Governo, ho già capito come andrà a finire

La lettera al direttore

Governo, ho già capito come andrà a finire

Caro Faustini, credo di aver capito, ahimè, come finirà, e mai come questa volta spero tanto di avere torto. I giallorossi sono sotto assedio, bombardamento, teste di ponte, catapulte e palle di fuoco (come quelle che ha sempre sparato Salvini) e il portone del governo molto probabilmente, alla fine, cadrà prima della normale scadenza. È sotto assedio dall’ultra destra, riunita giorni fa in Piazza S. Giovanni a Roma, dove in migliaia esultanti sotto il palco, ascoltavano le arringhe (sarebbero state meglio le aringhe) dei loro tre condottieri.
Innanzitutto questo governo scalcagnato, che litiga su tutto come il precedente, che si sta facendo del male da solo, proprio con il fuoco amico, dato che il “bambino capriccioso” Di Maio, per sentirsi importante e cercare sempre una visione di se stesso, sta inviando, ogni giorno, dei diktat al suo alleato premier Conte, proprio quello che lui aveva imposto, pena la rinuncia all’alleanza con il PD. Torniamo ai tre condottieri urlatori della riunione condominiale suddetta, iniziando dall’indiscusso numero uno, primatista in quanto a visioni “democratiche”, misteri, fake news e balle spaziali, Matteo Salvini. Ha continuato, come un disco ormai rotto degli anni trenta e un mantra, a ripetere i suoi ormai collaudati, sempre uguali e vincenti slogan, che tanto piacciono e scaldano il suo popolo che continua ad esaltarsi alle sue parole, a prescindere, ormai senza neanche ascoltarlo, tanto ripete sempre le stesse cose. Gli sbarchi dei migranti sono triplicati con il governo dei comunisti, e quando tornerà “Lui” non uno solo si avvicinerà più ai nostri confini mediterranei, guardandosi bene dal dire delle migliaia che, con lui ministro, sono sbarcati sui vari “barchini” sotto il suo naso, mentre lui respingeva e combatteva solo le ONG. Veniamo alla numero due, una statista che mezza Europa ci invidia, Giorgia Meloni, che ha accusato il bancomat di essere il “guardone” dei nostri soldi, che insieme al minacciato abbassamento dell’uso dei contanti, non ci rende più liberi di spendere (evadere) come e quanto vogliamo. Ecco, così la tanto attesa lotta all’evasione diventerà, con lei, un incitamento sostanziale ad aumentarla. Anche perché, oltre che con l’aiuto delle attuali blande leggi, gli italiani sono sempre molto avanti nelle tecniche e nelle fantasie dell’evasione, un po’ come i ladri (similitudine) rispetto ai sistemi d’allarme. E dulcis in fundo, come potevano mancare le sagge parole di Berlusconi, con le sue eterne fisse, (questa volta ha risparmiato le sue barzellette osé) e cioè i comunisti al potere e le “manette” proprio quelle che lui da più di vent’anni avrebbe dovuto avere e che ha evitato con lo stuolo di suoi avvocati e le prescrizioni tutte a suo favore. Ma finiamo in bellezza, guardando, per par condicio, anche in “casa nostra” (?) con lo strano e atipico alleato (così dovrebbe essere e si definisce, ma a tempo determinato, come il lavoro) del governo giallorosso e cioè l’enfant prodige della politica italiana, Renzi. Il secondo Matteo, (non il Vangelo) per importanza attuale, che invece di combattere l’unico avversario in questo momento e cioè il primo Matteo, esulta per l’unico obiettivo raggiunto che aveva in mente, e cioè lasciare il suo principale nemico, il PD, che ogni giorno, poverino, lo combatteva, contrastava, insomma non era mai d’accordo con lui, cosa, questa, insopportabile.
E così aprendo, in un prossimo futuro, quando lui vorrà, all’entrata trionfale, da quel suddetto portone assediato, delle truppe dell’ultradestra, queste invece molto compatte, che arriveranno senza spargimento di sangue e senza fare prigionieri, ma lasciando però intatta Italia Viva con il suo condottiero toscano, che scherzava quando diceva di combattere l’unico comune nemico, Salvini, e guarda poi con chi stare. È come se nella seconda guerra mondiale gli americani invece di combattere i tedeschi si fossero scagliati contro i loro alleati inglesi e francesi, valli a capire questi politici del terzo millennio! Ma lui ripete sempre al Governo “stai sereno” e noi sappiamo cosa vuol dire.

Alberto Penazzi


 

Demonizzandolo, Salvini si rafforza

In parte penso d’averle risposto con l’editoriale uscito in prima pagina martedì. C’è una risposta che però vorrei darle qui: riguarda il concetto di “suo” popolo riferito al “capitano” leghista. La verità è che Salvini non ha più un “suo” popolo: si rivolge a tutto il popolo e trova nuovi tifosi ogni giorno, in ogni angolo della penisola. Non c’è più la Lega Nord: c’è un movimento salviniano che sta parlando ad un pezzo ampio del Paese, un “mondo” che ritiene di non avere altri interlocutori, un universo - non solo di elettori - che un tempo aveva altri punti di riferimento, altri leader ai quali affidarsi. Demonizzando Salvini il centrosinistra lo rafforza. Il fenomeno Matteo va capito e copiato, semmai. Esattamente come fece la Lega, quando prese - nemmeno troppo lentamente - il posto della Dc e del Pci fuori dalle fabbriche e in molti dei luoghi nei quali tanti cittadini cercano da sempre qualcuno disposto ad ascoltarli e a dar loro ragione (pratica in voga da tempo) anche quando la ragione abita altrove. Chi si è chiuso nel Palazzo, allontanandosi dalla normalità della società, ha imparato ad odiare (ricambiato) Salvini, ma non a essere più incisivo di lui.
Renzi, per paradosso, cerca nuove vie, nuovi linguaggi, un dialogo con quel Paese che Salvini e Grillo hanno saputo prendere per mano (o per la pancia, ma l’esito è analogo). Se non lo alimentasse il rancore, Matteo Renzi potrebbe persino costruire davvero qualcosa di nuovo. Ma tende a concentrarsi sulle mosse e sui presunti errori degli ex amici (come se lui, di errori, non ne avesse commessi più di mille) anziché sulle mosse e sulle accelerazioni degli avversari.

a.faustini@ladige.it

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