Allarme contagi nelle scuole: ipotesi chiusura generale in zona rossa e forse anche altrove quando l'incidenza aumenta

Prevedere lezioni a distanza in tutte le scuole nelle zone rosse regionali o in quelle locali, ma anche oltre il superamento di una determinata soglia di incidenza, a prescindere dal colore.
 
L'orientamento sarebbe per una soglia a 250 casi ogni 100mila abitanti, ma si discute anche di un eventuale abbassamento ai 100 casi per 100mila abitanti. Un indicatore che si pensa di poter utilizzare anche in aree localizzate in regioni gialle o arancioni.
 
È quanto emergerebbe da una riunione del Comitato tecnico scientifico, che stilerà un verbale dal quale potrebbero arrivare indicazioni che saranno valutate dal governo in vista del nuovo dpcm.
 
C'è un impatto dei nuovi contagi nelle scuole, ma differenziato. Per questo sarebbe auspicabile una modulazione delle misure a seconda delle zone, variabile in base a Comuni o Province e non soltanto su base regionale. 
 
Il Cts stilerà un verbale dal quale potrebbero arrivare indicazioni che saranno prese in considerazione nel nuovo dpcm.
 
Secondo il Cts, con la stabilità dei contagi in zona gialla per tre settimane consecutive, le attuali disposizioni sulle lezioni in presenza non dovrebbero cambiare.
 
Al verbale sarà allegato uno studio Iss, sul quadro contagi-scuole.
 
Nella riunione del Cts la soglia di cui si è parlato si attesta sui 250 contagi settimanali ogni centomila abitanti, numeri che già determinano il passaggio in zona rossa.
 
L'altra ipotesi, come accennato, che non è stata oggetto della riunione ma riguarda ambienti esterni al Comitato, è di valutare l'incidenza di 100 contagi settimanali su 100mila abitanti e viene supportata da altre componenti.

C'è chi indica anche un legame diretto fra l'aumento dei ricoveri per covid-19 nelle unità di terapia intensiva e la riapertura delle scuole: «L'analisi delle curve del numero dei ricoverati nei reparti di terapia intensiva in Italia indica che il ritorno all'attività didattica in presenza dopo le vacanze di Natale sta veicolando l'attuale aumento della diffusione dell'epidemia in Italia», rileva il matematico Giovanni Sebastiani, dell'Istituto per le applicazioni del calcolo Mauro Picone del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iac).

«Allo scopo di limitare la diffusione dell'epidemia nel nostro Paese, penso - rileva il matematico - che sia importante interrompere quanto prima l'attività didattica in presenza in tutte le scuole, indipendentemente dalla fascia d'età, e nelle università. L'analisi indica che la curva delle terapie intensive a livello nazionale in Italia è in aumento da circa due settimane e che la situazione a livello regionale è eterogenea sia a livello qualitativo che quantitativo».

Quanto alla riapertura di cinema e teatri, il presidente dell'Anci, Antonio Decaro, spiega che «è stata individuata in una giornata simbolica (il 27 marzo, ndr) ma bisognerà vedere cosa succede in queste ore.

Se l'indice di contagiosità resterà basso si potranno sicuramente riaprire con le restrizioni, posti limitati, prenotazioni, nome e numeri di telefono per essere rintracciati, mascherina, igienizzante. Se però l'indice contagiosità tenderà ad aumentare ovviamente non riapriranno. Sarebbe in controtendenza - dice - chiudere le scuole perché c'è maggiore diffusione di una variante e contemporaneamente riaprire cinema e teatri, sarebbe una nota stonata».

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