Olimpiadi: treni, funivie e altre opere per le Dolomiti. Trasporti, i piani di Confindustria Trento, Bolzano e Belluno

Trasporti, i piani di Confindustria Trento, Bolzano e Belluno

di Angelo Conte

Gettare la basi per la definizione di una programmazione che tenga conto delle esigenze straordinarie dettate dall'appuntamento di Milano Cortina 2026 e che però tracci una visione di più lungo termine dello sviluppo infrastrutturale delle Dolomiti, con un occhio di riguardo alla sostenibilità e alle generazioni future.

È con questo obiettivo che le Associazioni degli industriali delle province di Belluno, Bolzano e Trento hanno deciso di affidare all'Università di Padova uno studio preliminare che definisca lo stato attuale e gli scenari pre e post Olimpiadi del sistema delle infrastrutture di trasporto di interesse per le province sulle quali insiste il Patrimonio Unesco: un insieme indivisibile, che ricade in tre diverse aree amministrative che devono però dialogare e cooperare per una visione e una progettualità condivisa.

Con due orizzonti temporali: quello del 2026, anno delle Olimpiadi, e quello di più lungo periodo, almeno trentennale.Il contratto attraverso il quale Confindustria Belluno Dolomiti, Assoimprenditori Alto Adige e Confindustria Trento commissionano la ricerca al Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale - Icea dell'Università degli Studi di Padova è stato siglato dai presidenti delle tre associazioni Maria Lorraine Berton, Federico Giudiceandrea, Fausto Manzana, e dal direttore del dipartimento, Carlo Pellegrino.

«È un impegno che desideriamo perseguire non solo nell'interesse delle comunità che oggi abitano il territorio dolomitico, ma anche per le generazioni che verranno, nei confronti delle quali abbiamo una grande responsabilità - dichiara Manzana, presidente di Confindustria Trento -. Lo sviluppo infrastrutturale di questa parte di territorio, anche ma non solo in vista delle Olimpiadi 2026, dovrà essere immaginato e realizzato tenendo bene a mente che si tratta di un'eredità che lasciamo a chi verrà dopo di noi». «Quella che si è costituita è una vera e propria task-force - afferma Lorraine Berton, presidente di Confindustria Belluno Dolomiti -. Vogliamo rendere ancora più incisiva la nostra azione sul fronte delle infrastrutture materiali e immateriali necessarie all'intera area dolomitica. Per farlo, stiamo mettendo le basi a una grande piattaforma comune. Se davvero vogliamo essere efficaci dobbiamo guardare al territorio nel suo complesso, superando i confini amministrativi e confrontandoci alla pari, soprattutto se parliamo di programmazione».

«Intendiamo dare un contributo diretto assumendo un ruolo propositivo e preparando le nostre realtà alle sfide future - aggiunge il presidente di Assoimprenditori Alto Adige Giudiceandrea -. Lo studio offrirà un'interpretazione coordinata di fenomeni che sono volano di sviluppo dell'economia dei territori montani interessati: se sapremo gestirli in maniera corretta, saranno un'opportunità per promuovere in modo sostenibile i nostri territori».

A livello nazionale Confindustria ha creato un gruppo di lavoro sulle infrastrutture con un focus su sport e grandi eventi di cui Paolo Mazzalai, ex presidente di Confindustria Trento, è coordinatore.

«Oggi quello che più importa riguarda le Olimpiadi del 2026 che sono non domani, ma oggi pomeriggio. Bisogna partire in fretta, perché per le infrastrutture deve passare del tempo dalla pianificazione alla realizzazione. Noi in quest'ottica puntiamo a uno sviluppo socio-economico sostenibile delle aree interessate, che devono essere servite da infrastrutture utili adesso ma anche in futuro. Insomma, è fondamentale che ciò che si eralizza sia utilizzabile anche dopo dal territorio così da rendere gli investimenti utili. Noi ci siamo inventati l'approccio sull'area dolomitica, in cui per l'appuntamento olimpico agisce ora una Fondazione che si preoccupa dell'evento in sè, e una agenzia che si occupa di infrastrutture. Il budget è di 1 miliardo di euro attualmente, di cui 500 milioni per la Lombardia e altrettanti per l'area dolomitica che verte su tre province, Trento, Bolzano e Belluno», sottolinea Mazzalai.

«Noi non abbiamo come Confindustria la missione di fare politica, ma vogliamo dare un contributo di idee. Su scelte strategiche per il territorio ci siamo inventati di immaginare una visione sull'intera area delle Dolomiti con interventi omogenei e iniziative accoppiate a una visione di medio-lungo termine» assicura Mazzalai. Per l'ex numero uno di Confindustria, «nel 1956 le olimpiadi di Cortina hanno fatto da traino per decenni a seguire ora ragioniamo su un'area più vasta e occorre capire quali idee sviluppare per il futuro» assicura Mazzalai.

Lo studio assegnato a Padova indicherà concretamente le soluzioni, ma Mazzalai già chiarisce quale sarà la cornice all'interno della quale Confindustria chiede di muoversi: «Ci saranno proposte di accessi all'area dolomitica in modo coordinato con una sensibilità elevata verso un territorio che potrebbe avere una spinta turistica enorme, visto che per la diretta della cerimonia inaugurale si parla di oltre un miliardo di spettatori attesi per la diretta». Il tema fondamentale resta quello di conciliare l'ambiente con lo sviluppo infrastrutturale e l'accesso a un'area sensibile e allo stesso turistica.

«Dovremo rivedere i metodi per l'arrivo nell'area, con un passaggio dall'accesso col mezzo privato a un sistema pubblico che possa sposarsi con gli impianti di risalita per togliere CO2 da quell'area. Occorre fare uno studio a medio termine per vedere come suddividere il traffico tra pubblico e privato, salvaguardando le aree in quota» assicura Mazzalai.

«Se si riuscisse a chiudere il cerchio ferroviario Trento Bolzano Brunico Bressanone fino a Cortina, Belluno, la Valsugana e poi di nuovo Trento ci sarebbe un ring ferroviario con un alleggerimento del traffico privato. Si devono poi potenziare i sistemi di trasporto alternativo come i trasporti a fune e adattare la portata dei mezzi pubblici in base alla necessità». Nello studio si potrebbero ipotizzare collegamenti transvallivi «per evitare di portare il traffico di trasferimento in quota per chi sale al passo solo per poi ridiscendere nella valle vicina. Se al Sella trovi centinaia di auto non va bene. In Svizzera fanno tunnel dove le valli si avvicinano» aggiunge Mazzalai. Che spiega come «la vera difficoltà sia quella dei tempi, occorre accelerare».

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