Il grido di Luana, operatrice sanitaria contagiata sul lavoro a Tione: «I nostri figli in quarantena dimenticati dalla scuola»

Da sola a casa in malattia post Covid, con i due figli in quarantena "dimenticati" dal sistema scolastico. È un urlo - così lo definisce lei stessa - quello lanciato da mamma Luana, operatrice socio sanitaria presso l'ospedale di Tione.

Luana Volpi nella prima ondata di Covid aveva raccontato in forma di diario (poi pubblicato con il titolo "Nella solitudine non siamo soli") le sue difficili giornate lavorative in un reparto Covid.

Ora però la solitudine della quarantena ha toccato in prima persona mamma Luana - sposata con due figli di 8 e 11 anni - che ancora una volta ha deciso di raccontare la sua esperienza scrivendo.

Luana Volpi è stata in prima linea in una Covid Unit a combattere il virus durante la prima ondata, è in prima linea anche nella seconda ma sul lavoro è rimasta contagiata.

Il 4 novembre è iniziata un'altra storia, più personale. Luana, come tanti colleghi che lavorano in contatto con il coronavirus è stata contagiata. «Sono così costretta ad isolare anche i miei figli e mio marito. Abitiamo in una casa di 80 mq era quindi impossibile mantenere un distanziamento. La mia rabbia sta nel fatto che i miei figli, in quarantena ormai da più di 3 settimane, sono stati completamente dimenticati dalla scuola, soprattutto il piccolo. L'istruzione è un diritto e un dovere degli alunni ma anche degli insegnanti e deve essere garantita anche e soprattutto in queste situazioni. Non avendo avuto risposta dal dirigente dell' Istituto Comprensivo di Tione di Trento, chiedo di essere gentilmente ascoltata».

Luana Volpi segnala anche un'altra difficoltà che si trova a fronteggiare una famiglia con una mamma e un papà colpiti dal Covid: «Un genitore può accedere al congedo Covid solo se i minori sono in quarantena dettata dal plesso. Nel mio caso la causa sono stata io per cui non ne ho diritto. Detto ciò a me e mio marito l'isolamento è terminato il 23 mentre per i bimbi prosegue fino al 29. Ora io sono a casa perché in malattia per gli strascichi del Covid-19, ma se avessi dovuto andare a lavorare, chi stava con loro? Spero che questo urlo venga ascoltato».

L'urlo di Luana è stato raccolto dal dirigente scolastico Alberto Paris che ieri ha sentito la madre dei due alunni.

«Il nostro obiettivo è identico a quello dei genitori - sottolinea - far sì che anche in un momento difficile come la quarantena il bambino non perda i contatti con la scuola. Nel caso in particolare qualche disguido c'è stato. La didattica a distanza è prevista solo se l'intera classe va in quarantena, ma questo non significa che il bambino costretto a restare a casa venga dimenticato. Gli insegnanti devono mantenere i contatti, se in un caso ciò non è avvenuto cercheremo di rimediare. Proprio per far fronte a queste situazioni abbiamo messo in campo due ore a settimana di didattica rivolta ad alunni in quarantena. Non è molto, ma è il massimo che riusciamo a fare visto che sono ore di insegnamento extra rispetto a quelle rese dai docenti».

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