Automobilisti indisciplinati, troppi incidenti e vittime

Automobilisti indisciplinati, troppi incidenti e vittime

Sul giornale del 27 luglio è apparso in prima pagina il titolo «Aumentano incidenti e morti». È una semplice constatazione, peraltro dolorosa. Soprattutto drammatica, se si considera che negli ultimi 50 anni gli incidenti stradali ed in particolare i morti sulle strade sono stati in costante diminuzione. Infatti nel quinquennio 1965-1970 rispetto ai circa 10 milioni di motoveicoli che circolavano sulle strade italiane, si contavano dai 10.000 ai 12.000 morti all’anno per incidenti stradali. Nel quinquennio 2010-2015 i motoveicoli circolanti sulle strade italiane sono quintuplicati rispetto a quelli sopracitati, mentre il numero dei morti si è drasticamente ridotto a 3.400-3.500 all’anno.
Quali le ragioni? Diverse, ma soprattutto il costante e progressivo miglioramento delle strade, le vetture realizzate con tecnologia sempre più raffinata e, non da ultimo, il controllo sempre più attento sul rispetto del codice della strada. Negli ultimi tre anni la situazione è di nuovo cambiata: ci sono più incidenti ed il numero dei morti è leggermente aumentato. Ci chiediamo il perchè? La risposta, a mio parere, è una sola: gli automobilisti non rispettano le regole come, peraltro, moltissimi cittadini in diversi settori della vita pubblica. E le conseguenze sono l’aumento delle tragedie famigliari e un sempre più diffuso senso di insicurezza.

Renato Lochner


 

Le regole non si possono ignorare

Grande verità: con mezzi più sicuri e strade più sicure non dico che morire sia di fatto impossibile, perché non è non sarà purtroppo mai così, ma possiamo in un certo senso considerare eliminati molti (se non tutti) i pericoli. È vero: non rispettiamo (parlo al plurale perché mi ci metto sempre dentro anch’io) le regole, ma va anche detto che viviamo in un Paese che tende a chiudere un occhio - ed è un errore che modifica, in peggio, il nostro modo di vivere - di fronte a chi le regole non le rispetta. Oggi si parla di omicidio stradale ed è un passo avanti, ma ovviamente - parlo per paradosso - nessuno parla di suicidio stradale. E invece molti degli incidenti di cui abbiamo parlato ultimamente sono legati al singolo che fa un incidente a una velocità folle o comunque non rispettando la benché minima regola. Non possiamo immaginarci vigili, carabinieri o poliziotti lungo ogni metro delle nostre strade, ma i fatti dimostrano che dove c’è ad esempio un vero autovelox la gente rallenta e sta attenta (e si evitano di conseguenza gli incidenti). Scrivo “vero”, perché ormai gli automobilisti e i motociclisti sanno anche dove ci sono quelli finti. Quando andiamo all’estero siamo tutti più ligi, perché sappiamo che le regole non si possono ignorare.

a.faustini@ladige.it

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