su certi temi c’è una sola Italia, tutta unita. A proposito del secolo scorso le dico infine che abbiamo davvero un serio problema di memoria. Non solo non ricordiamo, cerchiamo pure di modificarla, la storia. A nostro piacimento. Anche per questo considero cultura e conoscenza i grandi e principali antidoti rispetto al virus del razzismo.

a.faustini@ladige.it

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