Scuola, la voce dei presidi «Lezioni in presenza a gennaio»

Parlano i dirigenti scolastici

Se la Provincia spera di poter riportare a scuola le superiori il 9 dicembre, sempre che i dati epidemiologici lo consentano, i dirigenti chiedono di attendere, a meno che la situazione sanitaria non svolti, e di spostare la decisione nel 2021, dopo le feste di Natale, per non «vanificare quanto raggiunto e rischiare di tornare al puntio di partenza» come spiega la dirigente del Liceo scientifico Da Vinci, Valentina Zanolla.

Paola Baratter, dirigente del liceo classico Prati a Trento è chiara e netta: «Noi abbiamo voglia di tornare, ma vogliamo tornare in sicurezza per gli studenti e i docenti. Se ci sono le condizioni per tornare, siamo contenti di tornare anche al 50%. Se l'indice non rimane basso, torneremo in gennaio.
Teresa Periti , dirigente del Russell a Cles, mette in evidenza come già «oggi c'è un sistema ibrido, con un rientro in presenza a rotazione di alcune classi che lascia agganciati gli studenti alla scuola più del periodo del lockdown. È vero che l'indice Rt si è abbassato, ma forse anche perché non c'è quella marea di studenti che va in giro. La Provincia ha comunicato di aver aumentato l'autobus prima della nuova chiusura, ma non abbiamo potuto sondarlo perché siamo andati poi in questa didattica ibrida. Sarebbe auspicabile riprendere a pieno ritmo, ma se si vuole aspettare gennaio, perché il tirmore è che fuori dalla scuola rimettendo in circolo migliaia di persone si possano far aumentare ancor ai contagi.

Il problema è questo: se la situazione attuale è una buona situazione con i ragazzi che hanno un aggancio alla scuola col sistema misto, e se questa situazione ci permette di garantire di tornare alla normalità dopo Natale, forse è meglio aspettare. L'auspicio è che al rientro dalle vacanze si riparta con un indice tenuto più sotto controllo. Meglio salvaguardare quanto conquistato con cautela, per evitare di arrivare nel nuovo anno con una terza ondata. E restare gialli permette di salvaguardare economia e sanità, con gli ospedali non al limite».
Valentina Zanolla , dirigente del Liceo Da Vinci anticipa che «riattiveremo dal 9 dicembre un rientro in presenza a settimana dei ragazzi, mentre oggi non stanno venendo». Mentre per quanto riguarda la possibile riapertura in presenza delle scuole a inizio dicembre, Zanolla è prudente: «L'impressione è che bisogna essere cauti, perché il virus circola.

Adesso vediamo cosa decide il governo e la Provincia. Noi abbiamo una popolazione scolastica numerosissima e tutto è più complesso rispetto ad altre scuole». Tra le due linee, quella di rinviare a gennaio o di anticipare a dicembre, Zanolla predica «gradualità e attenzione, perché il rischio è vanificare quanto raggiunto e di tornare al punto di partenza».
All'Iti Buonarroti la dirigente Laura Zoller conferma che ci sono i rientri dei ragazzi in laboratorio in presenza, «sforzo che le famiglie apprezzano per l'opportunità offerti agli studenti. Viaggiamo al 30% di presenze e quindi c'è una minor pressione sui trasporti e a noi consente di avere una buona alternanza tra presenza e distanza. E questa è una modalità più sostenibile nel tempo. Se ci fosse la possibilità di apertura al 50%, noi avremmo la possibilità di farlo su tre giornate con l'alternanza delle classi. La tendenza del governo è di tenere chiuso fino a gennaio. La scuola è pronta a ripartire a ogni velocità, anche la 100%, il problema è che deve reggere il sistema. Ma non possiamo nasconderci che per tornare in presenza, occorre aver potenziato adeguatamente i servizi di corollario, a partire dal trasporto».

Maurizio Fugatti , presidente della Provincia, frena poi gli entusiasmi: «Sulla scuola restiamo cauti: se il Dpcm è quello di oggi vale lo stesso per lo sci non possiamo dire apriamo le superiori se strada facendo di fronte a eventuale abbassamento della curva, ci fossero segnali diversi, perché gli spazi di autonomia, per come è scritto il Dpcm ora in vigore, sono limitati». Ovvero basterebbe una impugnazione dell'ordinanza della Provincia di fronte al Tar per vedersi cassare una scelta diversa da quella del governo che punta a far passare il 2020 prima di pensare a un ritorno in classe degli studenti delle superiori. Intanto, Uil scuola-Rua e Uil Fpl del Trentino hanno chiesto che i lavoratori del settore scolastico provinciale siano inseriti tra le categorie con accesso immediato ai vaccini contro il coronavirus in fase di sperimentazione. La richiesta è stata inserita in una nota inviata all'amministrazione provinciale di Trento.

Secondo quanti richiesto dai sindacati, i vaccini dovranno essere somministrati, a richiesta del singolo lavoratore (docenti, personale Ata, cuochi, operatori d'appoggio e assistenti educatori), in ragione dell'esposizione al rischio di contagio dei lavoratori del settore e a causa dell'età media elevata degli addetti.

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